Tra sdegno e ipocrisia

Brutta e deplorevole la scena del delinquente bendato e ammanettato sulla sedia, ma il canto degli ipocriti che vi si attacca per trasformare in vittima il carnefice, è deprecabile.

Siamo sicuri che molti di loro esultarono quando, durante Tangentopoli, Enzo Carra fu portato in tribunale con gli schiavettoni ai polsi a favore delle telecamere, e non c’erano omicidi di mezzo. Ipocriti. Ancora peggio il post della professoressa sull’“uno in meno”, da cacciare via per direttissima, c’è poco da scusarsi quando si scrivono frasi talmente gravi; su certe uscite tolleranza zero. Per non parlare di quelli che attaccano Matteo Salvini dandogli del fascista perché a caldo ha invocato una pena ai lavori forzati per l’omicida di un carabiniere servitore dello stato. Anche qui chissà se quei farisei avrebbero dato del fascista pure ad Ugo La Malfa, quando in aula alla Camera, appresa la notizia del rapimento Moro, parlò di pena di morte e non fu il solo.

Dopodiché la domanda è: e se l’America chiedesse l’estradizione dell’assassino e del suo complice? In America chi uccide a freddo con accanimento un militare rischia seriamente la pena di morte o, se va bene, 40 anni durissimi di carcere. Cosa faremmo, lo spediremmo in America oppure no perché negli Usa c’è il rischio dell’iniezione letale? Qui siamo di fronte a un omicidio terrificante, 11 coltellate a freddo con un accanimento bestiale, solo per una richiesta di documenti, un controllo, altro che manette e lezioncine di diritto.

Noi siamo assolutamente contrari alla pena di morte, anche se capita a tutti di invocarla a caldo di fronte a crimini efferati, ma altrettanto siamo favorevoli a pene severe, certe e soprattutto prive, in certi casi, di ogni beneficio; l’ergastolo, ad esempio, non può essere un elastico del diritto. Ci indigniamo se una pena per fatti gravi di sangue parte da 30 anni e poi scende a 20 e a 10 e forse meno per qualche beneficio, accompagnato da licenze premio, perché per alcuni reati la pena deve essere totale, serve il rispetto delle vittime e non i premi.

Parliamoci chiaro, alcune condanne devono prevedere l’esclusione di sconti, la certezza della pena passa per questo, e se prendi 30 anni li fai tutti eccome. Qui, nel caso del vice brigadiere Cerciello, siamo di fronte ad un assassino che ha inferto con accanimento bestiale 11 coltellate a freddo, e si è giustificato con la frase: “stava in borghese”. Come a dire che ad un borghese qualche coltellata si può dare, vi rendete conto?

Ecco perché non tiene il coro degli ipocriti che vorrebbe screditare l’Arma intera, per la benda e le manette, oltretutto il procuratore Salvi ha dichiarato che l’interrogatorio si è svolto con ogni garanzia, chiunque sia stato a bendare e ammanettare l’omicida dovrà risponderne, punto. Insomma, è ora di finirla di speculare politicamente su fatti tanto drammatici e dolorosi, serve il rispetto dello strazio familiare, del cordoglio generale. Dopodiché vorremmo dire al ministro Salvini che il problema sicurezza va affrontato non con i selfie e le felpe della polizia oppure le foto con il mitra in mano, serve una sessione parlamentare ad hoc.

Serve che le risorse, anziché sprecate per le idiozie del reddito e di quota 100, siano destinate ai mezzi, alla tecnologia, agli stipendi, alle assunzioni e agli equipaggiamenti delle forze dell’ordine. Gli investimenti nella sicurezza sono fondamentali, un Paese che non investa nella difesa in generale, come nella giustizia giusta ed efficiente (giustizia e sicurezza sono legate), è un Paese miope, credete.

Aggiornato il 29 luglio 2019 alle ore 10:36