Alla Gnam le opere di Marcel Duchamp

Lo scorso 8 ottobre (fino al 9 febbraio 2014), alla Galleria nazionale di arte moderna di Roma, è stata inaugurata la mostra “Duchamp - Re-made in Italy”, un omaggio all’artista più discusso del Novecento. Esattamente cinquant’ anni dopo il suo primo viaggio in Italia e cento anni dopo il suo primo ready made “Ruota di bicicletta”, la Gnam ospita un’interessante mostra che propone alcune opere dell’artista, lascito dello storico dell'arte Arturo Schwarz. La mostra è curata da Stefano Cecchetto, Giovanna Coltelli e Marcella Cossu con l’allestimento di Alessandro Maria Liguori, mentre la sezione dedicata al rapporto tra Duchamp e alcuni artisti italiani contemporanei è a cura di Carla Subrizi. La mostra si articola in sette sale che espongono parte della vita di Marcel Duchamp nel periodo passato in Italia, negli anni Sessanta.

Si ritrovano i suoi ritratti, foto d’epoca e i primissimi lavori artistici. Anche le sue valigie e perfino gli scacchi da viaggio che Duchamp, grande scacchista, era solito portare con sé. Poi ancora, nelle altre sale, tra le tante opere, Boîte en valise, il “museo portatile” creato dall’artista composto da 70 pezzi in miniatura dentro una valigia di Louis Vuitton. A seguire poi proiezioni video, come il famoso Anémic Cinéma, sperimentazione cinematografica di grande rilievo, realizzato insieme a Man Ray. Fino ad arrivare ai famosi ready-made, replicati da Duchamp in accordo con Schwarz, nel ’64-65 e donati alla Gnam nel 1998.

Una mostra completa, dove si ritrovano diverse acqueforti tra cui quella de “Il grande vetro”, litografie, manifesti, fotografie, stampe, assemblaggi e i vari ready-made: “Ruota di bicicletta”, “Specchio”, “Portacappelli”, la divertente “Aria di Parigi”, “Perché non starnutire Rose Sélavy?” e, ovviamente, “Fountain”, l’orinatoio a firma di Richard Mutt. Quasi tutti conoscono le opere di Duchamp, o comunque sarà capitato di vederle su qualche libro. Ma l’interrogativo che in molti si fanno c’è sempre: come può un appendiabiti, uno scolabottiglie, un pezzo di legno con qualche straccio e un pezzo di plastica divenire un’opera d’arte? La domanda, quasi retorica, si perde ormai nella cultura contemporanea da anni.

A ciò hanno risposto diversi autori, critici, storici dell’arte, uno su tutti, Francesco Bonami col suo divertente libro “Lo potevo fare anch’io”. Allora perché fare ciò? Per pura arte. L’estetica duchampiana, come egli stesso sosteneva, può essere riassunta nella frase “ogni gesto, compiuto nella realtà attraverso la percezione del divenire è un’opera d'arte”. Il ready-made è il quotidiano, l’oggetto di uso comune portato ad essere “altro da sé”, pur mantenendo il proprio statuto ontologico. Così l’oggetto viene decontestualizzato e risemantizzato, assume un significato nuovo, “altro”. È l’avanguardia: la dialettica rottura-innovazione, l’audacia, la forza morale.

Prima di lui, l’opera di Picasso, Braque, Gris, con i collage che Duchamp riprende e rende spaziali. Il collage diviene tridimensionale. Cos’è la “Ruota di bicicletta” se non un collage? Per Duchamp, questa composizione “era semplicemente un passatempo”, un rileggere la realtà stando ai limiti dell’utile, dell’estetico, del gusto, del sensato. Il ready-made, “manufatto di serie”, per definizione può essere riprodotto all’infinito, una copia avrà lo stesso “valore” dell’originale, come Duchamp stesso diceva: “la replica di un ready-made trasmette lo stesso messaggio dell’originale”.

La prima vera “Ruota di bicicletta” e lo “Scolabottiglie” vennero gettati nella spazzatura da alcuni familiari dell’artista, la “Pala da neve” e “Fountain” andarono perduti ma delle repliche si ritrovano in diversi musei. L’oggetto banale, indifferente, raggiunge un forte impatto estetico grazie alla messa in scacco del concetto di gusto, forse di opera d’arte stessa, che Duchamp propose. Il ready-made assurge tuttora a questa “funzione gnoseologica” dell’arte. Nella sua essenza paradossale, ironica, detestabile e familiare, l’opera di Duchamp diverte e con geniale consapevolezza, ancora una volta, prende in giro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:28