Disastro Capitale

Quando durante il ventennio Adolf Hitler venne a Roma in visita ufficiale, il fascismo per stupire il criminale nazista e farsi più grande ai suoi occhi, pensò di abbellire la Capitale con vistose opere posticce di cartapesta, festoni, finte strutture di sughero e compensato. Una ridicola pagliacciata di cui, certo, la Città Eterna non aveva alcun bisogno. Tanto è vero che l’immenso poeta Trilussa, un grande antifascista liberale che Luigi Einaudi nel 1950 nominò senatore a vita, per schernire e stigmatizzare il fatto, pubblicò lo stesso giorno della visita un suo versetto, “povera Roma mia de travertino, te sei vestita de cartone pe fatte rimirà da n’imbianchino”.

Ecco, a girare oggi per la Capitale ci viene in mente quel versetto. Povera Roma come sei ridotta, qui non si tratta di voler tifare contro qualcuno, perché sia chiaro anche la giunta di Gianni Alemanno fu un vero fallimento e una pessima esperienza, ma stavolta coi grillini si è davvero toccato il fondo. A Roma, infatti, non c’è una cosa che funzioni, o migliorata, ben tenuta, curata, valorizzata. Al contrario in cinque anni ciò che pure da tempo non andava è peggiorato, sprofondato nell’inferno della sciatteria, trascuratezza, disinteresse. Altro che un vento nuovo come dissero i grillini il giorno della vittoria di Virginia Raggi. Qui basta che piova e tiri vento e va sott’acqua tutta la città, alla faccia della novità. Del resto, se il cambiamento fosse questo dei grillini, sarebbe da dire “stavamo meglio quando stavamo peggio”. Perché non c’è nulla che stia bene: dalle strade ai parchi, dai marciapiedi ai cassonetti, dai cartelli stradali ai giardinetti, dalla luce per le strade a quella negli spazi verdi. E poi dagli alberi alle panchine, dalla pulizia alle ciclabili moltiplicate alla follia, per non parlare della tragedia delle municipalizzate. Ecco perché parliamo di disastro Capitale e, badate, non abbiamo citato apposta il funzionamento degli uffici, delle Amministrazioni, Municipi e delegazioni. Insomma, seppure lasciando a parte l’inefficienza drammatica e atavica della burocrazia, lo stato materiale, quello fisico e permanente, è desolante.

Le strade sono buie e spesso spente, interi itinerari, giardini, viali e nemmeno secondari, a turno vengono lasciati al buio e non si capisce il motivo se non per un minus cognitivo, visto che la luce è sicurezza. Dunque, che la colpa sia del Comune o dell’Acea non importa, perché la gravità rimane uguale, l’illuminazione serve sempre, punto. Sulla cartellonistica e sui segnali stradali, poi, siamo al caos più totale: altezze diverse, colori diversi, la maggior parte rotti, piegati, rimossi a metà. Lo stesso per quelli della pubblicità, alcuni addirittura a copertura della vista per le finestre dei cittadini dei piani più bassi, insomma uno schifo.

La manutenzione dei parchi è una vergogna, ancora di più per chi come i grillini si riempia la bocca delle parole “verde, green, ecologia”. Che ipocrisia, se c’è una cosa che caratterizza Roma è la straordinarietà delle ville. Fate un giro a Villa Ada, Villa Borghese, Villa Glori, Villa Pamphili, per citarne alcune. Una giungla, una discarica di rami e alberi caduti, per non dire delle panchine, fontanelle e dei cestini sempre rotti e ammalorati. Per le strade e i marciapiedi, poi, stendiamo un velo pietoso: la sciatteria e la trascuratezza è impressionante, oltre che pericolosa e incosciente. Buche, asfalto mancante, avvallamenti, mezze voragini e tombini sporgenti. Sia a piedi che in bicicletta o motorino, tornare a casa sani la sera è una fortuna. E poi la pulizia, le piante d’alto fusto trascurate che crollano in continuazione, i cassonetti rotti, mezzi bruciati, spesso posizionati pericolosamente a detrimento della vista per le auto che procedono, buttati senza logica fra le auto in sosta e i marciapiedi. E badate, non parliamo dei problemi seri della raccolta: ci limitiamo a quelli della vista materiale, ecco perché parliamo di disastro Capitale.

Roma è ridotta talmente male, chiunque vincesse alle prossime Comunali con veramente poco potrebbe conquistare l’entusiasmo dei romani. Basterebbe dedicarsi un po’ al verde, alle buche, ai cartelloni, all’illuminazione per avere applausi e una menzione. Dopodiché, sia chiaro, una parte del tutto è addosso ai cittadini, alla inciviltà di tanti, alla mancanza di educazione civica, perché un vecchio adagio recita “se ognuno curasse lo spazio di fronte alla porta, la città sarebbe certamente più pulita”.

Ecco perché raccomandiamo al centrodestra che, mai come stavolta, potrà vincere visto il disastro grillino assieme coi sinistri. Perché il Partito Democratico regge il bordone giallorosso di chiedere insieme al voto una partecipazione di cura ai cittadini. Spingerli a sentire più propria la Capitale, invocando un contributo non di denaro ma di civiltà urbana, sarebbe determinante e per certi versi più importante. Roma dopo questa disgrazia grillina avrà bisogno di una cura da cavallo, da Protezione civile, da genio militare, ma avrà soprattutto bisogno dell’amore e del rispetto dei romani degli abitanti, senza il quale nulla sarà possibile. Vale per la Capitale e per tutto il territorio nazionale, a proposito di green economy, ecologia, cultura della cura per la natura e per l’ambiente.

Ecco perché il centrodestra dovrà impegnarsi a presentare a Roma una classe politica esperta, preparata, cosciente del compito futuro, in grado di trasmettere passione, solidarietà e formazione civica, di proporre – oltre che i grandi indispensabili progetti – anche quelle soluzioni che dipendono da tutti i cittadini per l’amore cittadino. Noi vigileremo e sproneremo il centrodestra, nella speranza che presto esca fuori il nome del candidato sindaco per guidare verso la vittoria la coalizione. Per restituire a Roma la dignità che merita, per restituire all’Italia una Capitale da mostrare con orgoglio, non solo per la bellezza più grande e unica nel mondo dei fasti del passato. Ma per quella del presente e del futuro: evviva l’Italia, evviva Roma, evviva il centrodestra vittorioso.

Aggiornato il 03 marzo 2021 alle ore 11:14