Promossi, bocciati e irrispettosi?

Alla conclusione dell’anno scolastico e al via dell’esame di maturità è inevitabilmente tempo di bilanci sul sistema scolastico italiano. La percentuale di ammessi all’esame di Stato dell’anno scolastico 2018/2019 è stata del 96,3 per cento, così come riportato sul sito del Miur. Da questo dato sorge spontanea una riflessione sulla valutazione e sulla certificazione delle competenze nella nostra Scuola.

Secondo l’ordinanza ministeriale n. 205 dell’11/3/19, la quale riporta le istruzioni e le modalità organizzative e operative per lo svolgimento degli Esami di Stato nel secondo ciclo di istruzione, può essere ammesso a sostenere l’esame lo studente che abbia frequentato almeno i tre quarti del monte ore previsto e abbia la sufficienza in ciascuna disciplina, compreso il voto di comportamento. Si concede però l’ammissione, previa adeguata motivazione, anche allo studente con un’insufficienza in una disciplina o gruppo di discipline valutate con un unico voto.

Anche tra le regole generali, disciplinate dal decreto legislativo 62 del 2017 – norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato – si trova una disciplina complessiva relativa ai requisiti richiesti per la promozione che limita i casi di bocciatura a mere eccezioni e che fa aumentare quindi, anno dopo anno, la percentuale dei promossi tra gli studenti italiani: le alunne e gli alunni sono infatti ammessi alla classe successiva “anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”.

Dai risultati emersi dall’analisi dell’Ocse la bocciatura è considerata un mezzo dai benefici discutibili che penalizza soprattutto gli studenti più fragili e svantaggiati. “La ripetizione dell’anno non offre alcun evidente beneficio per le prestazioni complessive di un sistema scolastico perché, come i risultati del Pisa – acronimo di Programme for International Student Assessment – mostrano, gli alunni appartenenti ad un contesto socio-economico svantaggiato hanno più probabilità di ripetere l’anno. E la bocciatura può anche rafforzare le disuguaglianze nel sistema”.

I dati Ocse riportano anche un’ulteriore conclusione: l’Italia si piazza quale fanalino di coda della classifica dei Paesi europei per livello di istruzione. Sarà colpa di tali criteri più blandi di valutazione di un sistema scolastico che ormai promuove tutti e tende a livellare? O sarà colpa anche della mancanza di rispetto per l’istituzione scolastica che, purtroppo, ha colpito il nostro Paese? Sono, infatti, sempre più numerosi casi di cronaca in cui qualche studente, o addirittura qualche genitore, si sia reso colpevole di atti di violenza o di bullismo contro docenti. Pur in mancanza di dati ufficiali, il portale degli studenti Skuola.net ha avviato una ricerca nel 2018, con un campione di oltre 7mila ragazzi di medie e superiori, secondo la quale per l’8 per cento di essi “uno o più genitori hanno insultato un professore”, evidenziando la crisi della preziosa alleanza scuola-famiglia.

Anche dalla classifica quinquennale pubblicata dal Global Teacher Status Index che valuta la reputazione sociale degli insegnanti in 35 Paesi, l’Italia è, di nuovo, ultima in Europa, a riprova della difficoltà in cui si trova il nostro corpo docente e, di conseguenza, il nostro sistema scolastico.

Aggiornato il 19 giugno 2019 alle ore 11:48