Miracolo a Milano. Ma di notte

Il cinema che infrange le tenebre della notte milanese. Vecchi film che allietano i nottambuli di una città (ancora) alla ricerca di se stessa. Di una Milano sospesa fra le incertezze e i passi falsi e la grande occasione dell'Expo divenuta scelta nazionale (e internazionale) da cogliere al volo. Subito. Chissà. Forse per il gran caldo, forse per gli scivoloni sul caso Dolce&Gabbana, forse per contrastare l'improvviso risveglio dal grande sonno di un'opposizione inesistente, o forse per caso, ecco che ritorna la Milano by night. Ma del tutto speciale: niente serate stremate fra barattoli di birra e bottiglie abbandonate sotto le colonne romane di San Lorenzo o lungo i navigli apparentemente rinfrescanti, ma notti magiche, illuminate e frequentate da immagini antiche, quelle che sollanto il cinema - e soltanto il cinema in bianco e nero - può creare. Tipo cineforum d'antan all'aperto, con pellicole cult.

L'idea del cinema di notte a Milano è di un misterioso Fitzcarraldo (personaggio a sua volta di un film strepitoso di Herzog) cinefilo ad oltranza che con un gruppo di willings cinematografari ha deciso di regalare il giovedì notte del cinema ai milanesi (tanti) rimasti a sudare nel buio afoso ambrosiano. La trovata consiste nel proiettare a cominciare dalle 23.30, in in luogo improvviso, un film di culto restituendo al cinema vero la sua funzione di energia visiva aggregante, e alla città di notte una sua dimensione al tempo stesso umana e fiabesca. Il bello è che la fiaba dell'esordio non poteva non essere quel fantastico "Miracolo a Milano" di De Sica e Zavattini. Di quest'ultimo, soprattutto, che impose allo stesso regista un racconto di una "città dei poveri" (che piacerà sicuramente a Papa Francesco) dove, finalmemte, buongiorno significa buongiorno e la magia del cinema li porterà in volo sopra la città, in netto anticipo sullo Spielberg di "ET". È anche la riscoperta di quell'eccelso creativo di Cesare Zavattini, questa iniziativa, cui è stata dedicata a Milano un'interessante mostra, segno della sua poliedrica vitalità. Alla quale soccore, ulteriormente, un prezioso libro, una sorta di vademecum, di viaggio nella memoria, di viaggio dall'interno del mondo zavattiniano, offertoci da Lorenzo Pellizzari. E chi riuscirà a vedere o rivedere in queste notti tribolate "Miracolo a Milano" potrà consolarsi di un certo vuoto culturale che lo circonda, dello stagno creativo intorno, recuperando quella vitalità, almeno intellettuale, che soltanto i veri classici sanno esaltare. 

Come,per l'appunto, "Il mio Zavattini" di Lorenzo Pellizzari, critico e storico del cinema fra i maggiori del nostro tempo di cui si ricordano brillanti biografie dedicate ad Alida Valli, Ugo Tognazzi, Carlo Rambaldi e un un insuperato "Cineromanzo". ll libro, assolutamente da non perdere e da leggere davanti alle immagini di "Miracolo a Milano", non è solo un omaggio puntualissimo e affettuoso ma un recupero magistrale, nella memora e nell'attualità, perché raccoglie quanto l'autore ha scritto e pensato su Zavattini, da quando era ragazzo (1961, do you remember?) a oggi, insieme ad una fondamentale intervista che certifica, al di là di ogni ragionevole dubbio, un lungo rapporto intellettuale e personale e l'impegno appassionato e civile del critico di fronte alla seducente e scoppiettante scrittura dell'autore, insieme a De Sica, di capolavori del nostro cinema. Il libro ci aiuta a godere il film che per la prima volta nella storia della città mostrava gli angeli poveri in volo sopra il Duomo: Miracolo a Milano. Almeno col cinema.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:34