Ovvia, conseguente, sacrosanta

Solo la solita ipocrisia dei cattocomunisti è scesa in campo per attaccare una manifestazione organizzata dal centrodestra per una protesta nota, scontata e legata all’incapacità di un Governo di sinistra inadeguato, abborracciato, tenuto in vita dalla voglia di potere per impedire l’alternanza. Parliamoci chiaro, è la maggioranza a disattendere i richiami del Colle all’unità, perché anche ieri i leader del centrodestra hanno confermato la disponibilità seppure alla ovvia condizione di vedere approvati i mille suggerimenti fino ad ora trascurati.

Del resto è troppo facile chiedere solidarietà al centrodestra per tenere a bada l’esasperazione di milioni di persone che tirano la carretta del Paese per mantenere, con le tasse e il sacrificio, le spese di un apparato statale che della crisi economica non sta pagando un tubo. Tanto è vero che da quando è scoppiata la pandemia e la discesa a picco dell’economia, tutti i guai, e i costi, sono piombati sopra l’apparato produttivo senza che agli statali fosse chiesto un minimo di partecipazione o di contributo partecipativo al dramma collettivo.

Perfino dai parlamentari, da tutti i livelli istituzionali, dai vertici statali, dalle posizioni apicali a partire da quelle strapagate, non c’è stato un atto di pudore e solidarietà per rinunciare temporaneamente a qualche privilegio salariale da trasferire a chi è rimasto senza lavoro e fatturato. Ecco perché c’è poco da parlare di collaborazione e partecipazione, quando si spacca il Paese in due, tra garantiti e soffocati, privilegiati e soverchiati, sembra di ascoltare Totò quando dice, armiamoci e partite, quando ritornerete saremo vincitori.

Di fronte ad una crisi tanto devastante dovrebbe essere lo Stato a dare l’esempio, a partire dal Governo, dalle istituzioni, dai provvedimenti per la revisione di una spesa che contiene una quantità di sprechi, sperperi, emolumenti e finanziamenti superflui, clientelari, elettorali. È inaccettabile infatti che dall’orizzonte del Governo più di sinistra della storia la parola revisione, spending review, sia scomparsa; anzi, in questi mesi si è pensato all’esatto contrario, ad aggravare i conti con l’ingaggio di esperti, commissari, tecnici e scienziati che dovranno essere pagati.

Come se non bastasse, la gran parte degli stanziamenti per fronteggiare la crisi andranno in assistenza, assunzioni, espansioni di un comparto pubblico che non solo non produce e costa, ma si trasforma in burocrazia asfissiante e ossessiva, capace solo di bloccare e complicare la ripresa. Ecco perché viene l’indignazione a sentire parlare il Premier di decreti per lo snellimento e il contrasto ai formalismi amministrativi, ai costi indiretti dovuti al troppo Stato, alla lotta per l’inefficienza pubblica, quando si procede per ingigantirla.

Basterebbe leggere i dpcm per capire quanto si sia offerto il destro alla burocrazia, si sia pensato ad allargare lo statalismo, ad incrementare le spese improduttive, anziché concentrare le risorse verso chi produce ed ha sofferto, cerca di riaprire con sacrificio, chi non ha incassato niente per mesi. Se si fosse voluto veramente sconfiggere la burocrazia si sarebbe potuto imporre per decreto velocità e semplicità d’erogazione, il salto a piedi pari di mille controlli, l’eliminazione di moduli, l’arrivo diretto dei sussidi sui conti degli artigiani, delle imprese, Partite Iva, commercianti per aiutarli a ripartire, piuttosto che 500 pagine di condizioni, opzioni, obbligazioni. Se si fosse voluto veramente sostenere l’apparato produttivo si sarebbe dovuto decretare solo interventi di favore a quel settore, anziché sprecare ancora una volta in assistenza, assunzioni pubbliche, garanzie per l’immediata liquidazione dei tfr pubblici, come se questi in un momento tanto grave fossero più necessari di un sostegno poderoso a chi produce il Pil e paga pegno. Si sarebbe dovuto utilizzare subito la leva fiscale a vantaggio della produzione e dei consumi, a supporto di chi non ha liquidità perché è stato chiuso, anziché annunciare controlli e cartelle a milioni che non potranno essere pagate per mancanza di incassi e per sopravvivenza. Pagare le tasse per gli statali, tutto quel mondo che vive di Stato sarà normale, chi non si è accorto di cosa sia un sacrificio, la mancanza dei soldi per la spesa, ci mancherebbe che battesse ciglio, ma per tutto il mondo che ha subito una mazzata enorme oltreché una provocazione sarà impossibile. Si tratta di tutti gli argomenti che il centrodestra ha presentato a Giuseppe Conte per indicare le necessità, gli interventi, e che il Governo ha cestinato, stracciato e dileggiato, a favore del me ne infischio bellamente; ecco perché chiedere collaborazione sta diventando insopportabile e impertinente.

È questa la ragione della protesta non solo del centrodestra, ma di categorie, associazioni, confederazioni, il mondo che tira la carretta, alza la serranda, apre i capannoni, quel mondo senza il quale per l’economia sarà un diluvio universale e quella di ieri sarà niente rispetto a quella che potrebbe essere a settembre continuando così. La realtà è che siamo in mano ad incapaci, inadatti, malati di statalismo, assistenzialismo, forcaiolismo, pauperismo, il peggio della sinistra di potere, per questo bisognerebbe votare, perché l’alternativa esiste eccome ed è indicata dalla Costituzione: dare al Paese una maggioranza chiara nata dal voto popolare e non dalle manovre del palazzo e del potere.

Aggiornato il 03 giugno 2020 alle ore 12:30