Le responsabilità della politica e dei cittadini

Che la politica sia in crisi, è sotto gli occhi di tutti. I politici, nella maggior parte dei casi, sono totalmente inadeguati al ruolo che ricoprono; mancano di competenze tecniche, di cultura giuridica e sociale e non hanno nemmeno la sensibilità istituzionale per svolgere dignitosamente i loro compiti. I partiti, cui è delegato il compito di individuare i rappresentanti politici dei cittadini, operano le loro scelte, con criteri puramente clientelari e, coloro che hanno qualità e meriti, in un mondo di mediocri, sono visti solo come potenziali nemici. Questo fenomeno è così evidente che, da anni, si pensa che la causa di tutti i nostri mali sia solo la politica. A ben vedere, però, il fenomeno è molto più complesso e l’attacco alla politica, spesso non è altro che il tentativo ipocrita di non voler vedere che i primi responsabili della situazione in cui ci troviamo, siamo proprio noi cittadini ed elettori.

Dopo il periodo dei grandi ideali e della partecipazione, ci siamo convinti che gli unici valori per i quali valeva la pena di lottare erano il successo personale e il poter vivere senza troppi pensieri. Abbiamo cresciuto le nuove generazioni con questi principi, facendoli disinteressare completamente alla politica che, salvo rare eccezioni, è rimasta il terreno di conquista di avventurieri furbi e interessati solo ai propri interessi personali. Il divario tra i cittadini e la politica si è sempre più allargato e, quest’ultima, grazie anche allo strapotere dei media e dei social, ha studiato strumenti sempre più raffinati per condizionare le scelte delle persone, ignare di diventare strumenti inconsapevoli di quel potere.

Il risultato è che il novanta per cento dei cittadini, fa quello che la televisione gli dice di fare e orienta le proprie scelte adeguandosi ai messaggi che spregiudicati gruppi di potere elaborano e mettono al servizio, non solo degli operatori commerciali, ma anche di chi vuole, ai vari livelli, generare consensi e acquisire potere. Nessuno sente più il bisogno di protestare. Ci dicono che alle 18 dobbiamo mettere le mascherine per strada e, nonostante l’assurdità della norma e il suo odioso carattere impositivo, nessuno ha da dire niente. Recentemente hanno chiuso le discoteche, mentre erano nel pieno esercizio delle loro attività e, l’unica protesta che ho sentito, è stata di chiedere un contributo per i gestori. Possibile che non si capisca che il problema non è di tipo assistenziale ma riguarda i diritti di libertà e del libero esercizio delle attività di impresa? Lo Stato ha tutto il diritto di regolamentare l’esercizio di una attività e l’accesso dei cittadini, se questo coinvolge esigenze di salute pubblica, ma non ha il potere di chiudere tutte le discoteche o tutte le palestre d’Italia.

Un provvedimento del genere è tipico delle dittature. Eppure, anche in questo caso, nessuno ha protestato. Anzi, sono sicuro che non mancherà chi, leggendo queste parole, le liquiderà relegandole, insieme al sottoscritto, nell’alveo dei cosiddetti negazionisti. È questa superficialità di giudizi, questa incapacità di leggere criticamente ciò che avviene intorno a noi, il vero nemico da combattere. Ciò che temo, però, è che il nemico sia, ormai, la maggioranza e chi è fuori dal coro, non abbia più alcuna possibilità di cambiare le cose.

Aggiornato il 31 agosto 2020 alle ore 11:53