Socialdemocrazia, il saggio di Averardi

Perché in Italia, diversamente che in vari altri Paesi europei, soprattutto centro-settentrionali, non si è mai sviluppata una vera socialdemocrazia, capace di diventare – come in Inghilterra, Germania, Paesi scandinavi – forza trainante del governo del Paese? Perché l’Italia continua a rimanere, in sostanza, la terra delle due chiese, cattolica e comunista? A queste domande tenta di rispondere l’ultimo libro di Giuseppe Averardi, parlamentare ed a lungo membro della direzione dello storico Psdi di Saragat, già direttore della rivista di area riformista “Ragionamenti” e autore di vari saggi di storia contemporanea: “Socialdemocrazia l’altra voce dell’Europa – Un’uscita di sicurezza per l’Italia” (Roma, Data News edizioni, 2014, pp. 327, €. 20). Il saggio è scritto da Averardi con la collaborazione di altri giornalisti, già collaboratori di “Ragionamenti”: Enrico Moratti, già vicedirettore del GR-3, recentemente scomparso, Stefano Dejak, Cesare Rizzardo e Fabrizio Federici.

Il peso di eredità storiche negative, dall’Impero Romano alle tante dominazioni straniere, alla Controriforma, coi suoi barocchi catafalchi di dogmatismo, servilismo, acquiescenza allo strapotere ecclesiastico ed a ritardi nello sviluppo civile altrove impensabili. Conseguente minorità di una cultura politica autenticamente laica, fondata anche sul rispetto dell’interlocutore e dell’avversario (percepito, invece, il più delle volte come un nemico vero e proprio), egemonia di un marxismo della peggiore specie, perché fortemente imbevuto di idealismo hegeliano: ecco i principali fattori che da sempre ostacolano il formarsi di una vera socialdemocrazia italiana.

Averardi focalizza poi il patrimonio di esperienze e lezioni per il futuro accumulato, invece, dalle grandi socialdemocrazie europee: il laburismo britannico, dalla “Fabian Society” al “New Labour” di Tony Blair; la socialdemocrazia tedesca, col suo storico Congresso di Bad Godesberg del 1959. Il lungo governo della socialdemocrazia svedese (1932-1976 e poi dal 1982 al 2006), col suo irripetibile contributo alla creazione di un Welfare State che resta tuttora tra i più efficaci del mondo; l’“Austromarxismo”, da Adler e Bauer a Bruno Kreisky. Infine, le prospettive del Welfare State europeo oggi, tra crisi incalzante e difficili, quanto però doverose, prospettive di rilancio.

Il libro sarà presentato a Roma lunedì 12 maggio (ore 16) presso la sede nazionale della Uil (Via Lucullo, 6). Parteciperanno, fra gli altri, Luigi Angeletti, segretario generale della Uil; Franco Ferrarotti, “decano” dei sociologi italiani; Luciano Pellicani, docente di Sociologia politica alla Luiss, e Angelo Sabatini, presidente della Fondazione “Giacomo Matteotti”. Sarà presente l’autore.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:33