Gli impressionisti al museo Ara Pacis

È a Roma l’unica tappa europea della collezione impressionista e post-impressionista della National Gallery of Art di Washington. Il museo dell’Ara Pacis ospiterà fino al 23 febbraio questa interessante esposizione: “Gemme dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington. Da Monet a Renoir, da Van Gogh a Bonnard”, promossa da Roma Capitale e organizzata da Zétema Progetto Cultura, curata da Mary Morton, responsabile del Dipartimento di pittura francese della National Gallery con il coordinamento tecnico-scientifico per la Sovrintendenza Capitolina di Federica Pirani.

La mostra presenta 68 opere suddivise in aree tematiche: dal paesaggio al ritratto, dalla figura femminile alla natura morta, alle rappresentazioni di vita moderna. Un percorso anche storico, da Boudin, precursore dell’Impressionismo e maestro di Monet, fino all’Impressionismo del “nuovo secolo” con Bonnard e Vuillard. I capolavori sono davvero tanti, ciascuno ricco di quella densità pittorica che per alcuni aspetti solo l’Impressionismo riesce a evocare. Sicuramente ci si emoziona guardando i vari dipinti di grandi artisti come Manet, Monet, Renoir, Van Gogh, Cézanne, Degas, Gauguin, Seurat, de Tolouse-Lautrec. Ogni sezione poi offre allo spettatore la possibilità di approfondire, anche con opportune didascalie, i diversi temi, e gli stili di ciascun autore.

Il visitatore potrà percepire le emozioni e soprattutto potrà sentire l’energia dell’artista stesso, nell’uso del colore come forma espressiva profonda. In ogni dipinto questa energia è più o meno equilibrata e ovunque si avverte una attenzione alla relazione tra luce e colore. I movimenti del pennello evocano sentimenti stranianti, quasi ci si perde tra le grinze ormai antiche di quei colori. La luce e i cromatismi trasportano lo sguardo in un mondo quasi inconsueto, dove la percezione del dipinto diviene più intima, dove un po’ si sente il respiro dell’artista quando, dando le sue pennellate sulla tela, realizzava ciò che adesso è davanti a noi.

Queste sensazioni le si ritrovano spesso durante la mostra, proprio perché, nelle diverse sezioni tematiche, si possono apprezzare particolari soggetti o temi in cui si realizzano scelte cromatiche, di forme, di posizioni, persino di emozioni e ovviamente di “impressioni” diverse, tutte con un profondo senso del tempo e dell’arte stessa, che per definizione, mi si conceda, è eterna. Così nei ritratti, nelle nature morte come nei paesaggi, oltre al contenuto del dipinto, dell’immagine rappresentata, vi è quella materica, del colore a olio, della tela, della testura che realizzano quelle “impressioni” intime di ciascun pittore. Le stesse che non possono sfuggire allo sguardo, proprio mentre questo vaga inconsapevole tra frutta, volti, paesaggi ed eternità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:34