Il “prezzo” della democrazia

Secondo uno studio le persone sarebbero disposte a rinunciare alla democrazia in cambio di uno stipendio pari al triplo di quello medio nazionale. Il dato emerge da una ricerca condotta su 6mila persone in tre Paesi democratici: Stati Uniti, Francia e Brasile. L’indagine è opera di un gruppo di ricercatori e ricercatrici di economia e diritto pubblico e internazionale della Princeton University e dell’Università di Barcellona. Con quale obiettivo? Misurare quanto valore le persone attribuiscano alla democrazia rispetto ad altre caratteristiche politiche, istituzionali ed economiche delle società, tra cui la sanità pubblica, la meritocrazia e la mobilità sociale. I risultati della ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), sono stati considerati complessivamente rassicuranti dagli autori e dalle autrici: mostrano infatti un alto livello di attaccamento della popolazione alle istituzioni e ai princìpi democratici rispetto ad altri valori, soprattutto alla luce della polarizzazione politica e del successo dei partiti populisti in anni recenti.

Eppure, in ogni Paese è presente una minoranza della popolazione che preferisce governi autoritari. Attraverso una serie di test studiati per trarre dalle risposte una misurazione del valore attribuito dalle persone alla democrazia, la ricercatrice Alicia Adserà e i ricercatori Andreu Arenas e Carles Boix chiedevano ai partecipanti di scegliere quale preferissero tra due ipotetiche società alternative che differivano di volta in volta per determinate metriche. Tra i parametri che variavano negli scenari presentati al campione c’erano, tra gli altri, il reddito mensile personale, la disuguaglianza di reddito a livello nazionale, la mobilità sociale e la presenza di assistenza sanitaria pubblica. Per ogni coppia di società descritte, una delle due – scelta casualmente dagli sperimentatori – era sempre una società senza libere elezioni. L’interesse principale della ricerca era scoprire come interagissero e variassero nelle risposte due dimensioni in particolare: le condizioni economiche individuali delle persone intervistate (il loro reddito personale) e la presenza o assenza di elezioni democratiche. Il modo in cui le domande erano strutturate ha permesso di desumere un “prezzo della democrazia” stimando la disponibilità delle persone intervistate a “barattare” le proprie libertà e il diritto di voto con un certo reddito individuale, così come con altri attributi economici e sociali.

Aggiornato il 12 dicembre 2023 alle ore 17:52