“Caso Ferragni” è un tramonto deciso nell’Olimpo pubblicitario

Il caso Chiara Ferragni non desta stupore, anzi l’uomo di strada ed il ragazzotto di provincia già immaginavano s’annidassero imbrogli dietro una montagna di visualizzazioni e sponsorizzazioni. Quindi la notizia dell’inchiesta aperta dal Dipartimento “frodi e tutela consumatori” della Procura di Milano, in seguito all’esposto per “truffa aggravata” depositato da Codacons ed Assourt in oltre 100 Palazzi di giustizia d’Italia, non sconvolge. Piuttosto ci si domanda come mai soltanto a dicembre 2023 la magistratura abbia ordinato indagini e perquisizioni delle Fiamme Gialle? La gente comune immagina pure sia partito un ordine di farla finita col duo Ferragnez, quindi si chiede quale potere internazionale abbia chiesto il tramonto dell’influencer nota in tutto il pianeta. Smentiamo subito la notizia che lo strale possa essere partito da elementi del Governo Meloni, perché l’Esecutivo ha certamente impegni più cogenti che inseguire l’eventuale lotta agli irriverenti Ferragnez.

Piuttosto sconvolge quanto sia diventato pruriginoso e voyeuristico il rapporto tra efebiche influencer ed i cosiddetti ricchi e potenti. “Influencer virtuali, corpi perfetti e mai un errore: quelle modelle create con l’Ia che fanno innamorare i vip − scrive Giulia D’Aleo su Repubblica −. Hanno milioni di follower, l’ultima è Emily Pellegrini che ha ingannato diversi calciatori. Aitana López è una modella spagnola di 25 anni, ama i videogiochi e il fitness, viaggia per il mondo e guadagna… condividendo contenuti brandizzati e mostrando il suo corpo perfetto in lingerie. Peccato che non sia reale. La sua è un’esistenza simulata, come quella di altre virtual influencer spopolate sui social − generate, quindi, digitalmente −, che sempre di più vengono scelte dalle aziende per pubblicizzare i propri prodotti”.

Quindi la domanda che dobbiamo porci è se a buttare alle ortiche Chiara Ferragni sia stato un gruppo di sponsor internazionali. A questi ultimi conviene molto più fabbricare una “influencer virtuale” piuttosto che vedere incassare mensilmente milioni di euro da Chiara Ferragni. Una “modella virtuale” sul genere Emily Pellegrini, Aitana López, o ispirata anche a Chiara Ferragni, costa agli sponsor consorziati tra i 10 ed i 20mila euro mensili. Invece i contratti di sponsorizzazioni alla Ferragni impegnano aziende multinazionali per milioni di euro annui. Il rapporto in costi aziendali tra modella virtuale ed influencer in carne e ossa è dell’ordine di uno a cento.

Va aggiunto che i potenti della Terra concupiscono consumare rapporti intimi con “donne immagine”, con sex symbol internazionali. E qualche malevolo, anche esperto di “terrazze sentimento”, sosterrebbe che Chiara Ferragni (classe 1987) non sarebbe assurta a fondatrice di “TBS Crew srl” e “Chiara Ferragni Brand”, nonché dal 2021 membro del consiglio di amministrazione Gruppo Tod’s, senza la giusta spintarella. Oggi è considerata fra le “fashion influencer” più importanti del mondo, ed è stata in cima alla classifica 2017 della rivista Forbes. Questa lotteria avrebbe baciato Chiara Ferragni grazie ad una conoscenza fatta dopo il fidanzamento con il “businessman e startupper” Riccardo Pozzoli (suo compagno di vita per cinque anni): Pozzoli l’aveva solo aiutata a creare “The Blonde Salad”, suo primo blog che ne evidenziava la sensualità. Dopo qualcuno la nota, la introduce nei salotti che investono in sponsorizzazioni per pubblicizzare prodotti realizzati da varie multinazionali. Ad ottobre del 2016 ufficializzava la sua relazione col rapper Fedez: la coppia convolava a nozze il primo settembre 2018 a Noto (Sicilia); cerimonia privata riservatissima, solo amici “importanti” e parenti. Tutto sembrava perfetto, Chiara e Fedez hanno pure due figli. Va detto che Codacons ed Assourt da anni denunciavano le campagne fraudolente del gruppo Ferragnez, e nessuna procura aveva mai preso in considerazione dover fermare il mirabolante giro d’affari dell’influencer. Eppure la Ferragni è da quasi un decennio che inventa situazioni alla “Pandoro Pink Christmas”. Ma solo ora l’Antitrust decide di acquisire tutta la documentazione del caso, andando anche a ritroso su tutte le campagne pubblicitarie. Solo a Natale 2023 l’Agcom s’accorge che il prezzo del pandoro “griffato Ferragni” è maggiorato rispetto a quello classico Balocco, soprattutto che quella differenza si trasformerebbe in donazione alla famiglia Ferragnez. Ecco che qualcuno ipotizza Chiara Ferragni non abbia rispettato importanti impegni economici con salotti che approvano ricche sponsorizzazioni, oppure abbia eluso incontri di relax e piacere negli stessi salotti. Del resto il mondo della comunicazione internazionale e della pubblicità è animato di profili alla Harvey Weinstein, ovvero persone che chiedono anche una certa sottomissione e la disponibilità ad incontri intimi e prestazioni: è gente che certo non s’accontenta di “OnlyFans” o di “YouPorn”, e probabilmente può decidere di scegliere dal mazzo.

E che il duo Chiara Ferragni e Fedez fosse ormai gradito alla stanza dei bottoni internazionale, che decide sponsorizzazioni e “parti in commedia”, lo avevano notato tutti gli addetti ai lavori: quelli che sanno bene quale potere e danaro si possa celare dietro il Festival di Sanremo. Potere e danaro gestito da gente che orbita sopra la dirigenza politica, soprattutto in salotti bui dove ha poca importanza il colore o la fazione. Salotti che difficilmente tramontano, soprattutto godono dell’autorevolezza di decidere chi portare in auge e chi scaraventare all’inferno. Percorsi che possono progettare influenzando i media, annullando contratti e pagamenti, ma anche sollecitando indagini su chi non più gradito.

Ecco che la Guardia di Finanza di Milano acquisisce la documentazione sul Pandoro Balocco, che è la più locale delle sponsorizzazioni della Ferragni, scandendo l’inizio della valanga. Quindi si muove anche l’“Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato” su quello che risulterebbe “griffato” Chiara Ferragni. Scatta per la regina delle influencer la prima multa per oltre un milione di euro. Per i militari delle Fiamme Gialle è normale routine, hanno ricevuto delega come per ogni indagine dalla Procura di Milano. Indagine complessa, che vede in campo magistrati di più procure (Milano in testa), Agcom, Agenzia delle Entrate, Fiamme Gialle. Chiara e Fedez si sono di botto trasformati in Bonnie Parker e Clyde Barrow (Bonnie e Clyde). E nell’Italia dei “processi aggiustati”, delle prescrizioni avvenute per il “rogo di Viareggio” (32 morti e centinaia di feriti) e “cercate e auspicate” per il crollo del “Ponte Morandi” (43 morti, centinaia di feriti e 566 sfollati), che ci si chiede chi abbia deciso il tramonto dell’influencer. Certamente un colpo di grazia anche per la dolciaria Balocco, ora accusata d’aver permesso alla Ferragni di convincere i consumatori a comprare il pandoro, illudendoli avrebbero così contribuito ad acquistare un macchinario per terapie oncologiche da donare all’Ospedale Regina Margherita di Torino. L’indagine ha fatto emergere che le società Fenice e “TBS Crew” hanno incassato oltre un milione di euro su licenza “Ferragni”, senza poi versare nulla all’ospedale Regina Margherita di Torino. Chi scrive non condivide lo stile di vita e le argomentazioni dei Ferragnez, ma si domanda come mai le indagini siano partite solo ora.

C’è anche chi sostiene che Chiara Ferragni e Fedez rappresentino ormai il passato nell’affare planetario delle influenze digitali. A prenderne il posto già sarebbero pronte delle modelle virtuali ed un “gender influencer” gradito alle multinazionali della moda.

Per concludere, non ci resta che continuare ad assistere con distacco a questi minuetti, decisi tanto lontano dalle nostre comuni quotidianità. Il trucco sta tutto nel non lasciarsi influenzare.

Aggiornato il 05 gennaio 2024 alle ore 14:23