Non possiamo rassegnarci alla fatalità

Due fiori appena sbocciati, come tanti, troppi, che insopportabilmente e drammaticamente vedono recidersi la vita appena iniziata non solo per tragica fatalità, ma anche per responsabilità che abbiamo tutti e verso le quali dobbiamo intervenire a qualsiasi costo e subito. A partire dalla tecnologia proclamata regina del futuro e che bisogna piegare al vantaggio della sicurezza sociale, collettiva, e del benessere quotidiano, altrimenti è inutile ogni discorso sul progresso e sui risultati. Qui non si tratta solo di app, di software, di robotica che rubano spazio all’occupazione tradizionale creando squilibri tra costo sociale e passi avanti sul domani, si tratta di mettere in campo ogni risorsa, ogni intelligenza, per proteggere la società.

Verrebbe da chiedersi: possibile che non si possa creare una diavoleria di sistema che impedisca l’uso del cellulare col motore dell’auto acceso? Tale per cui per parlare sia obbligatorio accostarsi, fermarsi e spegnere il motore per utilizzare il telefonino? Pensate quante tragedie si potrebbero evitare. Del resto, basterebbe pensare che una volta, quando i cellulari non c’erano, si girava col gettone in tasca per chiamare casa da una cabina piuttosto che dal telefono di qualche bar o stazione di servizio. Ci si fermava, parcheggiava e si chiamava. Proprio in questo periodo si è parlato dei seggiolini per i bambini progettati in modo di impedire che possa accadere il dramma di dimenticarli in macchina, dunque certo che la tecnologia può fare in modo che aumentino le sicurezze e le certezze.

Oppure: possibile che non si possa inventare un sistema elettronico che attivato da un codice segreto limiti la velocità delle auto a livelli di assoluta garanzia. Pensate se ci fosse un genitore potrebbe attivarlo sull’autovettura data in uso ai ragazzi. Per non parlare dell’illuminazione stradale, specialmente a Roma dove per la scriteriatezza del risparmio o dell’inquinamento luminoso ci sono strade con i lampioni spenti oppure alternati, tali per cui non si vede o si vede poco e niente e quando piove diventa una tragedia. Al contrario dovrebbe esserci un automatismo tecnologico che in caso di pioggia aumentasse immediatamente il livello di illuminazione delle strade, specialmente quelle a scorrimento veloce, che notoriamente sono le più pericolose, a Roma ci sono zone dove si circola quasi al buio.

Per non dire degli attraversamenti, che non solo dovrebbero essere segnalati prima e in ogni modo ma di notte illuminati a giorno e tenuti liberi da auto in sosta che limitano la visuale per chi guida, quante volte capita di vedere sbucare da una auto parcheggiata male qualcuno che traversa? In questi casi ci vorrebbero multe sesquipedali e sanzioni esemplari oltreché telecamere di ripresa pronte ad individuare subito chi parcheggi in prossimità delle strisce, oscurando spazi e visibilità. Infine, le campagne contro l’uso delle droghe e l’abuso di alcolici, anche qui secondo noi nelle auto dovrebbe esserci un segnalatore vocale che alla semplice accensione del motore raccomandasse l’invito a valutare la propria sobrietà per qualche minuto, come succede per il bip delle cinture.

Per non parlare delle campagne di pubblicità progresso sugli effetti devastanti delle droghe e dell’abuso di alcolici che andrebbero intensificate ad ogni livello, come i controlli, resi a tappeto, soprattutto nei fine settimana per le strade e fuori dai locali. Pedagogia e tecnologia dovrebbero dichiarare una guerra senza quartiere a favore della sicurezza, della salute, dell’informazione, soprattutto verso i giovani, è un dovere primario ed assoluto che ogni Paese ed ogni governo dovrebbero prendere senza se e senza ma. Certo non tutto sarebbe risolto e il rischio non sarebbe azzerato, ma tante drammatiche tragedie di vite spezzate e rovinate si eviterebbero, ecco perché diciamo che non si tratta solo di triste fatalità, dipende anche da noi e dalla nostra volontà, non indugiamo, per carità.

Aggiornato il 23 dicembre 2019 alle ore 13:27