Locatelli, giornalista e scrittore di razza

Goffredo Locatelli è nato a Sarno, in provincia di Salerno, dove il nonno Lorenzo, ufficiale dei carabinieri, si stabilì provenendo da Bergamo. Ha iniziato la sua carriera al quotidiano Paese Sera, dove venne assunto nel 1976 come praticante da Arrigo Benedetti, uno dei più grandi maestri del giornalismo italiano. In seguito ha scritto per La Domenica del Corriere, Il Mondo, Il Globo, L’Espresso, Panorama, La Repubblica, Il Mattino e, come inviato speciale, per i giornali del Gruppo Editoriale Class-Milano Finanza, diretto da Paolo Panerai.

 È stato inoltre direttore del settimanale Reporter, di Albatros e vicedirettore del quotidiano economico Il Denaro. Per il comportamento professionale tenuto in occasione del terremoto in Irpinia del 1980 è stato insignito della medaglia al valor civile. Dalle sue cronache di inviato nelle zone colpite dal sisma nacque il suo primo best seller “Irpiniagate-Ciriaco De Mita da Nusco a Palazzo Chigi” (Newton Compton, 1989).

In precedenza, una sua inchiesta su Il Mondo nel 1986 servì a svelare per la prima volta l’intreccio di malaffare del dopo terremoto. L’anno successivo su L’Espresso rivelò che 13 familiari del presidente del Consiglio De Mita erano azionisti della Banca Popolare dell’Irpinia, attraverso la quale transitavano i fondi pubblici per la ricostruzione. Denunciato, fu processato e assolto.

 Altri suoi libri sono: Mi manda papà (Longanesi, 1991), Mazzette & manette (Pironti, 1993), altro grande successo di vendite, Duce addio (Longanesi, 1994), Fini (Tea, 1996), Tengo famiglia (Longanesi, 1997), Il sangue del Vesuvio (Avagliano, 2000), che fu l’argomento di conversazione quando fu ospite del salotto culturale di mia moglie Elvira, Orazio Mazzoni (Denarolibri, 2008).

Tutti i suoi libri hanno avuto lusinghiere recensioni dalla grande stampa e dalla televisione. Di alcuni si sono interessati Der Spiegel e Le Monde. Due sue opere sono conservate nella più importante biblioteca del mondo, quella del Congresso degli Stati Uniti. Sul web ha un sito in cui si possono leggere tutti i suoi articoli, tra cui quello galeotto che ci fece conoscere nel 1978: un’amicizia che è andata crescendo in questi 35 anni che ancora dura, caparbia e inossidabile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:26