Ultimo collaboratore di Re Umberto di Savoia, scrittore, giornalista e archivistica, Antonio Parisi torna ad affrontare i misteri d'Italia. Dopo "I misteri di casa Agnelli" tocca a "E liberaci dal Male, i segreti della Terza Loggia" (Aliberti editore). Chiediamo a Parisi quanto conti la massoneria in Vaticano. "In Italia è determinante - spiega lo scrittore - e il Vaticano non è immune da certe influenze". Ci sta dicendo che dobbiamo leggere tra le righe, non teme malintesi? Allora sottolineo: c'è stato un momento storico, durato millenni, in cui un monsignore era inarrivabile, inavvicinabile dalla gente comune. Ci si doveva dimostrare reverenziali a suo cospetto. Dopo gli scandali che hanno coinvolto negli ultimi trent'anni la classe dirigente italiana, sono seguite a ruota situazioni imbarazzanti in Vaticano. Un sant'uomo, un alto prelato, m'ha confessato con grande rammarico che in Vaticano i santi sono santissimi i ma i delinquenti sono delinquentissimi. Questi ultimi sarebbero complici di fatti di tale gravità da lasciar presagire che adorino altro, e non certo Gesù Cristo. Massoneria o satanismo? Non amo fare scandalismo. Rammento che Mino Pecorelli parla delle logge vaticane in alcuni numeri di OP. Parla di adesione di prelati a logge massoniche importantissime per la politica italiana. Mai avrei immaginato che alti prelati partecipassero attivamente alla vita delle logge massoniche. Preciso che il mio è un lavoro di cronista e storico, non intendo entrare nella polemica anti-massonica. Chi è sacerdote crede nei dogmi, mentre gli altri sono dei liberi pensatori, sono due aspetti della vita umana incompatibili tra loro: il dogma di fede è agli antipodi del libero pensiero massonico. Ho appurato la partecipazione di alti prelati alla vita massonica internazionale, e mai avrei creduto ad una così forte commistione tra massoni e prelati. La prova inoppugnabile? Mi ha impressionato che Licio Gelli sia potuto entrare liberamente in Vaticano, quasi fosse di casa. Certo più gradito e a suo agio d'un povero presule di campagna. Licio Gelli cenava e pranzava al Santa Marta. Stanta Marta è, per chi ignora l'ambiente, un albergo. Se io o lei volessimo entrare al Santa Marta saremmo allontanati come non graditi alla diplomazia vaticana. Mentre sembra Gelli s'accompagnasse in quei convivi addirittura con una suora, e che suora. Nel mio libro parlo del mistero di Emanuela Orlandi, e di tanti misteri... soprattutto di quella suora. Anche del mistero della sepoltura in chiesa di De Pedis? La tomba innominabile meriterebbe un libro a parte. Nemmeno in Vaticano se ne parla più, temono scandali, non controllano più le notizie. Rammento la lettera di padre Lombardi a superiore autorità, secondo me il Papa: scriveva circa la basilica dov'è sepolto De Pedis, perché è chiesa dell'Opus Dei, prelatura pontificia particolare. Ma se in quella tomba vi fossero sepolti tesori, memoriali morotei, ossa di Emanuela Orlandi, vi pare che dopo tanto clamore l'avrebbero lasciata integra? Quando si saprà ufficialmente dell'apertura si dirà che è vuota... completamente vuota. Da un appartamento nei pressi del Vaticano, la Minardi quotidianamente portava una valigia di danaro al Banco Ambrosiano, di cui era socio lo Ior: è accertato dagli inquirenti. I soldi non sono assolutamente stati messi nella tomba di De Pedis. Il tesoro della banda della Magliana era fatto di parecchie centinaia di miliardi di vecchie lire. Quel sant'uomo di De Gasperi è seppellito un po' prima d'una chiesa, mentre De Pedis è stato trattato come un cavaliere gerosolomitano, un santo, non a caso in quella chiesa si radunavano i Cavalieri. Non credo lo Ior tirerà mai fuori documenti che testimonino i rapporti con la Banda. Ma il mio è soprattutto un istant book, fatto in pochi giorni. Un manuale per l'uomo di strada. Tra le note turistiche vi dico che all'interno del Vaticano, Stato di 44 ettari, c'è un altro Stato: 5000milametri quadrati che non appartengono né allo Stato italiano né al Vaticano. Insistono nei pressi della Sala Nervi, e corrispondono al cimitero Vaticano più alcuni piccoli palazzi. 5000 metri che appartengono ad uno Stato che non c'è più, il "Sacro romano impero nazione germanica", sciolto nel 1806. Ereditati dalla Germania, ragione per cui Hitler si voleva insediare in quel pezzo di terra, e con grande preoccupazione del sostituto dell'epoca Montini, che poi diverrà papa. Ma in quello Stato le logge ci sono per davvero? Sarò criptico. Il palazzo sacro del Papa è divisivo in piani, chiamati logge. Al primo piano c'è la prima loggia, al secondo la seconda loggia, al terzo la terza loggia. Si rimane sbigottiti a cospetto dalla pulsantiera dei due ascensori paralleli che portano all'ufficio del Papa: sopra c'è scritto "prima loggia P1, seconda loggia P2, terza loggia P3". C'è un richiamo alle logge massoniche d'italiana memoria. Sono i piani dove si sono giocale le grandi problematiche vaticane ed italiane. Al terzo piano c'è la più importante: la terza loggia con i fascicoli personali di tutti i prelati. Se è stato possibile far sparire i fascicoli di cui parla monsignor Viganò, effettivamente potrebbero essere spariti anche i fascicoli riservati ai grandi affari politici. Ciò di cui parla il Fatto, e di cui scrivo in "E Liberaci dal Male", crea troppo imbarazzo.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 15:30