Invito a Oliver Stone, che ci spiega il Pd degli Usa

Giorni fa ho detto a un gruppo d’amici che necessiterebbe invitare Oliver Stone e intervistarlo, perché è un visionario e ha intuito dove ci starebbe portando la cultura occidentale del super controllo cibernetico, della fiscalità totale, del sospetto su ogni movimento o iniziativa umana. Oliver Stone ha vissuto come soldato la guerra del Vietnam e poi l’ha raccontata come regista. Nei suoi film ha sempre dimostrato d’indovinare cosa sottendano le logiche del potere. Una sfida difficile, soprattutto nella nostra Italia, chiusa a confronto e dialogo ma tanto aperta alla rissosità compiacente. Oliver Stone ha più volte asserito che “gli Stati Uniti hanno criticato la Ddr, la Repubblica democratica tedesca, ma che oggi negli Usa regna un sistema di controllo similare a quello della Stasi”.

“Seguo la situazione in Ucraina dal 2014 con Robert Parry in prima fila come guida”, scrive Oliver Stone su Facebook il 2 maggio 2022. “Ho seguito i roghi di Odessa, la persecuzione e gli omicidi di giornalisti, sindaci, politici e cittadini. Ho seguito la messa al bando del principale partito d’opposizione, che aveva più voti del governo Zelensky. Sono rimasto scioccato dal puro odio espresso contro la minoranza russo-ucraina. È una storia lunga e triste, che deriva dal colpo di stato del 2014, co-ideato dagli Stati Uniti, che ha privato l’Ucraina della sua neutralità e l’ha resa rumorosamente antirussa; negli otto anni successivi, in Ucraina sono state uccise circa 14mila persone innocenti, nessuna delle quali è stata seriamente coperta dai nostri media. Ho assistito con crescente paura in queste ultime settimane, mentre Victoria Nuland è emersa ancora una volta dal nulla, avvertendo i russi e noi – il pubblico – che se i russi usano un ordigno nucleare di qualsiasi tipo, ci sarà l’inferno. Questo è stato rapidamente ripreso da una miriade di funzionari dell’amministrazione e canali tivù nei giorni successivi – continua Stone – amplificando la stessa idea: la Russia punta al nucleare. Tutto questo a causa della riaffermazione di Putin della politica nucleare russa, che tra l’altro non è aggressiva come la nostra”.

Stone scrive ancora: “Questo mi ha portato a chiedere, perché ripeterlo ancora e ancora? In primo luogo, c’erano tutte le accuse di crimini di guerra che sono arrivate veloci e furiose e hanno bisogno di indagini e prove serie. Di conseguenza, mi chiedo se gli Stati Uniti stiano preparando il terreno per un’esplosione nucleare a bassa intensità, di origine sconosciuta, da qualche parte nella regione del Donbass, che possa uccidere migliaia di ucraini. Naturalmente, se ciò accadesse, Dio non voglia, tutti gli occhi del mondo sarebbero addestrati, come un cane Pavlov, a incolpare la Russia. Quella colpa è stata impostata già in anticipo, indipendentemente da chi ha lanciato il dispositivo. Questo utilizzo avrebbe sicuramente un impatto sul restante 50 per cento dell’opinione mondiale, che non è nel campo occidentale. La Russia sarebbe il Satana, il Belzebù”.

Sottolinea Oliver Stone: “Tenete presente che è difficile sapere da dove viene sparato un ordigno nucleare, specialmente in una situazione in rapido movimento come questa guerra, in cui sembra che la Russia possa essere accusata di qualsiasi comportamento, non importa quanto assurdo. Probabilmente ci vorranno alcuni giorni per scoprire la verità, ma la verità non è importante. La percezione è che gli Stati Uniti stiano conducendo una guerra di percezione con grande abilità e forza schietta, saturando le onde radio Cnn-Fox e i nostri Paesi satellite in Europa e in Asia come non ho mai visto prima. In questo modo, saremmo un passo avanti verso quella che speriamo sia un altro Eltsin, che può creare per il nostro Paese un’altra grande opportunità ideologica e di business. Ma, soprattutto, isolare la Cina dalla Russia. Naturalmente, la Cina sarebbe il prossimo obiettivo in caso di caduta della Russia. Questo, credo, sia lo scenario onirico degli anarchici neoconservatori nel nostro governo per creare quello che considerano un mondo basato sulle regole”.

In Italia il “sistema” ha a proprio favore la casta dei magistrati, dei tecnici, dei poliziotti, dei militari e dei vincitori di concorso in genere: un pabulum consensuale che nemmeno l’Unione Sovietica e l’Arabia Saudita possono vantare, perché la storia dell’ascesa dei sistemi totalitari classici cova al proprio interno comunque una forza di dissidenza impersonata da burocrati, intellettuali, giornalisti, accademici. In Italia questo manca, e perché le categorie appena citate si sentono gratificate dal ruolo di censore dato loro dai governi. C’è da credere che in pochi capiscano che l’elezione dell’esecutivo d’un governo unico mondiale (speriamo non ci sia mai) non potrà mai essere democratica: non vedrebbe la partecipazione dei popoli, sarebbe peggiore del metodo con cui avvengono le nomine nella Commissione europea, nella Bce, nel sistema finanziario, nel Pentagono.

Aggiornato il 20 maggio 2022 alle ore 13:37