L’eredità di Ratzinger e il prossimo Conclave

Pochi giorni fa è morto – o, come dicono i credenti, “è tornato alla casa del Padre” – Papa Benedetto XVI, il teologo tedesco che ha guidato la barca di Pietro dal 2005 al 2013. Erede del Papa polacco, personalità tra le più importanti ed influenti della curia romana per alcuni decenni, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, poi decano del collegio cardinalizio, è stato eletto al soglio del principe degli Apostoli il 19 aprile 2005, presentandosi al mondo come “un umile servo nella vigna del Signore”. Dopo il pontificato lungo quasi trent’anni di Karol Wojtyla, in cui il polacco ha interpretato in modo inedito il ruolo del Papa e ha guidato una Chiesa tormentata da dubbi e requisitorie, affannata dal confronto con il secolo, quello di Ratzinger doveva essere, o almeno sembrare, un pontificato di transizione, come quello di Giovanni XXIII.

Joseph Ratzinger, nato in Baviera il 16 aprile 1927 ed eletto in tarda età, quando forse sperava di trascorrere gli ultimi anni dedicandosi alle riflessioni teologiche, ha regnato per nemmeno otto anni. Benedetto XVI non aveva né il piglio da comunicatore, né la teatralità, né l’abilità politica del predecessore, ma stava al suo posto. Quello che poteva essere un pontificato incentrato sulla teologia e sulla liturgia ha avuto spesso, invece, le sembianze di un processo inquisitoriale. Il pontefice ha dovuto far fronte a numerosi problemi interni alla Chiesa, ma anche a vecchi fantasmi che si pensava non potessero farsi risentire. Complice del declino di Ratzinger, le incomprensioni dovute ad una comunicazione spesso inadatta, le tensioni all’interno della Curia, gli scandali sugli abusi (che hanno colpito anche il fratello del Papa, Georg), Vatileaks. Ma anche un contrasto generazionale tra tradizionalisti, progressisti, e ultra-conservatori, tra i nostalgici del prima-Concilio e i fanatici della Chiesa contemporanea

Negli anni si è descritto il Papa di Roma come islamofobico, medievale nel pensiero e barocco nella liturgia, poco aperto al mondo esterno al Palazzo Apostolico. Questi aspetti, che ancora oggi trovano sostenitori, in realtà non sono coerenti con la verità su Ratzinger: è stato un pontefice legato da sincera amicizia alle comunità islamiche e anche ebraiche (per molti è stato difficile vedere un Papa tedesco ad Auschwitz), difensore dalla liturgia preconciliare ma anche capace di grande semplicità, amato da moltissimi giovani.

Il monaco tedesco non ha resistito al clima processuale e al veleno di Satana sparso all’ombra di San Pietro, e in occasione del Concistoro con i cardinali dell’11 febbraio 2013 ha annunciato le dimissioni (abdicazione) dal ministero petrino. Non è una situazione inedita per la Chiesa Cattolica, ma da secoli nessun Papa abdicava e quindi anche la prassi cerimoniale, nonché propria del Diritto canonico, ha saputo fare chiarezza sulla procedura. Anche su questo la complottistica ha degenerato, tant’è che molti non hanno riconosciuto legittime le dimissioni del Papa, continuando a considerare Ratzinger il regnante e Bergoglio come una sorta di antipapa. Su questo si dovrà riflettere, affinché l’instabilità dovuta alla presenza di due pontefici non generi tensioni tra chi accetta il nuovo eletto e chi rimane al regime precedente.

Morto Ratzinger, una parte della Chiesa appare turbata, smarrita. Colui che difendeva la tradizione liturgica, che garantiva la libertà di celebrare in latino e al modo preconciliare, che ha sempre ispirato profondità spirituale, che non ha mai svenduto il trascendente per le lusinghe del secolo, non c’è più. Al suo posto c’è un gesuita e un collegio cardinalizio che può contare su pochissimi porporati conservatori. Si dice “morto un Papa, se ne fa un altro”: adesso che un pontefice ha lasciato il mondo, si deve pensare al suo successore. Il prossimo pontefice dovrà trasformare questa Chiesa che sembra sempre più una pseudo-Ong, una sorta di Ministero della Magia, una burocrazia della fede, in una istituzione spirituale, dove non ci siano dubbi sulle questioni di genere, sul sacerdozio dei sacerdoti, sull’aborto. Una Chiesa che torni ad avere un depositum fidei lontano dalle grottesche scelte secolari e vero deposito di tradizione.

Aggiornato il 10 gennaio 2023 alle ore 12:19