Chiara Gamberale, l’amore è “satisfaction”

Chiara Gamberale è stata un’enfant prodige, sicuramente facilitata dal cognome famoso. Il suo primo libro, scritto a 21 anni, pubblicato da Marsilio, “La vita sottile”, non poteva non farsi notare anche dai magistrati. Trattava, fra l’altro, dei 20 giorni di carcere e 106 di arresti domiciliari subiti nel ‘93 dal padre Vito, AD Sip e Tim, quando Chiara era 16nne. 3 anni dopo, assolto, l’ing. Vito ebbe uno dei più alti risarcimenti mai pagati dallo Stato, £290 milioni. Poco, se si pensa alla sua pensione Inps, la quinta in assoluto tra le più alte, €44mila mensili. Oggi gli enfant prodige sono un fenomeno istituzionale.

Lunghissimo l’elenco, in Italia e fuori: Paolini, an. ‘83, a 15 anni, scrisse Eragon, oltre 25 milioni di copie vendute; Audley, an. ’82, Aquasilva, la 14enne Webb, “Il mago dei sogni” , i gemelli Guptara, an. ‘88, I regni di Calaspia”, la 13enne Bujor, an. ’88, “Le tre pietre”, Banner, an. ’89, “Gli occhi di un re”, Kluver, an. ’92, “Legacy”, la Troisi, an. ’80, “Nihal della terra del vento”, la Rizzo, an. ’81, “Ethlinn, La dea nascosta”; Centi, an. ’85, “Il silenzio di Lenth”, Temporin, an. ’88, “Il tango delle cattedrali”, Siccardi e la Montanaro, an. ’88, “La profezia di Arsalon”, Mazzuca, an. ’89, “L’ultimo pirata”, la Strazzulla, an. ’90, “Gli eroi del crepuscolo”; la Fiorentino, an. ’90, “Sitael” , Mazzantini, an. ’90, “Garmir”, Ghirardi, an. ’91, “Bryan di Boscoquieto”, De Martino, an. ’93, “L’erede, la spada del re”, la Rosso, an. ’93, “Il libro del destino”, la Dionisio (’92), Belfiore (’86), la Marat (’92), la Manzini (’85), Ruccella (’91). "Ore perse - vivere a 16 anni" scritto da Caterina Saviane, figlia del giornalista de L’Espresso e fondatore de Il Male, Sergio, uscì proprio quando nasceva la giovane Gamberale. Allora scrivere da giovanissimi era cosa rara, possibile solo ai figli dei Vip.

Caterina però non scrisse altro e la sua esistenza finì, con buona pace per chi l’aveva invidiata, da 30enne suicida. L’epilogo tragico l’ha rivalutata nell’area antagonista, che considera oggi l’opera un cult, malgrado la Saviane condannasse lotte ormai lontane, senza futuro, destinate a spegnersi. La giovane scrittrice romana di Garbatella, Chiara Gamberale è di tutt’altra generazione. Procede con la pratica solidità di chi ha la testa su collo e scrive solo di quello che conosce. Caterina scriveva: “Perché tutti, in fondo, abbiamo paura di due sole cose: il fascismo e l’amore” La Gamberale nelle sue 8 opere in 14 anni (Una vita sottile’99; Color lucciola’01; Arrivano i pagliacci ’02; La zona cieca ’08; Una passione sinistra ‘09, Le luci nelle case degli altri’10, L’amore quando c’era’12, Quattro etti d'amore, grazie ‘13) ha praticamente scritto sempre e soprattutto d’amore, poi di se stessa, infine di donne. Mai temuta la politica, involuzione autoritaria o meno, che resta uno sfondo ben coperto dalle zoomate sui protagonisti. Il fatto di avere un cognome importante non la impressiona. Che a leggere le sue opere nel documentario a lei dedicato, sia il figlio di Gawroski o a presiedere la presentazione di L’amore quando c’era a Milano sia il figlio di Pillitteri non la scandalizza.

Anche questo, nella Gamberale, tratteggia bene l’epoca che viviamo e la mentalità di una generazione giovanile, che malgrado gli allarmismi, né si nota, né si fa notare. Certo, il cognome non basta per avere un pubblico consolidato; serve bravura e considerazione di sé. Chiara ne ha molta ed è sempre protagonista dei suoi libri. Il punto centrale del primo libro, sullo sfondo di una Mani Pulite all’ennesima potenza, è l’anoressia della 16enne Chiara-Gaia, che si ucciderebbe pur di non ingrassare, che vorrebbe una vita che si possa stringere in un pugno come poteva dire Sandokan della sua Perla di Labuan. "Quattro etti d'amore, grazie" torna al rapporto tra alimentazione, forma, corpo e consumi. In un supermercato due donne sposate si interfacciano a distanza tramite i rispettivi carrelli. L’attrice star Tea invidia la stabile tranquillità donata dal posto in banca, dal marito devoto, dai due figli, di Erica, che a sua volta invidia la star dal corpo fantastico. La Tea, attrice protagonista del cult serial tv "Testa o Cuore" ricorda l’autrice che è anche autrice e conduttrice radiotv ed ha visto “La vita sottile” e “Passione sinistra” elevati rispettivamente nel 2001 a miniserie tv nelle"Generazioni" del regista Albano con interpreti Bonucci e la Valentini; e nel 2013 a film di Ponti con la Lodovini e Preziosi.

La zona cieca per King era quell’area del cervello che sfuggiva alla razionalità, facendo entrare nel fantasy ad occhi aperti; in Chiara costituisce i difetti soprattutto estetici che ciascuno ha e che non vede; come l’insalata tra i denti, che le altre, si guardano bene dal riferire all’interessato\a, con grande spirito di invidia e cattiveria. In L'amore quando c'era, una insegnante media single riavvia per caso i rapporti con l’amato di anni prima, finendo per chiedere a sé ed ai suoi studenti perché mai l’abbia lasciato. In "Arrivano i pagliacci", Allegra, prima di traslocare, scrive ai futuri inquilini per rinvangare i ricordi di una casa dove il padre ex movimentista rivoluzionario ha tradito la madre fotomodella e dove lei ha vissuto con il fratello down. Non dubitiamo che all’epoca Chiara abbia traslocato. Anche ne "Le luci nelle case degli altri" un palazzone è protagonista, stavolta collettivo. La bimba di 6 anni; Mandorla, viene lasciata ai condomini dalla madre portiera Maria, che in una lettera scritta prima di morire confida di averla avuta da uno dei condomini. Lo sciancato amico della single borghese, il marito succube di un’avvocatessa virago, i due gay vogliosi di matrimonio ed il capofamiglia meridionale all’antica non potrebbero rifiutare il test del Dna se non lo permettessero le rispettive mogli ed amiche. Sono le donne a non volere la verità, capace solo di distruggere un così bel equilibrio.

In "Passione sinistra", Nina è attratta dal ricco e maschilista Giulio, dimenticando il fidanzato Bernardo, intellettuale alla Feltrinelli, ossessionato dal successo editoriale. Berlusconi ha appena vinto le elezioni e Bernardo si fa consolare da Simonetta, fidanzata di Giulio. La Storia si inchina all’attrazione fisica, capace di piegare anche il disprezzo reciproco. In questo quiproquo alla Feydeau, chi è a destra compra le ville, chi è a sinistra le vende. Nessuno se la passa troppo male. I vessilli politici perdono senso, staccati dai problemi della vita di chi non è straricco. Chiara ha fatto il Dams come la Gabbanelli; non è detto che un domani non venga anche lei candidata al Quirinale. Per ora a suo onore, va detto che non ha seguito la moda imperante di stalking e feminicidio, pur scrivendo da donna soprattutto di donne e di amore. Nel suo mondo gli uomini hanno un posto di tutto rispetto da mute esemplificazioni topiche. Che siano giganti, come il padre arrestato o fedifrago ed il romanziere muto; che siano oggetti di desiderio e di rimpianto, sono sempre appendici delle donne protagoniste, le uniche a parlare. Cosa abbiano da dire non è chiaro. Perché, in qualcosa che va ben oltre il qualunquismo, parlano soprattutto a se stesse, ai loro desideri tanto più grandi quanto ingiustificati. Tutt’intorno, valori, eventi, trend, obiettivi, vision, missioni, progetti, sofferenze, percorsi stanno lì, come elementi meteorologici, che sarebbe vano studiare cambiare, modificare o eliminare. Nina, Allegra, Gaia, Mandorla, Tea, Amanda Chiara, come Alice nel paese delle meraviglie cerca di dribblarli per il migliore risultato. Senza prendersela quando non vi riesce. L’amore è pura satisfaction.

Aggiornato il 12 maggio 2023 alle ore 15:23