“Il colore delle toghe”

Possiamo senza alcun problema stabilire che tra le problematiche italiane, che da decenni caratterizzano il nostro Paese, quella della malagiustizia e della non-riforma delle sue strutture resti “il problema” cardine che non si vuole o non si riesce ad affrontare. Molti sono i casi di malagiustizia conosciuti, a partire dalla vicende che hanno caratterizzato la vita e le attività del noto presentatore televisivo Enzo Tortora.

Storicamente potremmo interrogarci sul valore che Tortora ha avuto sia per Pannella e per il Partito Radicale sia per il grande pubblico che ha seguito la sua vicenda. I radicali sono in prima linea nel denunciare i casi di non giustizia in questo Paese, chiedendo incessantemente una riforma della giustizia che ponga la certezza del diritto come punto focale per una sua ristrutturazione. Accanto ai grandi casi di malagiustizia conosciutissimi, vi sono i casi di cittadini non noti al grande pubblico. La storia di Giammario Frattolillo è tra queste. Frattolillo nel 1986 venne trasferito da impiegato del Comune di Alife (in provincia di Caserta) alla Comunità Montana del Matese con il ruolo di coordinare l’ufficio di presidenza dell’ente con gli altri uffici centrali e periferici dell’amministrazione.

Precedentemente al suo trasferimento, la Comunità Montana del Matese stava valutando un’offerta di una società di Piedimonte Matese per l’acquisto di una nuova sede dell’ente. Il 30 settembre del 1992, il signor Frattolillo, mentre era a pranzo con la famiglia, viene prelevato dalla sua abitazione dai carabinieri che lo invitano a seguirli in caserma per “problemi giudiziari”. Frattolillo racconta che già in quell’auto inizia un incontrollato interrogatorio, viene tempestato di domande e alle non risposte la chiusa del capitano è: “Tra poco sarai consegnato nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere e li ci rimarrai per molto tempo, stai sicuro che per consegnare il maltorto allo Stato dovrai venderti la casa paterna”. Di cosa veniva accusato Giammario Frattolillo? Di aver intascato delle tangenti per l’acquisto della sede della Comunità Montana del Matese.

A suo carico vengono addebitati indizi di colpevolezza quale impiegato della Comunità Montana, nonostante al tempo della trattativa non era un impiegato dell’ente. Frattolillo veniva accusato di aver ricevuto 140 milioni delle vecchie lire per la prestazione nell’essersi adoperato illecitamente al fine di consentire la vendita dell’immobile. Frattolillo possedeva un “libretto al portatore” per ritirare somme di denaro per esplicita richiesta del presidente della Comunità Montana, non sua. La storia prosegue e Frattolillo viene portato al carcere di Santa Maria Capua Vetere, in una cella di isolamento per ben due giorni. Intanto sui giornali locali viene descritto come un faccendiere o un grande architetto della truffa. Il pubblico ministero attraverso gli interrogatori fa intendere al Frattolillo che deve confessare, fare i nomi e che la custodia cautelare s’impone poiché potrebbe inquinare le prove.

Frattolillo invita a controllare i libretti postali e bancari ed a verificare che non vi siano arricchimenti negli anni di servizio trascorsi presso la Comunità Montana. Significative le parole che Giammario Frattolillo riporta sul suo libricino autobiografico: “Basta trascorrere una sola giornata nelle carceri italiane per constatare che gli istituti di pena sono diventati delle autentiche fogne a cielo aperto”. Frattolillo passa dal carcere agli arresti domiciliari e dopo poco i carabinieri si ripresentano. Viene condotto in caserma dove il capitano si prepara ad un nuovo interrogatorio, senza la presenza dell’avvocato. A Frattolillo viene dichiarato che ora sono a conoscenza che i soldi non sono stati intascati da lui, però sta proteggendo l’uomo che gestisce il tutto, un noto politico locale. A Frattolillo è chiaro l’obiettivo: dopo la distruzione della sua immagine, ora vogliono il crollo del potere del noto politico. Frattolillo questa volta chiede davvero giustizia, esprimendo la sua rabbia e viene a conoscenza che il capitano doveva notificargli un provvedimento del magistrato presso la sua abitazione, ma era stato lo stesso condotto in caserma per un nuovo, irregolare interrogatorio.

Dopo 24 giorni si conclude la vicenda di Giammario Frattolillo, non ci sono più pericoli di inquinamento né indagini da proseguire. Dopo poco il capitano della locale stazione dei carabinieri sarà trasferito e il protagonista di tale storia torna a vivere. Tutta la vicenda di Giammario Frattolillo è descritta nel libricino “Il colore delle toghe” edito dalle Edizioni Ikona. Pochi giorni fa ho incontrato il protagonista che mi ha consegnato alcune copie del suo libricino chiedendomi di dargli una mano a far conoscere questa storia, oramai passata ma poco conosciuta. Come rifiutarsi, proprio oggi, che qualcuno dichiara di aver risolto il problema della giustizia. Se solo si ascoltassero un po’ di più Rita Bernardini e Marco Pannella...

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:31