Il “cugino” della Terra

Il pianeta Terra avrebbe un “cugino”: Kepler 452b. A scoprirlo, a distanza di sei anni dall’inizio della sua missione, il telescopio spaziale della Nasa: Kepler. Lanciato nel 2009 infatti, era stato creato per verificare, attraverso l’osservazione della luminosità di circa 150mila stelle, la presenza di pianeti simili al nostro e in grado di ospitare vita. In caso di diminuzione periodica della luminosità delle stelle, il telescopio intuisce l’altrettanto periodico passaggio di qualcosa ad offuscarne la luce, ovvero un pianeta che gli gira intorno. Nella conferenza stampa indetta dalla Nasa giovedì scorso sono stati presentati ben dodici “esopianeti”, ovvero dodici pianeti in orbita intorno a stelle che non sono il nostro Sole.

In comune hanno le dimensioni, simili a quelle della Terra, e la distanza “abitabile” dalla loro stella, che permetterebbe l’esistenza di acqua allo stato liquido. Ma Kepler 452b, che si trova nella costellazione del Cigno, a circa 1400 anni luce da noi, ha qualcosa in più. Si trova più o meno tra la Terra e Nettuno e il suo diametro è del 60 per cento superiore a quello terreste. Inoltre il suo sole è una stella molto simile alla nostra, ma il 4 per cento più grande, il 20 per cento più luminosa e circa 1,5 miliardi anni più vecchia. Anche la sua orbita è molto simile a quella terrestre, come pure la lunghezza dell’anno: 385 giorni terresti. Inoltre la distanza che lo separa dalla sua stella è quasi uguale a quella che divide la Terra dal Sole.

Sembrerebbe superarla solo del 5 per cento, pari a circa 150 milioni di chilometri. Per poter ipotizzare la presenza di vita mancano purtroppo dati fondamentali. La distanza immensa dalla Terra non permette infatti di calcolare la massa del pianeta, e senza la massa non è possibile stabilirne la densità, elemento necessario per capire se si tratti di un pianeta roccioso come il nostro, in grado di ospitare acqua liquida e quindi vita, o se sia invece gassoso. Sempre a causa della distanza non ci è consentito sapere se abbia un’atmosfera e quale sia la sua composizione. Prossimo obiettivo della Nasa è quello di riuscire a fotografare il pianeta. Per questo, è già in atto la progettazione di WFirst, degno successore di Kepler, mentre l’Esa europea nel 2024 lancerà Plato. La speranza è di trovare vita su pianeti intorno ad altri soli. Forse, dicono dalla Nasa, “stavolta ce l’abbiamo fatta”.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:31