E nessuno muore...

Quanti aggettivi per uno spettacolo? Triste, divertente, dissacrante, drammatico. E ancora altri cento. Eppure, nessuno (o tutti assieme?) riesce a restituire il senso della vita amara che si respira (o “traspira”?) nell’ultima fatica del regista-autore-attore, Luca De Bei, in scena fino al prossimo 24 maggio al Teatro della Cometa di Roma con lo spettacolo “Nessuno muore”.

Sfidando la povertà e l’immiserimento delle attuali produzioni teatrali di avanguardia (o di nicchia), i giovani personaggi - belli, numerosi e variopinti - di De Bei si lasciano sottoporre a coppie isolate all’impietosa radiografia del “Chi siamo noi?” e “Quale (non)senso intendiamo dare alle nostre esistenze?”. Così, otto bravissimi attori si intrecciano a due per volta sull’arcolaio della scena lavorando con assoluta maestria il tessuto - intriso di umanità - della trama di cui sono l’ordito e il filo da tessere.

Lo scenario dinamico è arricchito nella parete di fondo da grandi proiezioni colorate che trasformano l'enorme parete in un bosco incantato lussureggiante, ora fiabesco, ora fobico e psicotico. I numerosi cambi-scena scorrono su di un nastro continuo, dove le suppellettili - asciutte ed essenziali nel loro design povero e scuro - sono trasportate da due carrelli che sfilano in direzioni opposte. E gli stessi attori, per snellire al massimo i tempi dei cambi, non disdegnano un rapido e improvvisato lavoro di facchinaggio, anonimizzandosi all’interno di un gioco da ombre cinesi. Ma proprio la nostra ombra da cui nulla può separarci (nemmeno la morte!) raccoglie i cascami della proiezione psichica di quei germi interiori, abitatori perenni dei nostri recessi mentali, che rendono marcescente molta parte del presente e doloroso il tempo futuro.

Così, il tempo che passa nel corso della rappresentazione ci presenta legami di sangue (due coppie di fratelli dolcissime e disperate) inquinati dalle violenze familiari, come quella di un padre-padrone che ha abusato in passato della figlia maggiore, fuggita di casa e finita nella dipendenza, e tenta ancora di insidiare la minore procurandole lividi che non sfuggono all’attenzione del fidanzatino e della sorella. Poi, c’è l’altra coppia di fratelli, lei editor di una soap opera “politically-correct” e lui triste folletto post-adolescenziale (il fidanzatino della sorella minore della drogata-depressa) che sogna al ritmo di “Extraterrestre salvaci tu!” sentendo le “voci” che gli parlano dal mondo degli “incontri ravvicinati del terzo tipo”.

Poi, ancora un segmento di violenza in famiglia: un marito violento - agente immobiliare - al quale il giudice, chiamato a decidere sulla separazione, impone il divieto di avvicinamento al proprio figlio e all’ex moglie, una psicologa dall’esistenza incasinata che ha come paziente il fidanzatino sognatore. La sua violenza irrefrenabile lo porterà a consumare rapporti sessuali incompleti e confusi con la tossicodipendente che si vende per droga, per finire alla violenza sessuale commessa su di una sconosciuta e consumata nel sotterraneo di un garage.

Infine, il tentativo di suicidio-omicidio, quando un potenziale affittuario reagisce rabbioso ai suoi dialoghi fascistoidi contro i diversi. Su tutto, incombe il problema della bisessualità raccontato senza veli o infingimenti, del “lui” in divisa che si separa dal compagno sieropositivo per cui aveva lasciato la sua ragazza, comune amica, con la quale consumerà un imprevisto, veloce rapporto sessuale intriso di contraddizioni e di mancanza di identità, in tutti i sensi.

Infine, le condizioni del lavoro precario e marginale che, per soli seicento euro al mese, vede una giovane commessa costretta a permanere per più di un’ora -in attesa che terminino le operazioni di scarico merci - in una cella frigorifera a -21 gradi, riscontrando l’annerimento delle gambe a causa di un inizio di congelamento. E ancora: una sanità pubblica al disastro, con la giovane donna stuprata che intende abortire, ma si vede confinata nel solito corridoio di attesa vittima dell’obiezione di coscienza dei medici ginecologi in servizio, che obiettano in pubblico e si arricchiscono a dismisura nel privato praticando proprio quelle cose “proibite”!

Chi ci salverà? Nessuno. Tranne gli alieni che si porteranno con loro, in un cono di luce, il fidanzatino sognatore. Un bellissimo spettacolo, degno di ben più elevati e paludati palcoscenici!

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:17