Il Paradiso della lingua

La lingua italiana costituisce per gli italiani all’estero una fondamentale forma di conservazione e rispetto per le proprie radici. I nostri connazionali che per primi emigrarono negli Stati Uniti la parlavano a stento, perché partirono quando erano ancora i dialetti a farla da padrone in una neonata Italia. Spesso, poi, l’integrazione in America fu incentivata anche dalla spinta ad usare la lingua americana, a danno dell’uso di quella italiana. Oggi la lingua italiana è motivo di vanto e sinonimo di alto profilo per molti americani, non solo di origine italiana. Ne parliamo con Berardo Paradiso (nella foto), imprenditore di successo e presidente dell’Italian American Committee on Education (Iace).

Berardo, puoi aiutarci a capire cos’è lo Iace?

Lo Iace è un ente non profit, che sotto la guida del sottoscritto e del suo Consiglio di Amministrazione, l’egida del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ambasciata Italiana a Washington e del Consolato Generale di New York, ha la missione di promuovere lo studio dell’italiano nelle scuole americane di tre Stati (New York, New Jersey e Connecticut, ndr), operando con fondi in parte governativi e in parte privati, coinvolgendo circa 100 scuole pubbliche e private e circa 42mila studenti all’anno. Organizziamo anche corsi per adulti e bambini che non frequentano le scuole dell’obbligo: circa 1000 studenti all’anno sono coinvolti in questi corsi. La lingua italiana è in concorrenza con altre lingue offerte nelle scuole pubbliche. Gran parte degli studenti che frequentano i nostri corsi non sono italoamericani: appartengono a tutte le razze e culture, molti da quartieri non privilegiati come Harlem o il Bronx.

Perché la lingua italiana è così importante per la comunità italoamericana?

L’Italiano è importante per tutti, non necessariamente solo per gli italoamericani. Il 60 per cento degli studenti delle scuole pubbliche che scelgono l’Italiano come seconda lingua non è di origine italoamericana. La nostra non è più solamente una lingua etnica, bensì una lingua di cultura e di business, necessaria per meglio capire l’arte e la musica ma anche importante per lavorare con le imprese italiane presenti negli Usa. A mio parere una lingua è come un prodotto, bisogna renderla attraente e venderla. Tre cose occorrono per conquistare un mercato: un prodotto di qualità, un territorio ricettivo e dei buoni manager. Per il prodotto, nessuno può dubitare che lingua e la cultura italiana rappresentino un capitale unico. Quanto al territorio, siamo in America, un Paese amico che tendenzialmente ci vuole bene. Gli americani sono venuti due volte a tirarci fuori dalle guerre, dalle invasioni e dalle cattive scelte. Del resto i nostri connazionali hanno costruito una buona parte di questo Paese. Ma tutto questo ovviamente non basta. Non si può avere un prodotto bellissimo e tenerlo in casa... perché bisogna portarlo sugli scaffali! Insomma, è fondamentale la sinergia tra mondo imprenditoriale e cultura. È chiaro che le mie speranze sono riposte soprattutto nei giovani. Noi allo Iace cominciamo dai bambini, anche i più piccoli. Far capire loro cosa è l’Italia e in che modo la lingua italiana li può aiutare, farli crescere. La conoscenza delle lingue rende le persone più aperte verso le altre culture.

Come funziona il sistema dell’insegnamento della lingua italiana negli Stati Uniti?

Qui in America le lingue straniere vengono studiate soprattutto nelle scuole medie, quelle superiori e nelle università: si calcola che circa 250mila persone studino annualmente l’italiano negli Stati Uniti, siamo secondi solo allo spagnolo. I presidi delle scuole elementari hanno la facoltà di offrire una o più lingue straniere nella propria scuola, ma per farlo hanno bisogno dei fondi necessari per pagare gli insegnanti. Lo Iace con i fondi del ministero degli Affari Esteri interviene soprattutto presso le scuole elementari nelle aree a larga percentuale di italoamericani. Lo Stato italiano ha fatto molto e continua a farlo. L’ambasciatore a Washington, Claudio Bisogniero, e tutti gli uffici consolari sparsi negli Usa, in particolar modo quello di New York guidato dal console generale Natalia Quintavalle, sono molto focalizzati sulla promozione della lingua e della cultura italiana.

 

 

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:33