9th St. Italian Market,   intervista a D. Crimi

Durante gli anni dell’emigrazione di massa dall’Italia verso gli Usa, tra le peculiarità delle Little Italy in molti degli stati americani vi erano i mercati di strada. Molti trascorrevano tanto tempo in strada: gli italiani lavoravano molto duramente, iniziavano a mettere su un piccolo business vendendo cibo, socializzavano con gli altri compaesani, incontravano amici e magari insieme alla futura moglie o marito si tenevano lontani dai problemi e dalla criminalità. Gli italiani si privavano di molte cose ma non del cibo, pur vivendo una vita molto semplice, senza alcun lusso, risparmiando denaro da inviare a casa, magari per permettere alle loro famiglie di raggiungerli in America o semplicemente per sopravvivere nel loro nuovo Paese.

Col tempo la maggior parte di questi mercati è sparita, per diverse ragioni: gli italiani hanno lasciato le Little Italy per andare a vivere in posti più spaziosi, le città hanno sviluppato nuove urbanizzazioni, il commercio ha cambiato le sue regole. Ma un mercato di strada è ancora attivo e funziona molto bene, e ha celebrato quest’anno - il 16 maggio - il suo centesimo anniversario. Si tratta del più antico mercato all’aperto d’America: stiamo parlando del 9th Street Italian Market di Philadelphia. È per questo che siamo felici e orgogliosi di scambiare quattro chiacchiere con il presidente dell’associazione che gestisce il mercato, Domenick Crimi.

Domenick, prima di tutto dicci qualcosa su di te. Sei il presidente della South 9th Street Business Men’s Association, ma sei anche un vigile del fuoco. Il nostro ringraziamento per te quindi è duplice.

Sono cresciuto in questo quartiere. I miei genitori, mio fratello e le mie sorelle. Tutta la mia famiglia ha vissuto e lavorato nella zona del 9th Street Market. Quando stavo finendo il liceo un mio vicino, pompiere, mi chiese quanti anni avevo; ne avevo 17, così mi disse: “Quando compi 18 anni perché non vieni a trovarmi alla caserma e ti unisci a noi?”. Così andai e mi iscrissi al corpo dei vigli del fuoco e ora che ho 54 anni sono ancora coinvolto e mi piace molto. Oggi sono un volontario: abbiamo la stessa qualifica dei vigili del fuoco professionisti a tempo pieno, ma non operiamo dalla caserma dei pompieri. Facciamo un altro lavoro e quando ci chiamano - se siamo disponibili - ci uniamo agli altri. Ora ho cambiato casa e quindi non sono in grado di aiutare come prima; ma in ogni caso questa è la parte di me che sempre sarà un vigile del fuoco. È una cosa che mi piace molto. Ho anche avuto una carriera come fotografo professionista, circa cinque anni dopo il college. Poi, nel 2005, mia moglie mi ha convinto a cambiare mestiere... Lavoravo due giorni a settimana nella macelleria che abbiamo e lei mi ha convinto a tornare a tempo pieno. I miei genitori erano anziani e avevano bisogno che qualcuno prendesse in mano il negozio di famiglia. Mio padre era stato, dalla fine degli anni Cinquanta alla fine degli anni Ottanta, presidente dell’associazione dei negozianti che gestisce il mercato, e quando lasciò l’associazione iniziò un periodo in cui non veniva fatto molto. Era come se il mercato non avesse più alcuna promozione, non c’erano grandi attività. Così con alcuni altri negozianti ci incontrammo, riorganizzammo l’associazione e circa otto anni fa sono diventato presidente.

Il centenario 9th Street Italian Market è il più antico mercato all’aperto d’America! Ti chiediamo di descrivere brevemente ai nostri lettori questo storico luogo.

Il mercato copre circa 8/10 isolati in lunghezza e 3 in larghezza e ha una grande varietà di negozi. Molti punti vendita sono su ruote: sostano sul lato a est della strada, rivolti verso il marciapiede, mentre il traffico scorre dietro di loro. Anni fa si cambiava lato della strada ogni sei mesi, ma era troppo complicato e così si è deciso di avere i punti vendita sul lato est e i parcheggi sul lato ovest. La maggior parte di questi stand sono per la frutta e la verdura, altri vendono cibo e altri ancora vendono fiori. Ci sono un paio di caffè con uno spazio all’aperto con tavoli e sedie per bere o mangiare qualcosa. Ci sono tende da sole sui punti vendita su ruote... e questa zona è la parte più visibile del mercato: quando si arriva dal fondo della strada questo è ciò che si vede. Poi naturalmente ci sono i negozi permanenti che hanno le vetrine che si affacciano sui marciapiedi: la maggior parte di loro sono di proprietà di famiglie che se li tramandano di generazione in generazione, alcune famiglie sono qui dalla fine del 1890 o i primi del 1900. Nel 1890 Frank Palumbo aprì un punto di accoglienza per gli immigrati che venivano qui dall’Italia. Arrivavano in molti, e anche molte famiglie: avevano bisogno di cibo. Così, uno ad uno si aprirono vari negozi: in un primo momento erano solo stand di frutta e verdura, poi qualcuno ha aperto una macelleria e poi anche gli altri. A poco a poco hanno iniziato ad assumere qualcuno che li aiutasse, un immigrato dall’Italia, intorno al periodo della Prima guerra mondiale, dandogli un posto dove stare, in cui imparare un mestiere e guadagnarsi qualcosa. Così nei primi anni del 1900 molta gente, soprattutto dalla Sicilia come mio nonno (più precisamente da Messina), venne e si riunì con altri compaesani: mio nonno iniziò a lavorare in una macelleria, mentre la famiglia di mia nonna, originaria di Palermo, vendeva cibo in generale. I miei nonni si conobbero qui e qui decisero di sposarsi: è successo così per tante altre famiglie italiane, che si sono create nel 9th street market . Il proprietario del negozio dove mio nonno lavorava, un giorno gli disse: “C’è un negozio qui vicino che è in vendita, vai e compralo, e inizia una tua attività”. Anche questa è una storia che è accaduta a molti italiani di qui. I membri della famiglia spesso iniziavano a dare una mano in negozio sin da piccoli: io e mio fratello avevamo 5 anni quando iniziammo.

In America una volta c’erano molti mercati come questo, nelle Little Italy di moltissime parti degli Stati Uniti. Perché pensi che questo in particolare sia sopravvissuto mentre altri hanno dovuto chiudere? Che cosa lo ha reso così speciale?

Penso che sia sopravvissuto nel corso degli anni per due motivi. Il primo è perché molti negozi sono passati di generazione in generazione. Il secondo è a causa dei nuovi immigrati arrivati in America. Quando si lavora con le mani, a contatto con la clientela ogni giorno, si ha il desiderio che i propri figli facciano meglio di te, che abbiano più opportunità. Così in America tutti vogliono che i loro figli diventino avvocati, medici, professionisti nel mondo degli affari: li mandano a scuola e pensano: “Ok, così troverai un buon posto di lavoro”. A me è accaduto proprio questo: sono andato al college, ho iniziato la mia propria attività di fotografia, ma poi sono tornato qui. Molte persone della mia età, le cui famiglie possedevano un negozio nel mercato, hanno fatto una carriera lontano da qui, con lavori più prestigiosi e meglio retribuiti: lavorare nel mercato è difficile, non hai mai soste, lavori al freddo in inverno e con il caldo in estate, sempre in piedi per servire la tua clientela. Ma nuovi immigrati arrivarono negli Stati Uniti, e anche nel 9th Street Market. Negli anni Ottanta furono i coreani, poi dopo i messicani, e trovarono diverse opportunità. Le vecchie generazioni ancora avevano la proprietà degli stand e dei negozi, ma alcuni di loro non avevano un familiare a cui insegnare il lavoro e poi passare l’attività: così lo fecero con i nuovi immigrati, che poi aprirono il loro stand o negozio. Così, mentre un tempo il 100% dei commercianti di qui era italiano, oggi lo è solo il 50 per cento. Sia chiaro: è tutta gente che lavora duro, brave persone con le quali c’è grande armonia; con molti di loro ci consideriamo reciprocamente di famiglia, in un certo senso.

Le celebrazioni per il centenario andranno avanti tutto l’anno. Cosa state organizzando?

L’evento più grande è quello del 16 e 17 maggio, l’Italian Market Festival: chiudiamo la strada al traffico e portiamo molti venditori, musica e spettacolo e il festival copre l’intero mercato. Per fare un esempio, nel mio negozio di carne, Cappuccio’s Meats, noi prepariamo 29 tipi di salsiccia italiana fatta in casa. Per la festa selezioniamo gli 8 tipi preferiti, mettiamo una postazione fuori dal negozio e cuociamo le salsicce per strada. Molti altri negozi fanno lo stesso, praticamente trasferiscono la loro attività al di fuori del negozio, nei giorni del festival. In seguito, ogni mese organizzeremo eventi, per mantenere le celebrazioni per tutto l’anno. Nel mese di giugno avremo i camioncini che vendono cibo, che sono una tradizione americana: verrà premiato il migliore dalla Food Truck Association. Anche in questo caso chiudiamo la strada al traffico e ci saranno solo camioncini che preparano e vendono il loro cibo. Così la gente può sperimentare qualcosa di diverso. Nel mese di luglio avremo un mese di musica proveniente da diverse culture. Nel mese di agosto invece avremo i tornei di bocce e di scopa, che dureranno tutto il mese. Poi, il successivo grande evento sarà il Columbus Festival: è simile al festival che organizziamo a maggio, e si terrà sabato 10 ottobre: durerà un giorno e anche lì si potrà mangiare, bere e divertirsi in abbondanza.

Organizzate anche una parata, in quell’occasione?

La città ha una parata il giorno dopo, la domenica, ma non qui nel mercato: è grande, organizzata dai Sons of Italy, inizia a cinque isolati da qui e si snoda verso sud. Con la mia attività noi partecipiamo ad entrambi gli eventi.

Avete anche un progetto chiamato "Vision 2020". Qual è il futuro di questo luogo storico, secondo la South 9th Street Business Men’s Association?

La nostra visione per il futuro è quello di rendere davvero il mercato un luogo da visitare: vogliamo che le persone vangano a Philadelphia anche per dire: “Una delle cose che vogliamo visitare è l’Italian Market”, qualcosa di veramente unico. La nostra visione è quella di mantenere il mercato con negozi a conduzione familiare, e anche multiculturale. Philadelphia è una città multiculturale e quindi il mercato deve rimanere tale.

Nel settembre del Papa Francesco visiterà Philly. Verrà anche a visitare l’Italian Market? State preparando qualcosa di speciale?

Ci piacerebbe tanto averlo qui! Probabilmente non sarà possibile a causa dei problemi di sicurezza e perché sappiamo che ha un calendario molto serrato. Sarà a Philadelphia solo per due giorni e probabilmente celebrerà una grande messa nel centro della città. Certamente avremo molti visitatori che verranno a trovarci in quella occasione.

Tu entri in contatto con molte persone, grazie al tuo lavoro. Ti capita di avere come clienti molti italiani solo recentemente arrivati a Philadelphia?

Ne ho avuti alcuni nelle ultime settimane, ma non molti a dire il vero. Alcuni di loro sono turisti, altri si sono da poco trasferiti qui, alcuni di loro vengono nel fine settimana, come fanno i miei genitori, che nei week-end ancora lavorano con me! Mia madre ha 89 anni e mio padre in estate ne farà 90.

A quella età si tengono ancora in attività! Sai, questa non è la prima volta che mi viene detto che gli italoamericani continuano a lavorare anche a tarda età: penso che non sia un caso, ed è interessante perché qui in Italia le cose sono molto diverse. Probabilmente gli italoamericani hanno sempre lavorato molto duramente per tutta la loro vita, e non sanno come passare il loro tempo senza tenersi impegnati: sento un enorme rispetto per tutti loro...

Beh, sai, quando arrivi all’Italian Market sai che dovrai lavorare molto duramente. È molto difficile andare in pensione, perché è necessario passare il business a qualcun altro: così, a meno che non si vende e ci si ritira, c’è possibilità di dover lavorare per tutta la vita. Mia madre è nata qui, i miei nonni sono venuti qui dall’Italia e hanno iniziato l’attività. Quando mia sorella le ha chiesto: “Perché non vai in pensione, magari ti trasferisci in Florida e ti riposi, o qualcosa del genere?”, mia madre le ha risposto: “Sto bene, il mio posto è qui. Ho bisogno di lavorare. Mi tengo occupata e vedo la mia gente: i clienti, che diventano amici nel corso degli anni”. Credo che continuare a lavorare mantenga il cervello in movimento. Se si va in pensione senza fare nulla, si muore!

Sono d’accordo con te e questo è un esempio di quanto duramente gli italiani hanno lavorato tutta la vita, qui negli Stati Uniti. Concludiamo parlando di cibo. Secondo te perché il cibo è così importante per la comunità italoamericana?

Credo che il cibo sia la vita per noi, è ciò che facciamo. Quando le nostre famiglie si riuniscono lo fanno sempre attorno al cibo, in ogni casa italiana in America, specialmente la domenica: perché siamo cresciuti con grandi pranzi o cene in famiglia.

Qual è il cibo più popolare nel 9th Street Italian Market?

Beh, in questo caso parlo per me... se si pensa in termini di spesa da portare a casa e cucinare, penso che uno degli alimenti più popolari sia la carne e le salsicce, perché tutti sanno che qui trovano solo carne fresca. Se invece si parla di mangiare qui al mercato, nei ristoranti, direi che il piatto più popolare è senza dubbio la pasta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:22