L’ombra della massoneria e i mali dello stivale

Da quasi tre secoli uno spettro s’aggira per le contrade del Bel Paese, in pochi ne conoscono origine e natura, ma in molti ne percepiscono la pericolosità. Questo fantasma si chiama massoneria; contro la stessa si sono scagliati papi e monarchi, politici e intellettuali, giornalisti e opinionisti, fascisti e comunisti. Di cosa la si accusa? Di tutto, anche se la corruzione e il complotto sembrano essere le sue specialità.

La massoneria approdò in Italia nel 1731 con la fondazione di una loggia a Firenze.

I primi liberi muratori fiorentini non erano Italiani ma residenti stranieri, e non si nascondevano anzi facevano sfoggio della loro appartenenza, tanto da recarsi a Fiesole, con le loro insegne, “per ammirare fra le ruine ... l’arte architettonica degli antenati fratelli”.

Col passare del tempo entrarono nell’officina alcuni toscani, erano elementi colti e vivaci, contrari al conformismo intellettuale imperante nel Granducato. Ciò preoccupò i benpensanti che iniziarono a interrogarsi su cosa tramassero i settari e sul loro reale numero. Cominciarono a circolare voci sempre più allarmanti: erano centinaia, anzi migliaia, erano “restauratori dell’ateismo” e libertini indefessi, Dio era talmente irato con loro da scatenare una tempesta di fulmini su Firenze. Ben presto le voci divennero grida e giunsero alla Cattedra di Pietro. Era allora pontefice Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini, fiorentino di nascita, come tale preoccupato sulle sorti della Toscana che da poco aveva cambiato padrone. Fu in questo clima che il Papa promulgò la scomunica In eminenti Apostolatus specula, provvedimento necessario per arginare la setta che: accoglieva persone di fede diversa; vincolava col giuramento i propri adepti; complottava contro la pace; ostacolava la salvezza delle anime; commetteva altre nefandezze note al Pontefice.

A seguito della scomunica la loggia fiorentina chiuse i battenti e un suo confratello, il poeta Tommaso Crudeli, fu processato e condannato dall’inquisizione all’esilio per aver, fra l’altro, definito la Confessione “carneficina delle coscienze”.  Il successore di Clemente XII, Benedetto XIV, promulgò un’ulteriore condanna la Provvidas Romanorum, nella quale attaccava la massoneria da un punto di vista giuridico.

La guerra  era così iniziata, ma alla fine del secolo vi sarebbe stata una svolta epocale che l’avrebbe elevata a regina dei complotti. 

(*) Scrittore e docente, Gran Maestro dell'Ordine Massonico Tradizionale Italiano, già Gran Maestro della Loggia d'Italia degli Antichi ed Accettati Muratori

Aggiornato il 08 maggio 2019 alle ore 13:59