Molte maschere e pochi volti

Aveva ragione il grande Pirandello, non c’è opera che abbia scritto senza uno straordinario insegnamento del senso della vita, del resto non si prende il Nobel per caso, solo a Barack Obama è toccata questa fortuna.

Molte maschere e pochi volti sembra tagliato apposta per la maggioranza, ipocrisia e falsità politica ma per il resto nulla, a partire dalla conoscenza delle necessità, della realtà e della verità sullo stato dell’arte di un Paese che può riprendersi e ripartire solo col contrario delle ricette giallorosse. Del resto solo aver bruciato 100 miliardi senza ottenere non solo una inversione di tendenza ma nemmeno un cambio di direzione nella crescita e ripresa dell’economia, della fiducia, della soluzione dei problemi sul tavolo che, anzi, si sono aggravati. L’elenco sarebbe lungo ma basterebbe pensare che sono a rischio un milione di posti di lavoro, perché il blocco dei licenziamenti non è stata una cura ma solo la maniera per coprire con una pezza la ferita purulenta e virulenta che c’è sotto. Così come non è stata una cura l’enormità di denaro spesa in assistenza perché, come diceva Luigi Einaudi, “sul mercato si soddisfano domande e non bisogni” e l’assistenza non è mai un modo per stimolare l’intrapresa, la produzione, l’occupazione che genera fatturato, aumenta il Pil e il volume generale dei redditi.

Viene da mettersi le mani nei capelli infatti a sentire il Premier elogiare gli effetti del reddito di cittadinanza, che non solo è stato un flop disastroso costato fino ad ora 10 miliardi di euro, ma è servito a stimolare il nero e a premiare per un verso gli sfaticati e per l’altro furbetti e delinquenti, visto che dai controlli a posteriori ne sono uscite fuori di tutti i colori. Come viene la pelle d’oca a sentire che in questo ultimo trimestre e all’inizio del 2021 ci saranno sorprese sulla ripresa rispetto alle attese, con quali dati è sconosciuto, perché come abbiamo più volte scritto basterebbe farsi un giro per l’Italia per capire il contrario. Del resto se un milione di persone rischiano il posto vuol dire che una quantità di aziende rischiano la chiusura, un ridimensionamento forte, un fallimento alle porte, per non dire che sarebbe utile sapere quali previsioni abbia fatto il Governo sulla stagione turistica invernale alle prese col covid, perché l’unica ripresa certa è quella dei contagi. L’anno scorso, infatti, la pandemia è esplosa a marzo inoltrato salvando per intero il fatturato della stagione invernale, parliamo di un volume grande di Pil che si è salvato, perché come è noto il mese di dicembre sulla neve è di turismo pieno e arriva a scavalcare l’anno con le vacanze di Natale.

Cosa succederà quest’anno? Sugli impianti, alberghi, località sciistiche? Cosa succederà col covid sulle funivie, seggiovie, le attrezzature di risalita? Con tutta probabilità succederà lo stesso se non in peggio, perché sulla neve è tutto più complicato, di ciò che è successo nelle località di mare questa estate che complessivamente hanno perso un fatturato enorme. Insomma, parliamo di 4 mesi visto che la stagione invernale parte a dicembre e arriva a marzo, talvolta ai primi di aprile, e l’Italia, si sa, è uno dei Paesi più attrezzati al mondo per il turismo invernale, per tradizione e per le bellezze naturali dalle Alpi agli Appennini.

Ecco perché viene il sorriso, seppure amaro, a sentire Giuseppe Conte e il ministro Roberto Gualtieri parlare di trimestre finale sorprendente e di inizio d’anno più che positivo; insomma, come avverrebbe il rimbalzo? Per via di quali stimoli? Di quali interventi? Forse i monopattini, il reddito di cittadinanza, i bonus, il blocco degli sfratti e dei licenziamenti? Forse con i banchi con le ruote, lo smart working?

Quale rimbalzo se tutti i 160 tavoli di crisi restano irrisolti, i cantieri fermi, gli investimenti pure, la leva fiscale non è stata utilizzata, anzi si profila l’invio di milioni di cartelle e un inasprimento sugli immobili che ci chiederà l’Europa per erogare il Recovery, come se la casa non fosse già devastata dalle tasse? Quale sarebbe il piano di rilancio per un riscontro tanto sorprendente, il cuneo sul costo del lavoro e basta? Come se un Paese come il nostro, depredato per via di una spesa pubblica fuori controllo che obbliga ad una spremitura fiscale da aguzzini per sostenerne il peso, tornasse in quota con un po’ di cuneo in meno, con qualche ecobonus, biciclette e monopattini.

Ma non scherziamo, qui c’è uno Stato che costa un’eresia e non funziona perché è tutto una burocrazia, c’è un Leviatano da paura, tra impiego pubblico eccessivo, enti inutili, municipalizzate colabrodo, organismi inconcludenti, costi esplosivi per l’accoglienza che non controlliamo ma scelleratamente incentiviamo. Paghiamo un botto ciò che non serve e non è mai servito. Perché i giallorossi che sono cattocomunisti e grillini assieme sanno bene che in Italia per colpa loro è stato messo in piedi un mostro statale per il clientelismo elettorale specialmente al sud, che oggi ci si rivolta contro per i costi insopportabili e le inefficienze e per metterlo in piedi si è generato un debito pubblico che solo di oneri al servizio ci dissangua.

Il cattocomunismo ha generato per decenni un Paese da socialismo reale impedendo l’opzione liberale, che brucia risorse e succhia sangue all’economia con cifre da pazzia, per rimetterlo in riga e spingerlo ad una crescita adeguata servirebbe una bomba atomica fiscale, una potatura generale, una revisione dell’apparato e della spesa epocale, altro che il taglio dei parlamentari per il risparmio mentre si aumentano stipendi, compensi, consulenti, assistenti e dipendenti.

Del resto, scusate, vi risulta mica che non fosse altro per pudore rispetto a chi soffre, dalle più alte cariche dello Stato, ai ministri, ai vertici delle aziende pubbliche, qualcuno si sia ridotto lo stipendio? Ma mi faccia il piacere!, direbbe Totò. Infatti a Pasquale Tridico ci ha pensato Luigi Di Maio per regalo di bravura. Che vergogna.

Ma poi tutto questo chi lo paga? Chi paga se le aziende muoiono, chiudono, licenziano perché non ce la fanno e le tasse si mangiano i consumi? E guardate, il Recovery sarà un prestito mica un regalo, dovremo restituire i soldi con la ripresa, ma quale? Quella giallorossa fatta di chiacchiere, sprechi, navigator, monopattini e idiozie? Sarà questo a risollevarci da un più caduto in doppia cifra e un debito al 160 per cento? Ancora Totò e ancora: ma mi faccia il piacere!

Serve una diversa politica industriale, fiscale, sociale, il lavoro produttivo lo crea l’impresa e non l’assistenza trasformata in spesa, serve la fiducia e non la paura di essere controllati, schedati come nei soviet, a partire dal contante, serve la semplicità del fare impresa e non le leggi e i collegati di 400 pagine incomprensibili, serve dire basta ai cattocomunisti e alla sinistra ipocrita e dannosa. Serve un Paese più democratico, liberale, snello, semplice a viverci, ad inventarsi un lavoro, un’attività, un Paese senza la giustizia ingiusta, il fisco Torquemada, senza uno Stato che ti frega e prende solo, un Paese dove il cittadino è rispettato piuttosto che sottomesso, il contrario del Paese giallorosso, troppe maschere come quella da Joker di Beppe Grillo a proposito del grande Pirandello.

Aggiornato il 28 settembre 2020 alle ore 11:36