Vacciniamo i nostri ragazzi dai partiti

Appello urgente al futuro presidente della Repubblica

Alla persona che andrà a ricoprire il più alto ruolo nella Repubblica italiana chiedo se ha mai avuto modo di leggere in che modo viene descritta ai nostri ragazzi la storia nazionale, la formazione dello stato democratico e dell’Europa moderna. Se non avrà il tempo di sfogliare i libri di testo in uso, con tutto il rispetto dovuto, le dico che ci sono diverse informazioni diciamo discutibili e soprattutto una linea totalitaria nel descrivere l’Italia e l’Europa come un’accozzaglia senza scrupoli di invasori, dominatori e sfruttatori del Terzo Mondo e non solo. L’unica possibilità di salvezza da questo peccato originale è allinearsi a un buonismo e ad un’arrendevolezza incondizionati. Si tratta di quel politicamente corretto che ha creato eccessi oltre ogni aspettativa. E poi: corretto … ma da chi? I primi effetti si stanno già vedendo. Il diffuso consenso alle campagne per la restituzione di reperti conservati e curati dagli europei alle nazioni di origine ne sono un esempio. In futuro riporteremo anche la Pietà di Michelangelo a Carrara visto è stata fatta con il marmo di quelle zone e staccheremo dalle stanze vaticane i lavori di Raffaello per riportarli ad Urbino. Il Pantheon e la Mole Adriana andranno in Spagna dove nacque l’imperatore Adriano. Basilica e reliquie di Sant’Antonio di Padova prenderanno la strada del Portogallo, gli obelischi romani quella dell’Egitto.

Gli italiani, popolo ormai ridotto a semplice cliente di ospedali e farmacie, non avranno nulla da dire. Al più cambieranno i loro itinerari ciclistici e i vari cammini ecologico-spirituali da immortalare in qualche selfie. Poco importa a chi nei suoi studi non ha fatto caso che il sommo Dante Alighieri non ha mai ricevuto l’alloro di poeta; che la grande anima di Gandhi era contenuta in un corpo di avvocato di formazione e abbigliamento assolutamente inglese almeno fino al periodo di professione in Sudafrica; che il Rinascimento si deve ai banchieri e ai mercanti fiorentini; che in seguito alla morte del primo martire della Massoneria, Tommaso Crudeli, la Toscana fu la prima a sciogliere il Tribunale della Santa Inquisizione; che i Patti Lateranensi, dopo il violentissimo e sanguinoso Risorgimento, possono essere letti anche come una resa postuma allo Stato Pontificio; che il Rastrellamento degli Ebrei nel Ghetto di Roma non fu improvviso ma pianificato con molto anticipo come pure la preventiva deportazione dei Carabinieri in servizio nella Capitale; che nel secondo dopoguerra si assiste a un assalto dei partiti, dei tanti Peppone e altrettanti Don Camillo, alle strutture dello Stato. Occupazione riuscita, come sappiamo, dove le cordate dei colletti bianchi sono influenti anche dopo la fine della Guerra Fredda.

È naturale allora che si crei distacco e diffidenza dalle istituzioni quando i ragazzi cominciano a scoprire che la storia è ancora un racconto di parte, con etichette distribuite in modo funzionale e senza fondamento concreto. Perché credere alla scienza divulgata dagli opinionisti? Perché credere a questioni di principio quando si tratta di interessi economici? Perché oggi l’elezione del presidente della Repubblica è una prova di forza tra i leader di partito? Il tempo presente dice che le donne non possono più festeggiare il Capodanno in sicurezza però i nostri intellettuali con grande coraggio mettono all’indice come atto di violenza il bacio del Principe Azzurro alla dormiente Biancaneve. Certo non è bello ammettere che le ragazze non dovrebbero andare a scuola da sole, forse sarebbe meglio che non ci andassero per niente, tanto si può vivere con il reddito di cittadinanza fino all’arrivo di un marito o con il prepensionamento al femminile.

Se davvero si vuole portare un cambiamento nel nostro Paese si deve per prima cosa ristabilire un rapporto di credibilità e di fiducia reciproca tra Stato e cittadino. Si tratta di creare un percorso difeso dal mare di informazioni inutili o in malafede, ci vorrebbe una sorta di moderno Mosè, anche brutto come quello della Fontana Felice a Roma, a due passi dal Quirinale. Dobbiamo spiegare che abbiamo la fortuna di vivere in una nazione che consente molto e punisce poco. Possiamo riuscirci solo vaccinando i giovani dall’influenza partitica prima di tutto nell’Istruzione e nella Cultura. In un territorio dove il 50 per cento non va a votare, il primo a dare l’esempio e segnale concreto è proprio il presidente della Repubblica. Così non solo la dotta Bologna ma l’Italia intera eviteranno di ridursi ad essere un inquietante e sconsolante allevamento di sardine.

Aggiornato il 27 gennaio 2022 alle ore 12:00