I segreti Usa sull'Italia degli anni di Piombo

Maurizio Molinari colpisce ancora. Dopo il successo - di critica e di pubblico - di precedenti opere quali "George W. Bush e la missione americana", "L'Italia vista dalla Cia", "Gli Ebrei di New York", "Cowboy Democratici", "Il paese di Obama" e "Gli Italiani di New York", l'inviato negli Stati Uniti de "La Stampa", una delle più autorevoli voci quando si parla di America, ha da poco sfornato un nuovo volume, "Governo Ombra", dedicato ai documenti segreti degli Usa sull'Italia degli anni di piombo.

Come nasce l'idea di questo libro?
Nasce dalla volontà di descrivere un intero anno di vita politica italiana attraverso i documenti declassificati americani. Finora avevamo sempre potuto consultare singoli documenti su periodi limitati di tempo. Qui invece abbiamo 184 documenti relativi a un periodo di 365 giorni. È praticamente la cronaca del 1978, momento per momento. Un'opportunità davvero rara.

Che immagine dell'Italia emerge, nei documenti segreti Usa dell'epoca che ha potuto analizzare? 
Emerge l'immagine di un Paese instabile, perennemente sull'orlo del precipizio, dove la Dc è un alleato debole di Washington, costantemente tentata dal compromesso storico, il Vaticano è il vero argine per impedirlo, Bettino Craxi si afferma a sorpresa come paladino dell'anticomunismo e il Pci alleato di Mosca è il partito nei confronti del quale gli americani hanno maggiore curiosità, interesse, e a volte anche apprezzamento.

Alla luce dei contenuti dei documenti, ritiene che le informazioni in mano agli americani fossero accurate e precise, oppure in alcuni casi vi sono stati errori di valutazione?
Alcuni errori sono palesi: nel giorno di Via Fani ritengono che il rapimento sia in qualche maniera riconducibile a Mosca, credono a Moro recuperato nel Lago della Duchessa fino al punto da preparare i telegrammi di condoglianze per il governo e ritengono Craxi un pericoloso fiancheggiatore delle Br fino a quando non si accorgono che la sua strategia riesce a indebolire il Pci. Ma, nel complesso, la lettura politica del Paese è corretta: è il Vaticano il garante dello schieramento filo-occidentale, la Dc è indebolita dalle liti intestine e il Pci è un partito solido, alleato dell'Urss, ma al cui interno vi sono alcuni leader con valori occidentali.

Quale fu il ruolo effettivo, documenti alla mano, degli Stati Uniti in Italia negli anni di Piombo e, in particolare, nel 1978? Ebbero davvero una influenza sulle questioni italiane, o il loro peso fu sopravvalutato? 
Ciò che impressiona è l'intensità dei contatti che gli americani hanno con tutti i maggiori partiti politici. A livello nazionale, regionale, provinciale, cittadino. Comunisti inclusi. L'impegno di risorse, umane ed economiche, per osservare da vicino ogni tassello del mosaico italiano lascia intendere l'importanza strategica che lo Stivale aveva per Washington. L'influenza sulle questioni italiane fu una conseguenza dell'esistenza di una rete di rapporti così fitta.

Quale, degli elementi rinvenuti durante la Sua ricerca, più l'ha sorpresa?
Fra gli episodi che mi hanno più sorpreso c'è il tentativo della Dc di bloccare il viaggio di Giorgio Napolitano negli Stati Uniti, l'intensità dei contatti fra americani e Pci, il tentativo di Zaccagnini di ingannare gli americani sul rapimento Moro recapitando in via Veneto un falso documento che implicava il Pci e la convinzione di Washington che Giovanni Paolo I avrebbe potuto rinvigorire i cattolici, e dunque anche la Dc, grazie alle idee di rilancio del volontariato giovanile.

Cosa è cambiato, rispetto ad allora, nel rapporto tra i due paesi e nel modo con cui gli Usa vedono l'Italia?
L'Italia resta di importanza strategica per Washington oggi come lo era allora. All'epoca lo Stivale era una portaerei naturale nel bel mezzo del Mar Mediterraneo frontiera con il blocco dell'Est e oggi lo è ancora, con l'unica differenza che il Mediterraneo per Washington è il confine con il Medio Oriente infestato da jihadisti kamikaze, dittatori sanguinari e armi di distruzione di massa. Ciò che è mutato, invece, è l'assetto interno italiano, perché consente a Washington di guardare con uguale attenzione e interesse a tutte le forze politiche.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:34