Vincere le regionali e chiedere subito le politiche

Fatto l’accordo sulle regionali al centrodestra non resta che puntare alla resa dei conti di settembre, perché se il risultato confermasse la stragrande maggioranza elettorale nel paese del centrodestra, coll’ulteriore incremento dei governatori, non ci sarebbe scusa sulla indispensabilità di un voto politico nazionale.

Insomma se il risultato punisse una volta di più la coalizione di governo strappandole altre regioni a favore di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, insistere per impedire che siano gli italiani a decidere da chi farsi governare, sarebbe veramente grave sotto tutti i punti di vista, costituzione compresa.

Del resto in una fase così difficile e decisiva per il futuro, chiunque si prendesse la responsabilità di lasciare l’Italia ancora in mano ad una coalizione largamente minoritaria e costantemente sconfitta ad ogni tornata elettorale, farebbe una scelta incompatibile col quadro politico, democratico e reale rispetto al sentimento di sovranità popolare.

Qui non si tratta dei numeri in parlamento, del sostegno politico ipocrita ad un governo nato sul niente e vissuto altrettanto tranne per impedire che già a settembre il paese si esprimesse, si tratta di buon senso, di democrazia, di trascurare pericolosamente l’indicazione della gente.

Ecco perché scriviamo che se alle prossime regionali il popolo confermasse in modo netto il suo giudizio contrario e negativo verso un esecutivo sbagliato, abborracciato, il centrodestra dovrebbe immediatamente salire al colle per chiedere con forza e con ragione che si lasci finalmente la parola alla nazione.

Del resto quale potrebbe essere a quel punto un solo motivo per impedire il voto, per fare finta, per trascurare una evidenza tanto grande sulla maggioranza politica vera del paese, nessuno, ancora di più di fronte ad un governo che in questi mesi ha dimostrato quanto possa costare lasciare l’Italia in mano ad un gruppo, incapace, inadeguato e totalmente impreparato.

Qui non si tratta solo delle gaffe, degli show, delle passerelle, delle insolenze su Matteo Salvini e Giorgia Meloni, per non dire dell’ipocrisia verso Silvio Berlusconi, visto che i grillini quando erano con Matteo Salvini non volevano nemmeno sentirne l’ombra, mentre ora brigano col Pd per cercare di tiralo dentro come stampella a Giuseppe Conte.

Non si tratta nemmeno delle conferenze a gogò per annunciare illusioni, per garantire interventi inesistenti, per intortare gli italiani come fossero cretini, parliamo delle centinaia di miliardi messe in circolazione, della immediatezza sulla cassa integrazione, dei prestiti erogati a costo e tempo zero, dei bonus e dei sussidi pronti a disposizione, si tratta del quadro e della situazione.

Questo governo infatti ci sta portando ad uno straripamento del debito sul pil da diluvio universale, supereremo il 160 percento, continua a sforare il deficit oltre ogni misura spendendo male nel contrasto alla chiusura, sta mettendo il paese completamente e scriteriatamente nelle mani dell’Europa, senza uno straccio di programma, di revisione delle uscite, di contenimento e trasferimento della spesa, di ricerca interna dell’approvvigionamento, di piano per il rilancio dell’economia.

E non si dica per favore che il progetto di rilancio del paese sia la lotta al contante, gli alberi da piantare, i monopattini, le ciclabili, l’energia verde di cui oltretutto si parla da una vita, la moneta elettronica, il lavoro remoto, i voucher per le donne manager, più stato nell’economia.

Il rilancio del paese dopo una catastrofe come questa, che è stata completamente sottovalutata passa dalla destatalizzazione, l’abolizione dell’assistenzialismo elettorale, la chiusura di mille enti mangiasoldi, la cesura di uffici che vivono per mettere veti, l’avviamento immediato dei cantieri, una svolta sugli investimenti infrastrutturali.

Il rilancio del paese passa per uno shock fiscale con una riforma che non può essere la sciocchezza di un lifting delle aliquote o di un appiccico sull’iva temporaneo, serve una riscrittura sia dell’imposizione che della riscossione, basta cartelle raddoppiate, mortificazione dei diritti del contribuente, strapoteri del fisco al limite del costituzionale, serve la pace fiscale.

Serve la riforma della giustizia, ci rendiamo conto di cosa stia accadendo sul caso Luca Palamara? Una roba che se i magistrati oggi seguissero le stesse regole che seguirono per tangentopoli, metà dei giudici dovrebbe arrestare l’altra metà, pensate cosa sarebbe accaduto se le intercettazioni avessero riguardato politica e impresa cosa avrebbe fatto la magistratura? La giustizia va riscritta tutta dalla a alla z, carriere, csm, obbligatorietà dell’azione penale, concorsi, incarichi, va cambiato tutto, altroché il pannicello caldo di Alfonso Bonafede.

Per il futuro dei giovani non servono i bonus, i monopattini, serve la riscrittura della previdenza, il sostegno alla libera intrapresa, il finanziamento dell’idea imprenditoriale, una scuola e una università meno sindacalizzata e baronizzata, serve una formazione centrata sul merito e non sul desiderio del partito come è stato fino ad ora per via dei cattocomunisti, serve il posto di lavoro produttivo e non quello fisso e clientelare dello stato.

Infine per il futuro del paese serve il presente, servono adesso gli aiuti a fondo perduto, i sostegni fiscali alla riapertura, la cancellazione a stralcio delle pendenze, il pagamento dei debiti della p.a. L’immediata compensazione di ogni dare avere, serve che le banche siano obbligate alla rapidità, serve salvare il privato produttivo e l’occupazione e non ondate di assunzione pubblica, serve quello che il governo non ha fatto, ecco perché a settembre se vincesse il centrodestra, Giuseppe Conte se ne deve andare e gli italiani devono tornare a votare.

Aggiornato il 23 giugno 2020 alle ore 10:40