Il XVIII secolo, l’Età dei lumi, si concluse con il bagno di sangue della grande rivoluzione; fu un evento epocale che sconvolse l’Europa e cambiò per sempre il volto dell’Europa. Ai contemporanei “i fatti di Francia” sembrarono incredibili e inspiegabili, pareva impossibile che in pochi anni la quasi millenaria monarchia transalpina fosse stata spazzata via, il re e la regina decapitati, insieme a nobili, prelati borghesi, il paese scristianizzato, le consuetudini sociali, morali, comportamentali travolte. Chi fu testimone di tali avvenimenti si domandò chi fosse il responsabile di tale sfacelo; vi doveva pur essere un colpevole, un responsabile che, agendo nell’ombra, aveva progettato e messo in opera un immane complotto.
In molti individuarono nella massoneria l’autrice della congiura, ma fu un prelato francese, Augustin Barruel, colui che con le Memoires pour servir a l’histoire de jacobinisme (1797-1798) convinse tutti sull’esistenza di un’atroce macchinazione. Questo libro fu un vero e proprio bestseller, fu pubblicato in migliaia di copie e tradotto in numerose lingue, accreditando per sempre l’uguaglianza massoneria complotto. Manipolando le fonti o inventandole, affermando di aver conosciuto dall’interno la congrega, dichiarando che i massoni stessi erano ignari dei fini della setta, Barruel persuase e plagiò anche eruditi e studiosi. Da allora in poi la libera muratoria non si scrollò più di dosso la nomea della grande complottatrice. Nel corso dell’Ottocento uscirono a getto continuo libri tesi a dimostrare che ogni male sociale, ogni pericolo politico, ogni ideologia sovversiva avevano il marchio della squadra e del compasso: socialismo, comunismo, anarchia, sommosse e attentati erano dovuti sempre e solo all’opera delle logge.
Tale verve antimassonica si arricchì di una nuova componente nel 1885 quando un giornalista francese, Leo Taxil, (pseudonimo di Jogand Pagés) iniziò a pubblicare libri di grande successo che denunciavano la natura luciferina della massoneria: le officine erano bolge infernali dove si compivano orge, riti satanici, sacrifici rituali. Nel 1897 in una conferenza pubblica tenuta a Parigi, Leo Taxil confessò che aveva inventato tutto di sana pianta per scopi di lucro e per puro divertimento, quindi sparì e con un nome femminile, concluse la sua carriera scrittoria, pubblicando testi di cucina. Egli scomparve ma il danno inferto all’effige della libera muratoria rimase nell’immaginario collettivo italiano, dove “massoneria” divenne sinonimo di oscurità, corruzione e intrigo.
(*) Scrittore e docente, Gran Maestro dell'Ordine Massonico Tradizionale Italiano, già Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli Antichi ed Accettati Muratori
Aggiornato il 21 maggio 2019 alle ore 12:47