La privacy dell’uomo della strada è completamente a nudo, ben presto la sicurezza occidentale monitorerà ogni ambito della nostra vita privata (grazie a tecnologie oltre il 5G), la metà degli esseri umani con un lavoro s’occuperà di spiare tutti noi: è la rivoluzione cibernetica ispirata da Bill Gates ed Elon Musk. Ma già oggi, Era della trasparenza e dell’anticorruzione, i componenti dei Cda di aziende partecipate dallo Stato, come Eni, Enel, Rai, Finmeccanica, Acea e… Sogin, dovrebbero essere ben felici di pubblicare sui siti internet delle rispettive holding i propri curricula e dichiarazioni dei redditi. Ma, gran delusione, sono proprio gli esponenti delle maggioranze moralizzatrici e tecnocratiche ad evitare di raccontarsi. Lo fanno evitando di svelarsi, anche se i loro referenti parlamentari sostengono che il palazzo sia ormai di vetro. Così capita che molti ci dicano tutto, mentre altri blindino la propria vita privata, e come solevano fare personaggi pubblici di fine anni Cinquanta.

Raffaella Di Sipio, già in Eon (multinazionale energetica tedesca), è ora nel Cda di Sogin (azienda italiana di Stato che si occupa di nucleare). In quest’ultima esiste il codice di trasparenza, che recita la necessità di rendere pubblico il reddito dell’anno precedente. La Di Sipio da dicembre (mese della sua nomina) non ha riempito la casella del reddito, siamo a luglio e non c’è traccia né di 740 né di modello unico: addurrà la “causa covid” a questo ritardo facendo mucchio con pizzaioli e baristi? Lo scopriremo, si spera. Va pure bene che la Sogin la conoscono solo gli addetti ai lavori, pur girando enormi somme di danaro statale, ma rendere pubblico il proprio stato patrimoniale (la provenienza del reddito prima d’entrare in Sogin) potrebbe fugare dubbi di un precedente passato lavorativo in palese conflitto d’interessi con l’amministrazione della Sogin. Al momento è alquanto opaca la regola che obbligherebbe a pubblicare curricula e dichiarazioni dei redditi. Ma tutti i manager pubblici si mettono a nudo da anni, ben consci che dal 2021 (ce lo ricordano Cassazione e Anac) pioveranno salatissime sanzioni ed accertamenti tributari su dirigenti e componenti di cda che ometteranno di riempire la casella con le proprie dichiarazioni dei redditi.

Del resto la Sogin ha fatto della trasparenza e dei rapporti privilegiati con l’Anac (Autorità anticorruzione) il proprio cavallo di battaglia. Questo dovrebbe spingere i componenti del Cda di Sogin a pubblicare con gioia curriculum vitae, dichiarazione dei redditi e, comunque, stato patrimoniale. Sottolineiamo che all’appello manca solo la consigliera Di Sipio (ha pubblicato solo il curriculum). Ben presto, complice il combinato disposto di riforma tributaria e siti aziendali, la gente prenderà l’abitudine di leggere il bugiardino del farmaco: ovvero appurare redditi e patrimoni di chi per grazia ricevuta dovesse ritrovarsi nel consiglio d’amministrazione d’aziende alimentate dal denaro pubblico che, sempre più spesso, bagnerà “obiettivi istituzionali” lasciando al popolo le briciole di una cosiddetta “povertà sostenibile” (roba da reddito di cittadinanza o giù di lì). Quindi pubblicare la dichiarazione dei redditi eviterebbe (almeno in parte) che la gente possa dire: “Vi siete arricchiti… chi va al mulino s’infarina”.

Ovviamente c’è chi è esonerato dal pubblicare il modello 730 (ma anche 740 o Unico); sono quei cittadini che nell’anno precedente hanno svolto attività sotto copertura (collaboratori di giustizia…) o in difficoltà economiche così forti da aver toccato la “povertà irreversibile”, ovvero quello stato reddituale che spinge milioni d’italiani verso le mense diocesane. La “povertà irreversibile” si determina per motivi bancari, fiscali, giudiziari, tributari in genere, ma si stenta a credere che la consigliera Raffaella Di Sipio possa essere riuscita a volare dalle file alla Caritas sino al Cda della Sogin.

Ma attenzione, la dichiarazione deve comunque essere presentata dal cittadino, quindi la consigliera in oggetto l’avrà fatta, forse la terrà nel più recondito dei cassetti, come la protagonista femminile dell’Amore ai tempi del colera.

Del resto la Di Sipio è membro del comitato direttivo e del comitato di presidenza dell’Associazione italiana del nucleare, nonché presidente della Young generation nucleare italiana in seno alla European nuclear society (Young generation network), tutto questo è noto perché ha pubblicato il proprio curriculum. E prendiamo per buono che abbia fatto solo volontariato. Ma l’Associazione Italiana Nucleare (Ain) è un’associazione tecnico-scientifica no-profit dotata di personalità giuridica, che rappresenta aziende private e centri di competenza italiani nel campo dell’energia e delle tecnologie nucleari: è una storica lobby di comparto. Sappiamo bene come la Sogin (quindi azienda pubblica) collabori con i privati su costosissimi lavori di ricerca e smaltimento. Privati tutti soci dell’Associazione Italiana Nucleare, dal settore industriale sino alla ricerca universitaria: sono Ansaldo Nucleare Spa, Caen Sys Srl, Campoverde Srl, Cirten, Comecer Spa, Enea, Fucina Italia Srl, Infn, L’Acn, Mangiarotti Spa, Mit Ambiente, Monsud Spa, Nucleco Spa, Politecnico Di Milano, Saipem Spa, Simic Spa, Srs Servizi di Ricerca e Sviluppo Srl, Università di Genova, Università di Pisa, Università di Roma Sapienza, Walter Tosto Spa.

Dopo questo elenco è giusto che, oltre al curriculum, la consigliera Di Sipio inserisca la propria dichiarazione dei redditi, fugando così il dubbio che possa aver ricevuto consulenze dalle citate aziende di settore che, come ben noto, hanno rapporti lavorativi con la Sogin. Se poi qualcuno dovesse interrogarsi sulle competenze specifiche della Di Sipio in campo nucleare, rammentiamo che non resterà storicamente un caso isolato di persona inserita politicamente in una associazione per poi vantare esperienza. Del resto nel suo curriculum spicca che è socio fondatore della fondazione “Ottimisti&Razionali”, che “approfondisce con metodo scientifico l’impatto dei cambiamenti economici, sociali e tecnologici sulle istituzioni e nella società… si pone come missione il contrasto al divario tra realtà e sua rappresentazione”… quindi dovrebbe pubblicare il suo stato patrimoniale, fugando i dubbi di chi non comprende le finalità di “Ottimisti&Razionali”.

Aggiornato il 03 luglio 2020 alle ore 10:08