Quell'America che non esiste

«La vera protagonista, oltre ai due personaggi principali, è l'America, in particolare la città di New York". Con queste parole Antonio Monda, docente alla New York University, giornalista (La Repubblica, Vanity Fair), critico cinematografico per La Rivista dei Libri / The New York Review of Books e scrittore, presenta il suo nuovo libro, L'America non esiste (Edizioni Mondadori, 2012), suo secondo romanzo dopo il successo di critica dell'esordio nel 2008 con «Assoluzione». La storia di due fratelli appena ventenni, Maria e Nicola, che nei primi anni Cinquanta lasciano un piccolo paese del Meridione per tentare la fortuna nel Nuovo Mondo. 

"L'America non esiste": perché questo titolo?

Con una battuta, potrei affermare che ho scritto questo libro proprio per smentire il suo titolo. In realtà, si tratta di una celebre battuta di Henry Miller, il quale, nel Tropico del Cancro, scrisse che "l'America è un nome che si dà ad una idea astratta": la mia vuole così essere una provocazione, perché ho cercato di raccontare l'America e l'idea di America, la realtà, il mito ed il sogno legati ad essa, attraverso la storia di Maria e Nicola, due fratelli appena ventenni che si avventurano oltreoceano pochi anni dopo la guerra.

C'è un motivo per l'ambientazione negli anni '50?

Nel mio libro ho raccolto moltissimi elementi autobiografici, tuttavia, per quel che riguarda l'ambientazione storica, ho voluto separarmi nel tempo, distanziarmi il più possibile perché quegli anni rappresentarono il momento storico in cui la città di New York prese il sopravvento su Parigi quale capitale culturale del mondo. In quel periodo, in America, si stava raggiungendo l'apice, la massima gloria di arte, letteratura, cinema, architettura: si sviluppava l'espressionismo astratto con Jackson Pollock, Ernest Hemingway scriveva Il vecchio e il mare, J.D. Salinger pubblicava Il giovane Holden, Elia Kazan girava Un tram che si chiama desiderio, l'italoamericano Rocky Marciano diventava campione del mondo di pugilato: accadeva tutto in quegli anni.

L'America come idea astratta di riscatto e felicità. È un libro sul sogno americano? Esiste ancora, oggi, questo sogno?

Assolutamente sì, la mia è proprio una riflessione sul tema del sogno americano e su cosa esso rappresenti. Il sogno americano esiste ancora ed è più vivo che mai, senza alcun dubbio. Certo, gli Stati Uniti ora non sono più gli unici leader del mondo, prima avevano come antagonista l'Urss mentre oggi sono emergenti potenze quali Cina, India, Brasile o Sudafrica. Tuttavia, gli Usa sono ancora il paese più libero ed eccitante che esista: gli altri potranno avere la forza economica, ma la libertà dell'America non sanno neppure cosa sia.

Lei vive e lavora negli Stati Uniti da molto tempo ormai. Cosa rappresenta l'America per Lei?
L'America rappresenta per me una sorta di madre adottiva. La mia vera mamma rimane l'Italia. Gli Usa, paese che amo, sono di adozione: una madre severa, che però mantiene sempre le sue promesse.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:10