
Bobby Sands non fu Ghandi né Pannella. E il suo sciopero della fame ad oltranza è stato l'ultimo atto di violenza di un terrorista dell'Ira contro uno stato che considerava nemico, la Gran Bretagna di Margaret Thatcher. Quando il 5 maggio 1981, Bobby Sands morì nella prigione di Maze, a pochi chilometri da Belfast, aveva 27 anni, un terzo dei quali passati in prigione.
E lo sciopero della fame lo aveva iniziato per protestare contro l'abolizione dello status di "categoria speciale". Lo Special Category Status (Scs) che veniva garantito a partire dal 1972 a tutte le persone che venivano arrestate per cause legate al movimento separatista dell'Irlanda del Nord. La sua abolizione, voluta saggiamente dalla Thatcher, era stata venduta dal movimento terrorista come una misura per "criminalizzarlo" e allontanare la questione dell'Irlanda del Nord dal piano politico per renderla solo un problema di ordine pubblico.
Eppure bastava vedere la storia della criminalità organizzata durante il proibizionismo alcolico in America per accorgersi che in realtà l'Ira tra il l 1919 e il 1933 stava ai contrabbandieri di whiskey dell'epoca come oggi le Farc stanno ai narcos della cocaina in Sud America. Altro che ideali. Ci si può commuovere o indignare quanto si vuole andando al cinema a vedere Hunger, l'ultimo bellissimo film di Steve Mc Queen, sempre in coppia con questo incredibile attore, Michael Fassbender, che incarna al meglio il minimalismo emotivo e comunicativo del suddetto regista, ma non si può prescindere da questo dato di fatto. Laddove i lunghi digiuni di Ghandi preludevano alla mobilitazione di un intero popolo, quello indiano, contro il colonialismo inglese ormai morente del secondo dopoguerra e laddove gli scioperi della fame di Pannella non sono mai stati "contro" qualcosa o qualcuno, ma solo "digiuni di dialogo" per ottenere qualcosa - lotta e non arida protesta - il regista di "Hunger" riesce perfettamente a demarcare la differenza dai suicidi organizzati dei 29 membri dell'Ira. Sands fu il primo a gettare in faccia all'opinione pubblica inglese un gesto estremo dei terroristi nord irlandesi. Tentativo disperato di mettere in crisi la fermezza della Thatcher nel non voler loro più riconoscere lo status di movimento combattente. Gente abituata ad uccidere. Quando lo stato inglese aveva tolto loro ogni residua capacità di nuocere, decise a tavolino di ammazzare se stessa quando la propria folle ideologia li convinse che non c'era più nulla da perdere.
E anche lo sciopero dello sporco, il dipingere la cella di feci e orina, che precedette lo sciopero della fame fino alla morte di Sands e dei suoi commilitoni dell'Ira, aveva la stessa logica distruttiva. Non erano in gioco solo le proteste contro i pestaggi in carcere, pure deprecabili, o il fatto che i parenti che li andavano a trovare venissero perquisiti e umiliati, anche perché nella pellicola si capisce benissimo come attraverso di loro venissero portati all'esterno i messaggi di morte contro le guardie carcerarie, in puro stile Brigate rosse italiane. Nel dialogo finale tra Bobby Sands e il prete irlandese cristiano cattolico, chiaramente fiancheggiatore dell'Ira, si capisce che è un malinteso senso di onore militante che porta quei 29 a una scelta finale tanto tragica quanto burocraticamente avallata da un direttivo tenuto in carcere anzi tra le varie carceri in cui erano detenuti, attraverso i carteggi a distanza che si trasmettevano tramite i familiari così come tutti gli altri messaggi di morte. Ventinove suicidi da gettare contro la Thatcher, ventinove morti programmate con fanatismo e indifferenza da Unione sovietica. Una burocrazia del dolore che aveva dall'altra parte della barricata come contraltare il vergognoso comportamento dei secondini che si dovevano occupare dei terroristi dell'Ira.
In particolare il regista ci mostra, senza enfasi e retorica del dolore ma solo come cruda carne, quei detenuti nei reparti speciali del carcere di Maze, in Irlanda del Nord, cioè i terroristi dell'Ira, alcuni dei quali hanno ucciso gente inerme. Bobby Sands deve scontare 14 anni esclusivamente per possesso di armi da fuoco. Lui e i suoi compagni vogliono essere riconosciuti come detenuti politici, com'era stato anche l'obbiettivo di quelli della Raf in Germania e come pretendevano, in quegli stessi anni, le Brigate Rosse in Italia. La Thatcher, la Iron lady (che abbiamo conosciuto nell'omonimo film con le sembianze di Meryl Streep) di quegli anni, si oppose in tutti i modi: altro che riconoscimento di soldati di un qualche esercito avversario, il trattamento per i detenuti diventa durissimo. Anche perché come al solito le burocrazie precedono i pretesi desiderata dei governi conservatori, un po' come è accaduto in Italia per il G8 a Genova con le stupide e inutili rappresaglie della Diaz e di Bolzaneto. E quindi ecco i manganelli, i pugni, i pestaggi organizzati, le violenze di ogni genere. Parte per prima, allora, la protesta delle coperte, il rifiuto cioè da parte dei detenuti di indossare le uniformi del penitenziario, accettando di allacciarsi alla vita soltanto una coperta, appoggiata sul corpo nudo. Poi c'è quella dello "sporco", su accennata, infine la scelta estrema, drammatica, anzi tragica, di usare il proprio futuro cadavere come corpo contundente contro la Thatcher e l'Inghilterra lasciandosi morire per fame.
Ricordo all'epoca i commenti sarcastici dell'ultra sinistra italiana, violenta ieri e oggi nella propria ideologia e nella prassi (esattamente come lo erano i terroristi cattolici nord irlandesi), e i paragoni tra Pannella e Bobby Sands. Ma non veniva colta la differenza dei mezzi che prefigurava anche la divergenza a 180 gradi dei fini, e infatti i fini e i mezzi usati per ottenerli sono direttamente correlati.
E paradossalmente quei 66 giorni durante i quali Sands fu persino eletto parlamentare alla camera dei Comuni segnarono l'inizio della fine di una concezione così nichilista di lotta di liberazione armata per tutti i nord irlandesi. E infatti poi la pace e le trattative con gli inglesi le hanno fatte i Gerry Adams, non gli emuli di Bobby Sands nè quelli della "Real Ira". Esattamente come poi si era già vista la differenza tra i due atteggiamenti del terrorismo irlandese nel film cult Michael Collins, tra l'omonimo personaggio che da il titolo alla pellicola e il Robert Emmett De Valera che per primo aprì un canale di riconoscimento con il Regno Unito dei primi del Novecento.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:25