In piazza, ma molto distanziati

Per fortuna che sulle candidature regionali, seppure con fatica e perplessità, c’è stata condivisione e unità d’intenti, perché sul Mes e parecchio d’altro, la piazza di sabato per i tre leader sarà più distanziata di quanto indicato dalle regole sul virus. Ovviamente non parliamo del popolo di centrodestra che anzi, al contrario, rivendica con forza compattezza e vicinanza, ci riferiamo a Forza Italia che continua a suscitare dubbi e incertezze sulla posizione rispetto a Giuseppe Conte e alla maggioranza più di sinistra della storia. Certo a pensare che il cavaliere trascinò il Paese ad una vittoria straordinaria del centrodestra nel 2001 con il motto famoso della scelta di campo, o di qua o di là, il disappunto viene, ancora di più perché al governo del Paese c’è la coalizione più comunista e cattocomunista della storia, visto che anche i grillini da quell’impasto provengono. Insomma che Forza Italia resti al centro dei dubbi e dei retroscena sulla possibile sponda ad un governo, che seppure diverso, avrebbe sempre come punto di riferimento gli eredi di Palmiro Togliatti, che il Cavaliere l’hanno massacrato, sembra più incredibile che vero. Per non parlare di un eventuale sostegno al governo attuale, Conte-bis, qualora sul Mes venissero a mancare i voti della truppa del comico genovese contrari allo strumento di finanziamento Ue. Sia come sia, si tratta di ipotesi che per noi bipolaristi convinti, proprio nel senso della famosa scelta di campo, non stanno né in cielo né in terra, perché quando la politica si arrende agli inciuci comunque giustificati, significa che la democrazia soffre di una malattia.

Del resto basterebbe pensare che all’indomani della scelta ipocrita e opportunista della coalizione grillino cattocomunista di mettersi assieme, la rabbia e l’indignazione vennero a galla proprio perché tra quei partiti fino ad allora c’erano stati solo insulti e insolenze di ogni tipo. Figuriamoci dunque cosa sarebbe se Forza Italia si riducesse a fare da stampella a Giuseppe Conte, oppure a condividere un governo coi figliocci di Togliatti  e dell’ipocrisia cattocomunista, con la scusa dell’unità nazionale in una fase emergenziale. Anche perché semmai, è proprio in emergenza che serve un programma chiaro e condiviso per uscirne fuori, ma la coesione non nasce dalla somma dei seggi in Parlamento per fare quorum, nasce da una idea del Paese, dell’economia, del sistema che viene prima dei numeri e delle somme. Ecco perché un esecutivo istituzionale di emergenza avrebbe senso solo per portare nel giro di qualche mese, pochi, il Paese a un nuovo voto, tutto il resto sarebbe un pericoloso papocchio, come è stato quello gialloverde e molto peggio quello attuale. Figuriamoci dunque unire per la salvezza nazionale, il Pci-Pds-Ds-Pd, Laura Boldrini e Radicali, Matteo Renzi e Carlo Calenda, Forza Italia e qualche peones sparpagliato fra centrodestra e centrosinistra, cosa uscirebbe fuori, insomma dire che una coalizione simile servirebbe a salvarci dal baratro sarebbe come fare Dracula capo dell’Avis. Ma ciò che genera rabbia è l’ostinazione a rifiutare il voto, a ritenere che per l’Italia sia meglio e salutare, stare in mano ad incapaci, incoscienti sulla crisi e inadatti, oppure ad un eventuale governo da maionese impazzita, piuttosto che scegliere democraticamente con un voto una maggioranza vera.

Insomma a sentire che al Conte bis, non ci sia alternativa, quando ci sarebbe eccome, non solo è un’offesa alla democrazia ma sfiora la follia politica, perché di fronte ad una crisi tanto devastante non c’è peggiore cosa della confusione, del minestrone, delle forzature. Ecco perché se Silvio Berlusconi decidesse di staccarsi dal centrodestra per sostenere i cattocomunisti, Giuseppe Conte, o quel che sia, non solo tradirebbe il suo motto originale della scelta di campo, ma finirebbe peggio di come finì quando scelleratamente decise di appoggiare Mario Monti dando corda ai consigli di qualcuno. Il risultato di allora lo sappiamo, non solo per le intercettazioni che girano sul Cavaliere, ma per la frana elettorale di Forza Italia che da allora ad ora si è trimezzata, perché la gente ad essere imbrogliata non ci sta per niente. Per salvare il Paese dall’incapacità e dall’ipocrisia di una coalizione che ferisce la democrazia, servono due cose, un’opposizione chiara e intransigente, compatta e costante, e un nuovo voto che chiarisca il pantano e tagli il cul de sac nel quale è stato cacciato da chi anziché salvarlo vuole comandarlo, controllarlo, inginocchiarlo e consegnarlo alla deriva senza prospettiva. Per questo domani il centrodestra e soprattutto Forza Italia deve fugare ogni dubbio di appartenenza al campo antagonista a quello cattocomunista, e ribadire che con Giuseppe Conte c’è poco da parlare perché l’Italia e gli italiani vogliono votare per cambiare e non per trattare.

Aggiornato il 03 luglio 2020 alle ore 12:38