L'Italietta di Marco Bellocchio

In realtà l’applauditissimo film di Marco Bellocchio (cast italiano che in questo momento rappresenta il meglio in circolazione: Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Pier Giorgio Bellocchio, Maya Sansa, Brenno Placido, Fabrizio Falco, Gian Marco Tognazzi, Roberto Herlitzka, Gigio Morrispirato, con in più il ruolo a parte impersonato da Isabelle Huppert) dedicato al caso di Luana Englaro, La bella addormentata, presentato il 5 settembre al Lido e in corsa per il Leone d’oro, non è un film su una controversa vicenda che ha diviso gli italiani tra pro e contro l’eutanasia ma è una pellicola che dipinge le piccinerie, le speranze e l’inadeguatezza di questa Italietta da seconda repubblica, nata tra moralismi e speranze di cambiamento dopo la tempesta di mani pulite.

Un’Italietta dove la parte degli imbecilli e dei parassiti tout court la recitano i politici, senza particolari distinzioni cromatiche anche se l’impostazione di Bellocchio è evidente, e senza strizzare l’occhio all’antipolitica. E infatti le scene migliori del film sono quelle che fanno ridere di cachinni sarcastici, come la seduta del Senato presieduta da Schifani del 9 febbraio 2009 e vista da alcuni onorevoli nella sauna insieme al loro psichiatra pagato dall’amministrazione statale. Uno psichiatra che consiglia il senatore impersonato da Servillo di prendersi una pillola anti depressiva piuttosto che andare in aula fare il bel discorso del voto di coscienza, contro il disegno di legge sulla idratazione forzata, e contro il gruppo politico di appartenenza, cioè il Pdl, per poi dimettersi. Con un cinico capogruppo che consiglia di aspettare che «tanto quella muore», prima di fare mosse avventate che potrebbero «non garantire la rielezione» del reietto. Con battute sulla pensione non maturata e altre cose del genere. Forse un tributo al sentire delle gente quella con tre “g”, ma fatto nella Bellocchio maniera, tra cori di chiesa e solennità varie.

La storia di per sé ha un intreccio labile: tutto si svolge, in vari luoghi d’Italia, in sei giorni, gli ultimi di Eluana Englaro, la  cui vicenda resta sullo sfondo. Personaggi di fantasia dalle diverse fedi e ideologie le cui storie si collegano emotivamente a quella vicenda, in una riflessione esistenziale sul  perché della vita e della speranza malgrado tutto. 

Nella fattispecie si incrocia la vicenda del senatore Uliano Beffardi (Toni Servillo) in conflitto con la propria coscienza e con il partito di appartenenza (Forza Italia) intento a votare un decreto d’emergenza che impedirebbe al padre di Eluana di staccare le macchine che da 17 anni tengono artificialmente in vita la figlia.

Beffardi è stato sconvolto personalmente da una vicenda simile a quella di Beppe Englaro. Dall’altra parte c’è sua figlia Maria (Alba Rohrwacher) che manifesta insieme al movimento per la vita davanti alla clinica di Eluana, dove incontra Roberto (Michele Riondino), impegnato a favore dell’eutanasia, e se ne innamora. Come una “santa” invece si comporta l’attrice di successo interpretata da Isabelle Huppert che abbandona la carriera dopo che la figlia finisce in stato vegetativo. Le sue giornate sono scandite dal rito della preghiera in attesa di un miracolo.

Pier Giorgio Bellocchio interpreta un medico intento a salvare la vita a una tossicodipendente (Maya Sansa) che invece vuole a tutti i costi farla finita. Il film, che ha già fatto discutere prima di approdare al Lido, si svela raccontando le sfaccettature dell’amore. La situazione che fa più pensare tra tutte queste è proprio  quella in cui una grande attrice di teatro, impersonata dalla Huppert, che cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile, sacrifica senza pietà sia il rapporto con il figlio e il marito sia il proprio lavoro.

Meno convincente invece la storia della disperata Rossa, la tossica che vuole morire, che incontra  un giovane medico di nome Pallido che si oppone con tutte le forze al suo suicidio. 

Anche il finale in cui, contro ogni aspettativa, alla fine del film, vince la vita, quella della tossica che non trova la forza di suicidarsi quando vede il suo medico addormentato dopo la veglia in ospedale per dissuaderla dal ripetere il gesto insano, sembra fatto per spremere qualche lacrimuccia alla giuria.

Una cosa bella di questo film invece, forse la più bella, è la constatazione che Bellocchio prende in giro gli opposti fanatismi, pro e contro l’alimentazione forzata di Eluana, specie nelle derive mediatiche assunte negli ultimi giorni. Però che il registra militi nel fronte “pro choice” è evidente, solo che ovviamente c’è maniera e maniera di fare pesare le proprie convinzioni in una pellicola. E lui sicuramente ha scelto una delle più adeguate.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:11