E' one-line l'archivio di Emily Dickinson

Ad oltre un secolo dalla morte, gran parte delle opere di Emily Dickinson potranno essere consultate on-line grazie all’Emily Dickinson Archive, promosso e finanziato dall’università di Harvard e inaugurato ieri negli Usa. Si tratta di una raccolta esaustiva del lavoro della poetessa americana, fondamentale per studiosi e appassionati. Sinora, infatti, chiunque avesse voluto esaminare le migliaia di scritti della Dickinson avrebbe dovuto bussare alle porte dei vari istituti del Massachusetts che li possedevano: Harvard, il college di Amherst, la biblioteca di Boston e altri.

Tuttavia, come racconta il “New York Times”, il lavoro di raccolta delle poesie ha presentato nel tempo non pochi problemi e liti tra le parti in causa. Al lancio del progetto, due anni fa, sono riemerse, infatti, le tensioni che negli anni avevano diviso Harvard e Amherst, che possedevano le due più ampie collezioni della Dickinson, sull’eredità della poetessa. Alla sua morte (avvenuta nel 1886) la Dickinson aveva, infatti, pubblicato solo dieci poesie, lasciando, per il resto, un’eredità composta sopratutto da bozze e prove, molte delle quali scritte nei posti più impensati, quali libri cuciti a mano, volantini pubblicitari, buste, carta per uso domestico e persino l’involucro di una confezione di cioccolato.

Tutto questo materiale fu ritrovato da Lavinia Dickinson, la sorella della poetessa, che ne affidò la pubblicazione a Susan Dickinson, moglie del fratello. Siccome Susan procedeva lentamente nel suo lavoro, le carte furono prese da Mabel Loomis Todd, amante della poetessa, che contribuì a pubblicare la prima edizione delle poesie. Poco tempo dopo Todd rivendicò la proprietà di alcuni testi, scatenando una vera e propria battaglia legale contro i familiari della sua defunta compagna.

Il materiale posseduto dagli eredi del fratello della poetessa finì ad Harvard nel 1950, mentre quello di Todd andò ad Amherst nel 1956. Negli anni i due istituti si sono fronteggiati su chi avesse la collezione migliore e più ampia di Emily Dickinson, rivendicando il possesso di mobili, dagherrotipi, erbari e memorabilia della poetessa. L’ultima lite si è verificata la scorsa settimana, quando Ahmerst ha dato mandato ai suoi legali di sollecitare Harvard ad inviare le copie digitali delle sue opere di Dickinson, come prevedeva un accordo siglato dalle due scuole a luglio. Altre discussioni ci sono state dopo che Harvard ha deciso di limitare l’archivio alle sole 1.789 poesie contenute nella raccolta di Ralph Franklin “Poesie di Emily Dickinson”, pubblicata nel 1998 dalla stessa università.

Alcuni esperti, infatti, sostengono che non prendere in considerazione alcune bozze (da molti considerate vere e proprie poesie complete) e parti di lettere non incluse nel volume di Franklin, significa non tenere in considerazione l’evoluzione verso forme sperimentali della Dickinson. In ogni caso i coordinatori hanno assicurato che nel tempo l’archivio sarà arricchito da ulteriori lavori.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:28