Un ponte tra Roma e Londra

Christopher Prentice è Ambasciatore britannico a Roma da circa un anno. Vanta un prestigioso curriculum più che trentennale all'interno del British Foreign & Commonwealth Office, con un particolare focus sulle questioni mediorientali ma anche una notevole competenza per gli affari europei. Ci accoglie nel suo ufficio con grande disponibilità e cortesia. 

Ambasciatore, i dati usciti in questi giorni parlano di un secondo trimestre col segno negativo per il vostro Pil: sebbene di molto poco, tecnicamente basta a pronunciare la parola "recessione". Come sta affrontando la Gran Bretagna la terribile crisi di tutto l'Occidente? 
È vero, questa è una crisi globale. La Gran Bretagna ha una economia libera di mercato, come tale soggetta ancora di più alle conseguenze di una crisi che colpisce anche i propri partner, in particolare in Europa. In effetti siamo al secondo trimestre di segno negativo, sebbene di molto poco. Il nostro governo è impegnato a migliorare i conti per riportare in tempi rapidi il paese al pareggio di bilancio, rassicurando i mercati sugli sforzi presenti e futuri. Si tratta di decisioni molto dure, che portano sacrifici e difficoltà per i cittadini, ma è la cosa giusta e responsabile da fare: i tassi di interesse sul nostro debito sono al più basso livello di sempre, dunque i mercati apprezzano la determinazione e lo sforzo del nostro paese.

Lo scorso 3 maggio si è votato per il sindaco di Londra. Al di là del risultato politico, ci può descrivere dal suo punto di vista alcune differenze e similitudini tra le due nostre capitali?
Le elezioni per il sindaco di Londra sono state un momento molto importante. Non è molto comune l'elezione diretta del sindaco nelle città inglesi, al contrario di quelle italiane. Londra ha scelto questa formula nel 2000, eleggendo Ken Livingstone che poi rivinse nel 2004; nel 2008 invece vinse Boris Johnson, che è stato ora rieletto. Il 3 maggio si sono tenuti referendum in varie città inglesi per chiedere ai cittadini se avere o meno un sindaco eletto: Bristol è stata l'unica città dove ha prevalso il si, e quindi voterà a novembre. Un mandato così forte ha reso dal 2000 il sindaco di Londra molto rilevante anche a livello nazionale, anche per le imminenti Olipiadi e paralimpiadi. Un altro evento molto importante per noi saranno le celebrazioni per il sessantesimo anniversario della salita al trono di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, il Diamond Jubilee. Le due nostre capitali hanno molto in comune: sono grandi e importanti città a livello mondiale, che attraggono numerosi visitatori; hanno una magnifica storia; quella di Roma più antica, quella di Londra più recente. Hanno un grande futuro davanti a loro. Condividono anche alcune difficoltà. Il problema del traffico cittadino, ad esempio, che a Londra ha portato il sindaco Johnson a favorire l'uso della bicicletta; c'è da dire che anche circa il sistema delle metropolitane ci sono simili approcci, sebbene sia molto più facile scavare sotto il terreno londinese rispetto a quello romano. Quanto alle differenze, invece, la prima è che Londra è la nostra capitale politica ma anche economica, mentre il centro dell'interesse finanziario italiano è più spostato su Milano. Inoltre, forse Londra è stata nei decenni più recenti una capitale più multiculturale e cosmopolita di Roma: forse perché Roma è la capitale d'Italia da soli 150 anni, mentre Londra guida un regno che affonda la sua storia in tempi più lontani, fatto anche di colonie e paesi molto distanti. Entrambe oggi devono sviluppare un'integrazione sicura ed armoniosa tra i propri cittadini e coloro che vengono a viverci da fuori: noi inglesi siamo molto orgogliosi di come affrontiamo la grande diversità culturale dei londinesi, così come sono certo che lo stesso accada anche a Roma. 

Sempre a proposito di Londra, la città si appresta ad essere ancora più al centro dell'attenzione mondiale per le imminenti Olimpiadi e paralimpiadi. Che messaggio verrà da questi giochi olimpici?
È un grande privilegio poter ospitare i giochi: non eravamo i favoriti e c'è stata una grandissima gioia nel 2005 quando siamo stati designati come paese ospitante. Da subito c'è stata grande determinazione per organizzare l'evento al meglio, e mostrare che le Olimpiadi sono un momento di straordinaria importanza per la città e per ispirare il mondo e le future generazioni circa l'importanza dei sani valori dello sport. Per fare questo, abbiamo creato l'International Inspiration Programme (Iip) che coinvolge più di 12 milioni di persone in 20 diversi paesi, favorendo l'accesso ai valori e alle strutture sportive e permettendo ai bambini meno fortunati di dedicarsi allo sport. Altro tema molto importante è quello della sostenibilità: tutta l'area del villaggio olimpico, precedentemente depressa, è stata ristrutturata e bonificata e vedrà dopo i giochi una nuova residenzialità, secondo principi del risparmio energetico e del rispetto ambientale. Vogliamo che i giochi siano un importante biglietto da visita per il nostro paese, e che i visitatori che aspettiamo - almeno 800.000 - possano apprezzare lo sport, ma anche un grande e caldo benvenuto da parte dei londinesi.

Purtroppo gli inevitabili tagli al bilancio dello stato costringeranno alla chiusura del vostro Consolato di Napoli. Pensa che anche la diplomazia debba in parte rivedere le proprie caratteristiche in seguito alla crisi? I nuovi strumenti tecnologici possono contribuire a razionalizzarne la vita quotidiana?
Il mondo della diplomazia sta già apportando diverse modernizzazioni: i mezzi tecnologici aiutano a razionalizzare i percorsi e le comunicazioni e a garantire assistenza in maniera più completa. Purtroppo la crisi ci impone di razionalizzare i costi: naturalmente ciò non comporta affatto una perdita di interesse verso il sud di Italia o Napoli, dove rimarrà aperto un ufficio che si occuperà di aspetti relativi al commercio e agli investimenti nel sud. I nostri servizi consolari rimarranno a Roma - per i cittadini britannici da Roma in giù - e a Milano per chi è più a nord. Avremo poi un console onorario a Napoli, come già a Bari, Catania, Palermo e Cagliari: un network che è in grado di svolgere le funzioni alle quali è chiamato, proprio anche grazie alle nuove tecnologie. A disposizione dei tanti cittadini britannici che amano la Toscana, a Firenze abbiamo il British Institute, il cui direttore è anche nostro console onorario e sta facendo un lavoro egregio.

Com'è lo stato dei rapporti diplomatici, politici, culturali e commerciali fra Gran Bretagna e Italia? 
Uno dei grandi piaceri di essere Ambasciatore a Roma è il fatto che i rapporti fra di noi sono così eccellenti date le nostre grandi affinità a livello di popolazione come di governi. In Gran Bretagna l'Italia è molto amata, e sento che è lo stesso anche per gli italiani nei nostri riguardi. Tra i nostri paesi c'è una grande armonia; i nostri governi sono alleati e solidali per uscire dalla crisi insieme nel modo migliore, e hanno posizioni molto simili sui principali temi europei. Culturalmente c'è grande rispetto ed ammirazione da parte nostra per la tradizione italiana: abbiamo qui il British Council e la British School di Roma - che lavora in collaborazione con la British Academy di Londra - entrambi molto attivi nell'aiutare ad imparare di più delle meraviglie italiane; ci sono molti scambi culturali e tante collaborazioni interuniversitarie. Come Ambasciatore cerco di favorire quanto più possibile questi scambi culturali, con un budget non altissimo, cercando anche di favorire opportunità di business che possano aiutare il mutuo arricchimento culturale fra britannici ed italiani. Quest'anno festeggeremo il ventesimo anniversario del più importante di questi appuntamenti di scambio culturale, economico, imprenditoriale, giornalistico, accademico e politico: il convegno di Pontignano, che mette insieme diverse personalità per discutere di un tema ogni anno diverso. Per celebrare i primi venti anni di attività - aperti da Giorgio Napolitano, allora presidente della Camera dei deputati - l'evento verrà tenuto nella certosa di Pontignano vicino Siena. Per quanto riguarda i rapporti commerciali, la loro promozione è parte fondamentale dei compiti di questa Ambasciata. C'è già una solidissima base sulla quale lavorare, l'Italia è il settimo mercato per noi: siamo molto interessati ai nuovi paesi emergenti, ma anche i mercati più avanzati e sviluppati - come quelli dei nostri amici in Europa - sono parte fondamentale di riferimento per le nostre aziende. È per questo che la Gran Bretagna guarda ai problemi dell'eurozona non con distacco ma anzi con comunanza di visione ed interessi, ben sapendo che il superamento della crisi dell'Europa è di vitale interesse per la nostra economia. Lo ha espresso chiaramente di recente anche il Primo ministro Cameron. Non siamo un'isola distaccata dall'economia europea, ma siamo anzi legati ad essa in maniera molto stretta.

A proposito del modello bipartitico inglese, qui all'Opinione siamo tutti perdutamente innamorati di Margaret Thatcher sin dal 1979. Pensa che il recente film sulla sua vita le renda giustizia? Cosa rimane del suo prezioso insegnamento?
Non ho visto il film, non posso commentare direttamente. Ma ho parlato con persone che lo hanno visto e hanno lavorato a diretto contatto con Margaret Thatcher. Il loro comune giudizio è che il film sia una magistrale interpretazione da parte di Meryl Streep, che ha pienamente meritato l'Oscar; ma che non ha mirato a descrivere con completezza la sua carriera politica. Mi dicono che sia più focalizzato sugli effetti di una terribile malattia, e non può dunque essere visto come un film "politico"; e che è stato forse improvvido girare il film ora, quando Lady Thatcher è - fortunatamente - ancora con noi. Quanto all'eredità della Thatcher, penso che lei ispiri un enorme rispetto per la stragrande maggioranza dei cittadini britannici: ci sono persone che continuano a non pensarla come lei, e forse ancora vivono e combattono le stesse battaglie politiche del suo tempo. Ma immagino che anche i suoi oppositori, dopo tanti anni, portino rispetto per la sua carriera, così come sono certo che lei faccia con loro. Forse è necessario un periodo più lungo di tempo per poter dare un giudizio storico completo: ma già da ora, posso dire che Margaret Thatcher ha certamente cambiato la Gran Bretagna, in partnership con Ronald Reagan, per difendere il mondo libero in una difficile epoca, e che cambiò anche - insieme ad altri, ma con un ruolo di grande spicco - la direzione dell'economia mondiale. Non tutto fu perfetto, e alcune cose sono state poi ricalibrate: ma il suo impulso nella direzione del libero mercato e in generale della libertà è stato fondamentale.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:14