#Albait. I conflitti, Coldiretti, un sindaco, come noi

Questa epoca storica è diversa. Dopo il Covid-19 le guerre non riguardano più Paesi lontani. Né sono legati a isteria pseudo-religiosa. La guerra di Vladimir Putin ha cambiato la nostra vita quotidiana. Il dittatore russo è tronfio per questo suo potere distruttivo. I suoi agiografi e megafoni incensano il totalitarismo moscovita. Inflazionano con autentiche fesserie e mistificazioni le reti nazionali e globali. Gridano anche a inesistenti imbavagliamenti. Ad uscirne con le ossa rotte è la realtà, quella vera e concreta delle cronache, quella dei numeri e dei fatti.

Tra loro possiamo annoverare forse anche un generale, invaghito di una persona transgender, in gioventù. Sul punto si è autodenunciato come acuto incursore che ha sbagliato. Francamente non so se faccia più paura ai suoi stessi sostenitori il generale che non capisce o quello che si vergogna. Sta di fatto che questo generale critica la politica gender europea, non ha osato l’amore libero e ha prestato servizio a Mosca. Di quell’esperienza deve aver conservato una bella impressione perché racconta di un Paese che le statistiche e le indagini internazionali non conoscono.

La verità è che la Russia resta un Paese dal Pil modesto, con enormi sacche di povertà, con una proiezione bellica anti-europea e totalitaria. Ce l’ha con noi perché agli americani non possono arrivare. La guerra russa, prima del combattimento si colora però di tante cose. La ragione sta nelle tecniche di guerra asimmetrica. L’asimmetria prevede che si magnifichi la potenza russa e il totalitarismo. Ancora più importante per i russi è spargere sfiducia in ogni Paese libero, nelle sue istituzioni, nel collante dei popoli.

Nella nostra stampa e nei filmatini del web si soffia sulle differenze e sul fallimento delle democrazie. Tra le altre, ho notato la sottigliezza della nuova tesi autarchica di Coldiretti. Questa associazione d’impresa, potente e ricca, con sede a Palazzo Gentiloni, proprio di fronte alle Scuderie del Quirinale, negli ultimi anni utilizza i suoi cavalli di battaglia in modo sempre più aggressivo. Il prossimo 8 e 9 aprile annuncia un concentramento dei propri iscritti al Brennero. L’obiettivo dichiarato è fermare e controllare i Tir in transito che contengano prodotti che non rispettano le norme europee.

Posto che Coldiretti ha più volte denunciato le regole europee come inique e ingiuste, con quale diritto la composta associazione d’impresa, che influenza direttamente banche, consorzi, parlamentari nazionali, regionali, europei, intere amministrazioni, invita i propri iscritti a veri e propri atti di violenza ispettiva? Coldiretti è pronta a usare i bastoni contro i camionisti? Sarebbe grave. Il coldirettismo muscolare non fa l’interesse degli agricoltori. Trattati alla pari dagli altri Stati, i nostri contadini non esporterebbero nemmeno una mela.

Ricordate gli inviti russi, anche armati, a fermare il grano ucraino? In Polonia lo hanno fatto. Anche in Italia si sentiva l’eco del “no al grano straniero”. Eppure da sempre siamo importatori di grano duro e tenero. Queste parole gonfiano la propaganda anti occidentale.

Da Russia, Iran, Cina, Hamas arrivano le disinformazioni citate da fonti tanto parlamentarissime che extraparlamentari. Anche esponenti Onu sembrano indulgere alla disinformazione.

Un sindaco di una città siciliana, in pieno Consiglio comunale, è arrivato a dichiarare ingenuamente che la Sicilia è un ponte naturale tra la Russia e la Libia. Per la cronaca, le carovaniere africane sono praticamente in mani russe e hanno tra i loro terminali proprio una base russa in Libia. Immagina questo sindaco che siamo disponibili ai traffici russo-libici? Sa che la Russia è sotto embargo per la guerra criminale che conduce? Un simile ponte, oggi sarebbe barbarie e complicità negli stupri di massa in Ucraina.

Abbiamo una classe dirigente inconsapevole del ruolo. L’inconsapevolezza spesso si scambia con la debolezza personale. I despoti pensano che i servitori più inconsapevoli siano scemi e possano essere usati a piacimento. Noi preferiamo dirigenti che si amino, che abbiano rispetto per sé stessi.

Cari agricoltori, caro sindaco siciliano, cari soldati, tifare per una squadra, andare a mangiare dalla nonna, fare la spesa vegetariana o dal macellaio sono attività che derivano dai diritti garantiti dalla Costituzione, dalla sovranità popolare, dalla nostra libertà e da quei diritti che si chiamano indisponibili e che nessuno può e deve mettere in discussione. Quei diritti sono figli della democrazia moderna. Non è giusto confondere il pubblico con azioni e rivendicazioni sovrapponibili ai totalitarismi che vogliono vederci morti. Anche perché tra quei morti ci sareste anche voi da europei, liberi, ricchi e indipendenti quali siete. Come tutti noi.

Aggiornato il 04 aprile 2024 alle ore 14:38