Prandelli si specchi in

Slavek e Slavko hanno lo sguardo allegro dei ragazzini che trascorrono le giornate in cortile, dove i vestiti diventano i pali di una fantomatica porta e il pallone si trasforma nella fuga dal mondo circostante. Entrambi hanno i capelli elettrici, in perfetto stile punk. Uno si presenta con una chioma tinta di bianco e rosso, colori che si distribuiscono equamente tra maglia, pantaloncini e calzettoni. Stesso discorso per il gemello, con la differenza che le sue tonalità - dalla testa ai piedi - sono giallo e blu. Slavek e Slavko sono le mascotte di Euro 2012, competizione calcistica organizzata in Polonia e Ucraina.

I due paesi hanno battuto - in una gara che ha assunto le sembianze di un uovo sodo, perché maldigerita - la candidatura della (favorita) Italia, Croazia e Ungheria. Smaltita la nausea, bagnata dalla valle di lacrime dell'allora ministro dello Sport Giovanna Melandri, il team azzurro guidato da Cesare Prandelli è volato a Cracovia, sede del ritiro, per preparare un evento che non conquistiamo dal 1968, quando "Rombo di tuono" Gigi Riva (il bomber che con 35 gol ancora difende il primato di reti con la maglia della nazionale) e il "Pelé bianco" Pietro Anastasi hanno tramortito all'Olimpico di Roma la Jugoslavia. Dopodiché, siamo andati vicini al successo solo nel 2000: la Francia, nell'occasione, ci ha beffato con Wiltord (al 94') e Trezeguet al golden gol, ribaltando il vantaggio maturato grazie al guizzo di Marco Delvecchio. 

Il torneo continentale, per la verità, non ci ha mai visto protagonisti. Nel 1980, in casa nostra, abbiamo raccolto un deludente quarto posto (sconfitti ai rigori nella finale di consolazione dalla Cecoslovacchia). Nel 1988, in Germania, i ragazzi allenati da Azeglio Vicini, superato brillantemente il girone eliminatorio, si sono piegati in semifinale all'Urss del colonnello Lobanovsky. In questa edizione, il progetto avviato da Prandelli ha alla base quella spensieratezza che sprizza dai pori di Slavek e Slavko: ringiovanimento anagrafico, cambio di mentalità tattico e ricerca del risultato con una trama ben ricamata. Un'operazione di secolarizzazione non semplice, perché una corsa "ristretta" nel tempo (8 giugno -1 luglio), più che dell'estetica ha bisogno di freschezza, mica di sviolinate.  

I corsi e ricorsi storici, d'altro canto, hanno la tendenza a non smentirsi. E classifica alla mano, i risultati raccolti in 180 minuti dall'Italia non sono confortanti. Due pareggi per 1-1 (contro i campioni in carica della Spagna e la Croazia) hanno reso il cammino azzurro ancor più vorticoso. Per passare il turno, è fondamentale che gli azzurri battano la "Cenerentola" Irlanda di Giovanni Trapattoni e che scattino una serie di combinazioni utili per aprire la cassaforte del sollievo, cioè la qualificazione ai quarti di finale. In pratica, l'Italia si qualifica come seconda se la Croazia batte la Spagna o viceversa. Inoltre, il pass può essere ottenuto se Croazia - Spagna pareggino 0-0. In caso di X per 1-1, l'Italia va avanti se vince con l'Irlanda grazie tre reti di scarto o da 4-2 in su (Italia al turno successivo anche con la vittoria per 3-1, perché siamo quarti nel ranking Uefa, la Croazia invece è dietro di noi). Nell'eventualità di un pari tra Spagna e Croazia per 2-2 o con più reti, gli azzurri sono eliminati. Proprio il caso di un possibile 2-2 ha paventato il pericolo di un "biscotto" tra croati e spagnoli. Quasi a ritenere che i mutamenti non vanno d'accordo con gli schemi, consolidati, di costume e società. 

Abaco e statistiche a parte, l'ex tecnico della Fiorentina ha fatto e dovrà fare i conti con delle schegge impazzite che rischiano di minare l'ambiente. Innanzitutto la vicenda del calcioscommesse: l'inchiesta "Last Bet" ha già eliminato dalla selezione italiana, quasi fosse un reality show ma senza televoto, Criscito e Mauri. Per non farci mancare niente, Alessandro Cecchi Paone - uno che sta collezionando più reality che francobolli - ha confezionato un assist boccaccesco nel corso della trasmissione radiofonica "La Zanzara". «Nella nazionale di Prandelli - ha ammesso - ci sono sicuramente due omosessuali, un bisessuale e tre metrosexual». Cecchi Paone, in vena di rivelazioni, ha confessato di avere avuto una relazione con un giocatore della nazionale.

«Lui mi ha detto chi è l'altro - ha ribadito - per questo so che sono due». Ormai lanciato in porta e in vena di audience, il conduttore televisivo ha spiattellato pure i nomi dei tre metrosexual (una tipologia di maschio, ha illustrato il naufrago Paone, interessato solo alle donne ma che ha una cura di se stesso, del corpo e dei particolari più tipica di un bisessuale o di un omosessuale). Il tridente sarebbe composto da Sebastian Giovinco, Riccardo Montolivo e Ignazio Abate. Antonio Cassano in conferenza stampa, incalzato - guarda un po' - sull'argomento, ha istintivamente sentenziato: «Froci in nazionale? Mi auguro di no. Se dico quello che penso sai che cosa viene fuori. Sono froci, problemi loro, mi auguro che non ci siano veramente». 

La conseguente tirata di orecchie, probabilmente, ha smorzato la bordata del barese: «L'omofobia è un sentimento che non mi appartiene, non volevo offendere nessuno». Fuori dal coro, sarebbe bello parlare dell'immagine di Shevchenko che a 36 anni affonda con una doppietta la Svezia e il narcisismo artistico di Ibrahimovic, dei bambini dalle facce colorate, del folklore sugli spalti. Tutto facile in teoria, ma nella pratica si contano 56 arresti per gli scontri tra supporters polacchi e russi, senza contare le manette scattate dall'inizio di Euro 2012 e l'allarme razzismo denunciato dalla Uefa. 

La secolarizzazione non ha confini, poiché tutto il mondo è paese. L'unica speranza, così, è che qualsiasi Slavek o Slavko cambi rotta. Magari con una partitella in cortile, dove i vestiti diventano i pali di una fantomatica porta. La fuga dal mondo, in fondo, non è un reato. Né un'offesa.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:32