A spasso per Istanbul con Pamuk

Esiste un legame profondo tra alcune città ed i grandi scrittori. Londra e l’opera letteraria di Dickens, Dostoevskij e San Pietroburgo, Balzac e Parigi, Kafka e Praga. Leggendo il libro di Orhan Pamuk, intitolato Istanbul ed edito dalla Einaudi, si ha la netta percezione che questo grande scrittore del nostro tempo abbia considerato Istanbul, la città in cui è nato e si è formato, come un luogo dell’anima ed uno specchio, in cui si è identificato con le sue giovanili inquietudini spirituali ed intellettuali. Nella prima parte del libro vi è una precisa descrizione della sua famiglia, che viveva nella parte occidentale di questa meravigliosa città e appartieneva alla ricca borghesia turca.

Orhan vive la sua vita nel periodo della adolescenza nella grande casa di famiglia, accanto alle zie ed alla nonna. Sovente, a causa delle incomprensioni tra i suoi genitori, provocati dalle molte avventure sentimentali di suo padre, la madre spariva lasciandolo da solo, costringendolo a rifugiarsi nella casa della zia materna. Presto Orhan, in seguito alle prime importanti letture dei grandi scrittori, sviluppa una grande curiosità intellettuale verso la storia della sua città. Per conoscerne la storia e volendo recuperare la memoria dei luoghi segreti e nascosti di Istanbul, mosso dalla sua passione per il disegno e la pittura che precedono quella per la scrittura letteraria, studia in modo minuzioso e meticoloso i grandi disegni realizzati sulla città dal grande pittore Melling.

Osservando alcuni di questi disegni, che ritraggono i luoghi, le vie, le piazze ed i monumenti di Istanbul, Pamuk rimane folgorato e colpito dal modo in cui il pittore ha raffigurato l’harem del sultano, gremito da una considerevole presenza di donne vestite sontuosamente. Grazie allo studio di questi disegni di Melling, che suscitano grande impressione accendendo la fantasia del giovane scrittore, Pamuk si appropria della memoria storica della sua città. Infatti, essendo nato agli inizi degli anni Cinquanta, in un’epoca segnata dal declino e dalla decadenza economica e politica di Istanbul, provocati dalla fine dell’impero Ottomano avvenuta dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, Pamuk con la sua sensibilità di scrittore percepisce che l’atmosfera della Istanbul moderna è intrisa e dominata da un sentimento di tristezza e malinconia. Grazie alla sue letture ed ai suoi studi risale alla origini della storia della città.

Nel mondo Bizantino era conosciuta come Costantinopoli, ed era famosa per i monumenti, l’ippodromo, le chiese, le colonne di porfido ed i mosaici con cui Costantino l’aveva, in epoca cristiana, adornata ed abbellita. Nel 1453 Costantinopoli venne conquistata dagli Ottomani, ed in seguito ad un violento saccheggio, annientata e distrutta. Della antica civiltà multiculturale che caratterizzava la vita politica di Costantinopoli, crogiolo di diverse popolazioni, nella moderna Istanbul rimangono molte tracce visibili e significative, come la comunità greca ortodossa e quella armena. Tuttavia Pamuk per capire e conoscere a fondo e meglio la storia della sua città e del suo paese, sospeso tra l’Occidente e l’Oriente, volge la sua attenzione verso le grandi figure della letteratura turca, come quelle di Yahya Kemal, Hamadi Tanpinar, Erken Kocu.

Leggendone i testi letterari, Pamuk si accorge che si tratta di intellettuali che hanno subito una forte influenza dalla cultura occidentale, come il poeta Kemal, il quale ha vissuto a lungo a Parigi e, nel tentativo di pervenire alla espressione della poesia pura, ha seguito le orme di due grandi poeti come Stephane Mallarmè e Paul Valeri, eleggendoli a modelli ideali a cui ispirarsi. Lo stesso Ekren Kocu ha tentato, senza riuscire a portarla a termine, di scrivere una grande enciclopedia sui luoghi e le vicende storiche di Istanbul. Questo fatto si spiega, secondo la interpretazione di Pamuk, con la circostanza che si tratta di intellettuali che sono rimasti avviluppati in un ginepraio di contraddizioni dovuti al difficile rapporto tra la cultura occidentale e quella orientale, contrasto che riflette lo sviluppo della storia culturale e politica di Istanbul. Per queste ragioni Pamuk decide, onde avere una immagine chiara e netta della storia culturale di Istanbul, di leggere gli scritti dei grandi autori occidentali, che durante l’Ottocento hanno visitato l’oriente ed anche Istanbul.

In particolare, oltre a rimanere colpito dalla riflessioni consegnate dai grandi scrittori ai loro resoconti di viaggio, come quelle di Nerval e Flaubert, Gide e De Amicis, il libro di Guatier intitolato Costantinopoli gli pare quello che meglio ha colto l’anima e l’essenza della civiltà di Istanbul. Infatti nel libro di Gautier vi è la descrizione della luce che trasfigura i minareti delle moschee, come quella celeberrima di Santa Sofia, ed il paesaggio della Conca d’oro, che si può ammirare e contemplare dalle rive del Bosforo, il fiume che attraversa e divide questa città bellissima e dal fascino unico ed inconfondibile. Pamuk nota come nell’ottocento gli scrittori occidentali, con la protervia intellettuale di chi sente, sia pure in modo inconsapevole, di appartenere ad una civiltà che pretende di essere considerata superiore, osservavano increduli e stupiti che le donne vagavano nelle vie di Istanbul velate e con il volto nascosto.

Rimanevano increduli nel constatare che vi era il mercato delle schiave, che le lapide dei cimiteri erano disseminate nei pressi del centro abitato, che i monaci Dervisci avevano una spiritualità ed un modo di concepire il rapporto con il divino basato sulla mortificazione del corpo, oltre a descrivere con immagini di sorpresa l’Harem del Sultano e gli abiti stravaganti indossati dagli abitanti della città. Ovviamente, con la nascita della repubblica, in seguito alla dissoluzione dell’impero Ottomano dopo il 1918, grazie alla azione politica promossa da Ataturk, mosso dalla esigenza di creare una società in cui la politica e lo stato fossero autonomi e indipendenti dalla religione Islamica, ha avuto inizio il processo di occidentalizzazione e di modernizzazione che ha modificato profondamente la fisionomia non solo di Istanbul ma della Turchia, paese che si situa geograficamente sul crinale che separa l’Occidente dall’Oriente.

Per definire la Istanbul moderna cogliendone il tratto principale e prevalente Pamuk usa la categoria del pittoresco, mutuata e ricavata dai testi del grande storico della architettura John Ruskin. Infatti, per lo sviluppo stupefacente e singolare che storicamente la città ha avuto, le vestigia dell’antico splendore convivono con le costruzioni moderne. Un libro affascinante ed indimenticabile.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:18