La deserta Cuma in Campania

L'Italia è un paese ricco più di ogni altro al mondo di spazi monumentali e di memorie storiche non solo nelle sue città, ma anche nei piccoli centri alcuni dei quali sono oggi addirittura privi di popolazione. Cuma è stata una colonia greca sorta sul litorale campano di fronte all'Isola di Ischia, fondata intorno al 740 a.C. quasi sicuramente dai coloni Eubei di Calcide che vi si sono fermati sotto la guida di Ippocle di Cuma e di Megastene di Calcide cosicché il suo territorio risulta abitato fin dalle età preistorica e protostorica.

Secondo la leggenda i fondatori vi sarebbero stati attratti dal volo di una colomba o dal rumore di cembali percossi dagli Dei e fin dagli inizi il territorio è stato al centro di varie contese fra i suoi abitanti gli Etruschi di Capua, gli Aurunci e le diverse popolazioni interne della Campania. L'acropoli che si erge ad 80 metri sul livello del mare è stata costruita su di un rilievo costituito a nord da cave trachitiche precalderiche unite a brecce e scorie risalenti a 40.000 anni fa e cioè al primo periodo Flegreo mentre a sud i terreni sono tufi postcalderici e rappresentano i resti di un vulcano dei Campi Flegrei il cui cratere comprende i monti Licola-San Severino, il dorso settentrionale di Quarto, le colline di Camaldoli e di Posillipo per includere financo il monte di Procida. Come si vede il centro è stato realizzato nelle zone della Campania più suggestive non solo per distribuzione montana, ma anche per vegetazione mediterranea.

I Cumani hanno dovuto subire gli attacchi degli Etruschi, degli Aurunci, di Capua e di tutte le popolazioni interne della zona come abbiamo già ricordato. Cuma ha però imposto il suo predominio su tutta la regione specialmente sul litorale fino a Punta Campanella provocando i tentativi di riscossa dei popoli confinanti specialmente degli Etruschi di Capua che nel 524 a.C. hanno addirittura costituito una Lega per sconfiggere Cuma che però è riuscita a riportare la vittoria sotto la guida del Tiranno Aristodemo detto Malaco. Altre due vittorie si sono aggiunte alla precedente, una prima ad Aricia contro gli Etruschi ed una seconda nel 474 a.C. con l'aiuto dei siracusani nella battaglia detta proprio di Cuma.

Queste vicende sono ricordate da Diodoro Siculo che ci conferma come tutta la zona dei Campi Flegrei sia stata anche chiamata "Campagna di Cuma". Purtroppo i Campani nel 421 a.C. hanno conquistato tutto il sito annullando il predominio di Cuma che però dopo il 215 a.C. a seguito della vittoria di Hamal non solo si è di nuovo affermata ma ha cominciato ad utilizzare nella sua ufficialità la lingua latina divenendo così "Municipium" Romano. In questo stesso periodo Cuma era però circondata da acquitrini che le impedivano di realizzare quelle comunicazioni commerciali che erano indispensabili per la sua sopravvivenza.

La sua fortuna è chiaramente stata la posizione su di una collina inaccessibile che le ha permesso di resistere per un notevole periodo a tanti attacchi. Dal 1207 a seguito della cacciata dei Saraceni il Golfo è stato liberato ma proprio da quel momento Cuma è stata praticamente disabitata per il perdurare dell'interramento delle acque del Clanis e del Volturno che hanno determinato il persistere di un immenso pantano. Anche se ormai disabitata Cuma va però considerata la colonia che ha diffuso in Italia la cultura greca adottando quell'alfabeto che è stato fondamentale per il perfezionarsi e per il diffondersi non solo della lingua e della letteratura romana, ma soprattutto di tutta la cultura occidentale. Molti personaggi sono legati a Cuma citiamo solo Tarquinio il Superbo, ultimo Re di Roma, che qui ha vissuto in esilio gli ultimi anni della sua vita.

Va anche ricordato che esiste un'altra città con lo stesso nome, Cuma, eretta anch'essa in prossimità del mare, ma che sorge nell'Asia Minore a nord del fiume Ermo. Anch'essa è stata colonia degli Eoli e anche di essa rimangono solo importanti rovine e varie monete. La città greca ha diversi punti di contatto con l'omonima nostra specialmente perché entrambe sono state fondate da popoli greci con la stessa origine. A Cuma è certamente profondamente legato il mito della Sibilla detta proprio "Cumana" il cui antro è oggi una delle maggiori attrattive del sito. Ma nell'antichità molte sono state le Sibille che erano vergini dotate di facoltà profetiche e che in un antro o presso una fonte sacra davano responsi più o meno chiari sul destino delle genti. Nel tempo molti scrittori hanno cercato di identificarle e di definirne il numero.

Varrone ad esempio sostiene che esse siano state dieci, ma dai documenti ritrovati il loro numero è sicuramente maggiore anche per la molteplicità dei tempi e delle zone che ne fanno memoria. Molte derivano da sdoppiamenti di figure precedenti come la Sibilla Eritrea vissuta al tempo della Guerra di Troia come pure in Asia Minore sono ricordate la Frigia, l'Efesia e la Rodia mentre la Delfica avrebbe addirittura preceduto Apollo nell'enunciare il celebre "Oracolo". In Italia la Sibilla Cumana è ricordata con vari nomi e lo stesso Virgilio la ha identificata con l'Eritrea portata a Cuma dai Coloni Jonici che ha dato poi luogo ad altre figure, la Cimmeria, l'Italica, la Tiburtina ed anche l'Albunea il cui tempio si vuole sia a Tivoli. Nell'arte moltissime delle figure legate a questa superstizione hanno trovato rappresentazioni suggestive persino nella Cappella Sistina sulla volta della quale insieme con i Profeti ne sono state inserite ben cinque, la Libica, la Persica, la Cumana, la Eritrea e la Delfica.

Le credenze relative a questi personaggi ed i relativi oracoli sono descritti nei tre volumi che uno dei Tarquini, Prisco o Superbo, avrebbero acquistato da una vecchia e che sono stati conservati nel Tempio di Giove per essere consultati in caso di pubbliche calamità. La distruzione di molti volumi si deve ai Giudei che ne hanno manipolato il contenuto per adattarli ai loro fini. A tutt'oggi ci sono pervenuti altri 14 libri che risultano redatti fra il II ed il III secolo d.C., ma che non hanno sicuramente alcun legame fra loro ed i cui intenti non sono sempre bene identificabili.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:34