Ho assistito alla registrazione di una esilarante esibizione di Roberto D’Agostino nel salotto di Lilli Gruber, che lo ha innalzato, bontà sua, al livello di commentatore politico. Invece, ascoltando il colorito eloquio di questo surreale personaggio, mi è tornato in mente l’ossessivo ritornello di un brano del rapper romano Piotta, che fu un vero tormentone estivo nel 1999: “Il supercafone eccolo qua, Piotta è il suo nome nun lo scordà, movi la mano de qua e de là, fammela vede nun te fermà”. Anti-meloniano viscerale, il fondatore di Dagospia si è distinto con una raffica di insulti gratuiti ai danni della premier, definendola ducetta, ducia e nana bionda. Tant’è che la stessa Gruber, che non ha certo in grande simpatia la leader di Fratelli d’Italia, lo ha dovuto interrompere precisando: “Qui noi abbiamo rispetto delle istituzioni.”

In precedenza, il democratico D’Agostino, fustigatore di tiranni inventati dalla sua fervida fantasia, si era distinto per aver letteralmente impedito di parlare a Mario Sechi. In particolare, il direttore di Libero stava inutilmente cercando di confutare lo strampalato resoconto del voto sardo fatto dallo stesso D’Agostino il quale, onde dimostrare un molto presunto tracollo del centrodestra, ha dato letteralmente i numeri, come si suol dire. Infatti, contrariamente al suo assunto, secondo cui rispetto alle Politiche del 2022 nell’Isola ci sarebbe stato un clamoroso ribaltamento del trend, i dati dicono esattamente il contrario, ovvero che lo stesso ribaltamento è avvenuto ai danni del cosiddetto campo largo. Tanto è vero che alle Politiche di due anni fa, la somma dei partiti che hanno sostenuto Alessandra Todde raggiunse il 48,76 per cento, contro il 40,52 per cento del centrodestra. Alle Regionali, invece, il centrodestra ha ottenuto il 48,8 per cento dei consensi, staccando di oltre 6 punti percentuali l’alleanza giallorossa.

Eppure D’Agostino, in evidente conflitto con la matematica elementare, ha continuato a sproloquiare, arrivando a descrivere la premier come una persona disperata. “Noi avremo nei prossimi giorni – ha affermato il nostro riferendosi alle prossime elezioni in Abruzzo – qualcosa che non possiamo neanche immaginare, perché c’è una persona che sta lottando per la sopravvivenza”. Dando anche sfoggio di cultura storica, D’Agostino ha persino citato Seneca, il quale sosteneva che “stravincere è l’inizio della fine”. In definitiva, l’inverecondo teatrino inscenato da codesto acutissimo analista politico si è basato sulla sconfitta malamente rimediata dalla coalizione di Governo in Sardegna. Sconfitta che persino i sassi, ma non certamente l’arguto osservatore D’Agostino, hanno correttamente attribuito alla infelice scelta del candidato, come per l’appunto dimostra la corretta valutazione del voto.

Aggiornato il 07 marzo 2024 alle ore 09:45