Cultura italoamericana  a New Orleans

New Orleans fu la prima grande città americana ad accogliere un grande numero di emigrati italiani, ancora prima che questi partissero da un territorio che si potesse ufficialmente chiamare Italia. Le storie di quegli emigrati passano per Ellis Islande alcune sono molto tragiche.

Nel 1891, 250 italiani furono arrestati con l’accusa di aver ucciso il capo della polizia di New Orleans. 11 di loro furono processati e assolti, ma una folla di 20.000 nativi del luogo assaltò il carcere nel quale erano ancora detenuti, e li uccise brutalmente: è il più grave linciaggio della storia degli Stati Uniti. I rapporti diplomatici tra Italia e USA furono in bilico per qualche tempo, fino a quando il Governo americano non si scusò ufficialmente e ordinò un risarcimento per le famiglie delle vittime. Nel 1922, proprio quando in Italia si assisteva alla marcia su Roma, in Alabama un afroamericano accusato del grave reato di aver fatto sesso con una donna bianca fu ritenuto innocente perché il suo avvocato dimostrò che la donna aveva cambiato il suo cognome ma era in effetti di origine italiana, e dunque “non interamente bianca”. È dunque importante che a New Orleans esista chi si è incaricato di raccontare la storia degli italiani nel sud est degli Usa (che ovviamente non è solo tragica), con un centro culturale ed un museo: incontriamo Frank Maselli, presidente di entrambi.

Frank, l’American Italian Museum di New Orleans è la più importante istituzione che racconta la storia degli Italiani nel sud est degli Stati Uniti. Qual è la sua storia?

Circa 40 anni fa mio padre Joseph Maselli iniziò ad interessarsi su come preservare e celebrare la cultura italiana e quella italoamericana, sentendo di appartenere ad entrambe. Fondò la Italian-American Federation of the Southeast, che aggregava per la prima volta 30 associazioni di tutto il sud est. Mise insieme un gruppo di personalità di successo italoamericane e insieme fondarono la American Italian Renaissance Foundation Museum and Research Library. Nel 1973 fondò anche l’Italian American Digest, un giornale che ancora oggi pubblichiamo, per informare circa i valori che contraddistinguevano gli italiani emigrati nel sud est: la famiglia, il lavoro duro, l’educazione. L’American Italian Museum di New Orleans, nel centro della città, fu terminato nel 1974. Nel museo abbiamo diverse testimonianze che raccontano alcune storie di italiani che arrivarono qui a New Orleans e nel Sud est degli Stati Uniti.

Quali sono le vostre principali attività?

Siamo fra i promotori di un festival dell’italianità; abbiamo corsi di lingua italiana; organizziamo eventi, conferenze, presentazioni e concerti, viaggi in Italia; organizziamo un festival del cinema italiano; offriamo degustazioni di vini italiani; aiutiamo persone che vogliono fare ricerche genealogiche; ospitiamo ricercatori che da tutti gli Stati Uniti vengono per documentarsi circa la nostra storia. Il centro culturale contiene più di 400 testimonianze in voce circa l’emigrazione italiana, documenti che riguardano 25.000 emigrati, e la più nutrita biblioteca degli Stati Uniti per quanto riguarda i libri sull’esperienza italoamericana: più di 5.500.

Infine, abbiamo una Italian American Sports Hall of Fame dove onoriamo circa 80 atleti italoamericani che negli ultimi cento anni si sono distinti per il loro successo in diversi sport.

Ci sono molti italiani oggi a New Orleans e in Louisiana?

Circa il 90 per cento di coloro che dall’Italia vennero a New Orleans arrivavano dalla Sicilia, ben prima dell’Unità d’Italia. Infatti nel 1836 si insediò a New Orleans il primo Console mai arrivato da un territorio che poi sarebbe stato parte dell’Italia unita: era il rappresentante del regno delle due Sicilie. Il censimento del 1840 mostrò che c’erano in Louisiana più persone che si dichiaravano italiane che in tutto il resto degli Stati Uniti di allora: in quell’anno New Orleans era la città più ricca in America e la terza per popolazione. C’erano navi dirette settimanalmente da Palermo a New Orleans. Gli italiani che emigravano erano persone semplici: artigiani, alcuni scultori, soldati di fortuna, e musicisti. Nick La Rocca, emigrato dalla Sicilia, nei primi anni del secolo scorso fu il primo a registrare un disco jazz, e a portare il jazz in giro per gli Stati Uniti, da New York a Chicago: fu il mentore di Louis Armstrong. Penso che oggi ci siano almeno 300mila italiani a New Orleans, e almeno 4/500mila nello Stato della Louisiana. I sindaci di New Orleans e delle due città che insieme ad essa compongono la Greater New Orleans, Metairie e Kenner, sono tutti e tre di origine italiana. Ci sono famosi architetti, avvocati, uomini d’affari, manager, imprenditori, giudici, medici.

C’è interesse nel sud est per i prodotti italiani?

Certamente il cibo, il vino e l’abbigliamento sono i settori più apprezzati. Effettivamente, ogni cosa che abbia stile è anche qui riconosciuta come “italiana”. Stiamo ricominciando anche a vedere in giro le automobili Fiat, che negli ultimi venti anni non si sono viste molto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:25