“Il seme del dubbio”,   il legal-thriller di Sara

Assuefatti a cronache giudiziarie sensazionalistiche, trasformate in tritacarne nei quali prima di qualunque sentenza viene puntualmente sbattuto il mostro in prima pagina solleticando i palati di un pubblico da corrida, è un sollievo constatare che c’è ancora chi coltiva “Il seme del dubbio” nella professione forense, innestandolo anche in un raffinato romanzo che porta proprio tale titolo.

Questa è l’operazione tentata da Claudio Sara (nella foto), giovane avvocato e autore di un legal-thriller – edito da Ensemble – ambientato nella Avellino degli anni Cinquanta e incentrato attorno a un caso di violenza su una minorenne. La vicenda si dipana lungo un percorso di alcuni anni, durante i quali il protagonista – avvocato come l’autore – che rappresenta la vittima della violenza, sviluppa appunto il dubbio che non tutto gli sia stato raccontato dalla sua assistita o meglio dal padre della giovane ragazza: la scelta di relegare la giovanissima donna ad un ruolo marginale anche nel riferire un fatto tanto grave riguardante lei stessa, concorre a riprodurre l’arretratezza culturale sia di una società nella quale in casi analoghi aleggiava l’odioso sospetto della provocazione femminile, sia della legislazione dell’epoca che prevedeva il cosiddetto “matrimonio riparatore” o che considerava (e lo sarà fino al 1996) la violenza sessuale un reato contro la morale e non contro la persona.

La cura dell’autore nel descrivere i meccanismi giudiziari del tempo è andata ben oltre lo studio dei Codici allora vigenti, estendendosi al linguaggio adoperato nelle arringhe per le quali si è rifatto a quelle pronunciate dal proprio nonno, ben più ampollose di quelle odierne. “Non ho la presunzione di aver creato qualcosa degno di passare all’eternità; ho iniziato a scrivere il libro per me - ha spiegato Claudio Sara, schermendosi - consapevole anche che ormai in Italia ci sono praticamente più scrittori che lettori”.

Certo però che una garanzia sulla bontà del risultato ottenuto viene dall’accostamento alla narrazione “geometrica e senza voli pindarici” dei gialli di Leonardo Sciascia, avanzato da un giornalista autorevole come Arturo Diaconale – direttore del quotidiano “L’Opinione” e presidente del movimento garantista “Tribunale Dreyfus” – intervenuto alla presentazione romana del libro tenutasi davanti ad uno scelto pubblico nella atmosfera retrò e piacevolmente in tema delle Officine Beat di via degli Equi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:37