Liste elettorali: l’invasione degli avvocati

Quando si parla di aule come il Parlamento, Consigli Regionali, Consigli Comunali, si intende stanze chiuse, frequentate da rappresentanti eletti dal popolo, ai quali, lo stesso popolo, affida il potere legislativo e gli stessi eletti instaurano un rapporto di fiducia con il proprio elettorato e territorio. All’interno di queste aule devono essere rappresentati, gli interessi generali e collettivi della società civile che delega, in sua rappresentanza e a gestire le necessità del territorio, parlamentari, consiglieri regionali e comunali. Si pensa altresì che all’interno di queste stanze vi debba essere un’ampia rappresentanza delle varie categorie e professioni che popolano il variegato mondo del lavoro e della società tutta.

Salta invece all’occhio un fatto alquanto curioso e singolare che sta accadendo sia in una delle regioni prossime al voto il 20 e 21 settembre, la Regione Marche, che in uno dei suoi Comuni capoluoghi, Macerata, dove si rileva palesemente una eccessiva presenza di elettorato passivo appartenente alla professione forense. Ora, nulla a ridire che gli avvocati abbiano ambizioni politiche, molto invece viene da pensare quando la professione forense è rappresentata all’interno delle liste elettorali in modo tanto elevato rispetto a tutte le altre categorie e professioni. Come mai, viene da chiedersi, un ambito quello politico, oggi, cosi tanto bistrattato diventa meta tanto ambita?

Come è noto, nelle aule Parlamentari e dei Consigli Regionali è prevista l’attività legislativa, ossia, la realizzazione di leggi che poi vanno ad incidere direttamente e/o indirettamente nella vita dei cittadini. Purtroppo può capitare che tali norme trovino difficoltà di conciliazione con il territorio, il più delle volte generando del contenzioso che poi dovrà inevitabilmente trovare soluzione all’interno delle aule dei tribunali e, guarda caso, a discutere di ciò potrebbero essere sempre gli stessi legiferanti ossia gli avvocati.

Ora non per fare il processo (tanto per rimanere nell’ambito) alle intenzioni ma una certa perplessit sorge soprattutto quando l’afflusso della categoria è cosi numericamente importante. Che vi sia la rappresentanza forense all’interno di tali istituzioni è legittimo ma che ve ne sia cosi tanta, lascia indubbiamente pensare e qualche malizioso potrebbe immaginare che si guardi all’ambito politico più come forma di reddito “indiretto” che missione per risolvere i problemi della collettività.

È evidente, a questo punto, che ai dirigenti di partito possa essere imputata una scarsa attenzione nel redigere le liste elettorali, ma, in ogni caso, risulterebbe auspicabile una norma che regoli la questione o ci si ritroverà con una politica delegata a una maggioranza trasversale rappresentata da una singola categoria professionale, il che non è certo auspicabile.

Aggiornato il 26 agosto 2020 alle ore 12:50