L'idolo (viennese) di Adolf Hitler

C’era una volta, prima che Hitler, Stalin, Franklin D. Roosevelt, Juan Peron, e anche Mussolini e Lenin facessero il loro ingresso nella storia, un uomo chiamato dottor Karl Lueger (1844-1910); beniamino dell’uomo della strada, araldo della giustizia sociale, ricoprì la carica di borgomastro di Vienna dal 1897 al 1910. Ma fu molto di più: una figura-simbolo, il prototipo del politico populista del Ventesimo secolo che combatteva per il “popolino” e sapeva proporre un’efficace propaganda, ingraziarsi i nazionalisti e promuovere il “pubblico benessere”. Prima che giungessi a Vienna, nel settembre del 2011 - per una conferenza sull’identità europea - non sapevo nulla di questo personaggio ricco di sfaccettature. Difatti, il mio incontro con il famoso borgomastro avvenne per puro caso.

Nonostante il programma della conferenza fosse impegnativo, decisi di approfittare del mio soggiorno viennese per andare alla ricerca del famoso Caffè Kunstler, il locale in cui Ludwig von Mises (1881-1973), uno dei pochi difensori della libertà economica nei primi anni del Novecento, era solito incontrare gli amici e i colleghi per discutere di economia e politica, dando vita, un caffè dopo l’altro, a quella che si sarebbe chiamata Scuola Austriaca di economia. Come i viaggiatori che si rispettino e gli amanti della bevanda ben sanno, Vienna è famosa per i suoi caffè. Infatti, pare che proprio tramite Vienna la tradizione ottomana di bere caffè in locali appositi abbia raggiunto l’Europa nel XVII secolo, per poi diffondersi in tutto il continente.

In particolare, quello che colpisce piacevolmente di questi locali viennesi -le arterie della vita culturale e politica della città in età moderna- è l’abbondanza di giornali disponibili gratuitamente in svariate lingue europee. Mi chiedo se anche questa longeva tradizione derivi dagli ottomani. Mi venne riferito che avrei potuto trovare il caffè che cercavo da qualche parte nei pressi della piazza "Dr. Karl Lueger". Sceso dalla metropolitana, girovagai per un’ora da una parte all’altra della piazza in cerca del locale, senza prestare attenzione al monumento che domina l’area: una impressionante statua che raffigura il dottor Lueger circondato da proletari e negozianti austriaci.

Nell’impossibilità di individuare il caffè Kunstler, che probabilmente aveva chiuso, finii in un altro vecchio locale chiamato Prückel. Seminascosto, all’ombra della statua in onore del grande borgomastro, è situato nell’angolo tra la piazza e la "Ringstrasse", lo storico "boulevard" viennese. Risultò che il locale - nascosto all’ombra della statua dedicata al grande sindaco - era riportato sotto un altro indirizzo, nella mia guida. Tributai il mio omaggio a Mises e alla sua cerchia sostando al caffè per un po’; sorseggiando una carissima tazzina di caffè, immaginavo come potessero lui e i suoi colleghi riunirsi in un luogo simile per parlare di libertà individuale e libera impresa, rari lussi all’inizio del Novecento -l’era del crescente collettivismo militante e del "big state".

Dato che stava per calare la sera, presto mi trovai fuori dal locale, dinanzi alla statua del dottor Lueger. Un giovane turista giapponese saltellava qui e là attorno al monumento, scattando fotografie del borgomastro da differenti angolazioni. Infine, scattò una foto della sua sorridente ragazza davanti alla statua. Dopo aver assistito per un momento alla scena, chiesi con il mio marcato accento slavo: «Lei sa chi è quest’uomo?». Il giovane visitatore si girò verso di me, gettò uno sguardo alla statua, scosse la testa e rispose: «Io non lo conosco». Incuriosito, incalzai: «Perché, allora, sta facendo tante fotografie?». Il giovane tornò a guardare la statua del dottor Lueger e con piena convinzione rispose: «Perché quest’uomo sembra straordinario». Aveva ragione.

Il monumento, completato dall’artista Josef Mullner nel 1926, appare veramente impressionante. Lueger è rappresentato in piedi al vertice della struttura, le mani sulle pieghe del vestito come fosse pronto all’azione. L’austero borgomastro guarda fieramente ad un futuro radioso, e la sua intera figura si profila sopra due non meno magnifiche figure di lavoratori, una che impugna un badile, l’altra un martello. I petti nudi dei lavoratori sono estremamente muscolosi. In fondo, figure più minute di operai e agricoltori -che mostrano gli stessi busti massicci- sono raffigurati nell’atto di lavorare. Sul retro del monumento, c’è dell’altro: un gruppo di cittadini viennesi - lavoratori e negozianti - dà il suo caloroso benvenuto all’amato borgomastro. L’uomo in primo piano si piega lievemente e stringe la mano del sindaco, come a ringraziarlo della sua bontà. Studiando la statua, mi accorsi che c’era qualcosa di paurosamente familiare nell’intero complesso scultoreo.

Avevo già visto, in gioventù, in altre città e borghi molto più ad est, le stesse figure muscolose di lavoratori scolpite nella roccia e nel marmo, che circondavano un’altra figura paterna, un personaggio che nel 1917 tentò un grandioso esperimento d’ingegneria sociale collettivista cercando di dare potere ai poveri e danneggiare i ricchi per il bene comune; costui era noto con lo pseudonimo “Lenin” ed amava frequentare Vienna attorno al 1910, così come Lev Trockij, un altro marxista rivoluzionario, braccio destro di Lenin che mise in atto nel 1917 la ben nota rivoluzione bolscevica. In quegli stessi anni, da qualche parte, nei bassifondi di Vienna, un giovane vorace lettore figlio di uno Schicklgruber tentava di guadagnarsi il pane vendendo le cartoline che dipingeva. Un uomo frustrato che non era riuscito a farsi ammettere alla locale scuola d’arte, e che era solito incolpare gli altri delle sue deficienze.

Questi naturalmente applaudiva il dottor Lueger, che amava puntualizzare che i veri nemici dei viennesi erano i ricchi e gli immigrati. Con passione e «ammirazione per quest’uomo inusuale», il giovane faceva proprie le perle di saggezza del borgomastro di Vienna e osservava affascinato come questi riusciva a sfruttare a suo vantaggio i sentimenti del popolo. Questo giovane, Adolf Hitler, avrebbe più tardi infarcito l’infame dottrina del nazionalsocialismo - un fugace tentativo di garantire vita e prosperità ad una nazione ed a un gruppo etnico a scapito di tutti gli altri - degli accorgimenti tattici e strategici ispiratigli dal dottor Lueger.

(*) L'articolo Andrei Znamenski (Professore di Storia all'Università di Memphis) è tratto dal sito del Ludwig von Mises Italia (www.vonmises.it). Traduzione di Paolo Amighetti

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:31