Un sistema è stabile solo se si muove

Il mondo interno dell’individuo, che può contenere fermenti e transiti anche di segno opposto tra di loro, è tanto più ricco quanto più, dalle diversità, riesce a trovare possibilità di arricchimento. Ecco perché, rivolgersi alla scienza e alla fisica, che descrive le leggi del fluire naturale delle cose, può servire a trovare degli spunti di riflessione per comprendere meglio la realtà politica che viviamo e può delinearci anche una prospettiva per il futuro indicandoci una possibile strada da prendere. 

A tal proposito, ho letto ed apprezzato molto, sul quotidiano L’Opinione, un articolo di Pier Paolo Segneri del 29 luglio scorso, intitolato «La particella di Higgs esiste anche in politica». Il tema affrontato da Segneri, tra l’altro coordinatore del gruppo di “Amici dell’Opinione”, è interessante perché mette in luce come l’evidenza dell’incessante movimento che compie ogni particella sub-microscopica della fisica, può essere proprio il punto di partenza per un argomentato raffronto con il mondo sociale e politico. 

La scoperta del bosone di Higgs trova, in tal modo, un’analogia con la forma stessa della politica. 

Infatti, al centro della metafora tra scienza e politica, elaborata da Segneri, troviamo il concetto di “movimento”. È questo il punto. A pensarci bene, in effetti, l’essere umano sostanzia la sua natura, e si fa individuo, quando diventa attore di svariati transiti di idee, desideri, istinti, passioni. Il mondo interno dell’individuo ama le contraddizioni, non perché queste possano diventare la scusa per fargli rimandare le scelte e proteggerlo dall’impegno della responsabilizzazione, in altre parole per continuare a farlo abitare nell’indefinitezza e nell’indifferenziazione. Le ama, invece, perché quando le ospita, avverte il contatto con più forze energetiche interne che lo vivificano, lo completano, gli offrono l’essenza di più mondi e di più modi di essere. 

In questo modo, l’individuo sente di arricchirsi e può aprirsi alla crescita, che consiste proprio nel far dialogare le proprie voci interne. A conferma di ciò, valga l’esempio di quelle persone che, per proteggersi dal dialogo, dalla trasformazione e dal cambiamento che vivono come fonte di incertezza pericolosa e destabilizzante, fanno della rigidità il loro habitus costitutivo o, ancor peggio, si incamminano verso derive di burlesca tragicità, aderendo a modelli di fanatismo e di integralismo. 

Se l’atomo, allora, è di per sé costituito da particelle in perenne movimento, se l’individuo trae la sua ricchezza nell’ospitare più moti dell’animo, non ci può nemmeno riuscire difficile comprendere che un sistema sociale è tale solo se animato, al suo interno, da moti e forze attrattive dinamiche.

Animato, cioè, da un dialogo interno che ne catturi avidamente tutte le sue componenti, distinte e, dunque, ben diverse fra di loro, consapevole che più l’orchestra sociale è ampia e variegata nei suoi strumenti e nei suoi strumentisti, più è apprezzabilmente efficace. Insomma, un sistema è tanto più stabile quanto più si muove, quanto più le sue componenti interne riconoscono un fine aggregativo e si muovono  per assecondare la spinta propulsiva insita in loro, tesa alla costruzione di saperi e di passioni. 

Ecco perché, vincendo sia la rassegnazione che l’illusione, si rivela di forte attualità creare le condizioni che consentano alla politica di poter recuperare la sua anima, ammalata più che smarrita, cioè infettata da quel virus partitocratico che i Radicali e Marco Pannella hanno definito come la “Peste italiana”. 

Ad avviare questo compito possono essere proprio nuclei di persone libere e pensanti, disposte ad aggregarsi, anche dandosi forma di movimenti spontanei, semplicemente perché l’aggregazione sociale è l’esatta traduzione di quel fenomeno che la fisica ci mostra come essenziale e costitutivo della materia vivente. Per questo motivo, il “metodo liberale” include pure la auspicabile possibilità che una persona possa allontanarsi dall’ortodossia convenzionale e non venir vissuta come eretica o dissidente, ma come un’entità che si sta dando la possibilità di esprimersi, di esplorare meglio il conoscibile, anche per  convogliare tutto ciò nel gruppo da cui si è mossa e, così, ridisegnare rapporti e direzioni nuove. Tutto questo accade e vale, ancora una volta, per le particelle e per gli organismi viventi, che si muovono all’interno di un campo attrattivo - vibratorio, oscillatorio, gravitazionale - nel quale non si adagiano sospesi, ma che sono essi stessi a determinare. E allora, da tali acquisizioni, discende che la Politica non può che permettere alle particelle, che si agitano al suo interno, di potersi esprimere secondo nient’altro che le leggi naturali. 

Anche perché, come osserva il Segneri, reprimere le tante idee «in movimento, che rimbalzano ovunque, interagiscono, si incontrano, si scontrano» rappresenta un’istanza antifisiologica.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:32