Dicono gatto e non hanno neanche il sacco

Non dire gatto se non l’hai nel sacco recita il proverbio, eppure l’ignoranza, perfino sulla saggezza proverbiale, della maggioranza è tale da spingerla a dire gatto senza nemmeno avere il sacco. È irritante e imbarazzante assieme infatti che da due giorni, gli eredi di Palmiro Togliatti, i grillini e i cespuglietti della coalizione, vadano sproloquiando e festeggiando a vanvera un trattato, quello del Next, che al contrario dovrà essere discusso, concordato e votato all’unanimità dall’Eurogruppo. Per non dire che questo comportamento è di una scelleratezza politica senza uguali, perché i paesi frugali che non vogliono il Next e non ci amano, a vederci esultare, cantare vittoria, si indispettiranno ancora di più, elementare Watson. Del resto a parti invertite chiunque farebbe lo stesso, si accanirebbe contro pinocchi e fanfaroni esultanti per una cosa ancora tutta da vedere e definire, insomma mettiamoci nei panni di Olanda, Austria, Danimarca e Svezia.

Eppure non solo la maggioranza la cui dabbenaggine è arcinota, ma molti giornaloni di supporto hanno tenuto bordone a questa interpretazione del Next, e hanno titolato e parlato come se tutto fosse già fatto ed approvato, pensate quale effetto abbia sortito verso chi non lo vuole e ci considera inaffidabili, sic. Parliamoci chiaro un minimo di buon senso e di onestà avrebbe dovuto spingere sia la politica e sia l’informazione, alla cautela, soprattutto alla recensione fedele dei fatti, che dicono tutt’altro di un accordo chiuso, firmato e operativo. Il Next è per il momento una semplice proposta sul tavolo, e andrà discusso in tutto e per tutto, dalle cifre, sia totali che ripartite fra prestito e sussidio, alle condizioni, ai tempi di attivazione, alle clausole di garanzia, insomma alla fine potrebbe diventare molto diverso. Del resto è difficile pensare che i frugali usciranno a mani vuote dal confronto, anche perché per l’approvazione serve l’unanimità, dunque basta un veto per bloccare tutto, e vista l’intransigenza specialmente dell’Olanda e dell’Austria, c’è da aspettarsi modifiche importanti.

Per farla breve abbiamo assistito ancora una volta alla mediocrità di un esecutivo che usa la propaganda al posto della testa, la demagogia al posto della strategia, l’illusione al posto della preparazione, che oltretutto in politica estera è fondamentale. Perché se da noi troppa gente purtroppo ancora abbocca e si fa intortare dai cattocomunisti e dai grillini, basterebbe pensare a quel 34 per cento di italiani che nel 2018 li hanno votati, all’estero non è così, soprattutto in Europa e soprattutto adesso, visto che la crisi ha colpito tutti. Perché sia chiaro il fatto che l’economia stia subendo contrazioni enormi tra i partner spingerà semmai ad una maggiore tutela dei singoli interessi piuttosto del contrario, ognuno penserà ai propri cittadini, ai propri conti, prima di pensare a quelli degli altri. Tanto è vero che la disponibilità di Angela Merkel, che comunque va letta con cautela e una certa diffidenza, perché come i tedeschi conoscono noi, noi conosciamo loro, dipende da tutt’altro che generosità, ma da un calcolo preciso di mercato e di scambi commerciali.

I tedeschi infatti con la pandemia hanno subito una forte contrazione dei rapporti con la Cina, peggiorato quelli già poco buoni con l’America di Donald Trump e con la Russia, anche perché con Vladimir Putin c’è l’embargo, dunque l’unico modo per compensare la bilancia, era quello di finanziare quei paesi dell’Europa in grado di potenziare con soldi freschi e in quantità, il cross commerciale bilaterale. Insomma la Merkel supportando la proposta di un Next poderoso ha fatto un’azione di cross marketing, altroché bonomia, ecco perché ha tutto l’interesse a rimpinguare le casse vuote dell’Italia, ma altrettanto porrà precise condizioni sul come spendere e investire i soldi e sui vincoli di politica economica e di bilancio da inserire. Sta tutto qua il rovescio della medaglia, o forse meglio il tranello che l’asse franco tedesco ha escogitato per il Next, di cui guarda caso non usufruirà, ecco il motivo per il quale non c’è nulla da festeggiare anzi bisognerà trattare con estrema attenzione ogni particolare e dettaglio dell’operazione per evitare che il Next diventi un guinzaglio definitivo. Del resto è proprio questa la ragione per cui Emmanuel Macron e Merkel hanno annunciato che non ricorreranno al Next, proprio per non essere obbligati e controllati, vincolati e privati di sovranità nel caso di adesione, insomma furbi piuttosto che solidali.

Restano due grandi preoccupazioni, la prima che alla trattativa andrà il governo che della spesa in assistenza e statalismo ha fatto la sua cifra, anche perché si fa forte di nuove tasse aguzzine all’occorrenza pronte a partire, la seconda che di quei soldi abbiamo estremo bisogno visto che non abbiamo fatto uno straccio di Spending review con la quale avremmo potuto recuperare subito decine di miliardi da sprechi, sperperi, eccessi e superflui, incredibile ma vero. Insomma andremo al tavolo nelle peggiori condizioni, un esecutivo grillino comunista composto da seconde file supponenti e incapaci, e con l’acqua alla gola per gli sbagli sulla finanziaria e sui decreti, centrodestra se ci sei batti un colpo e battilo forte, perché stavolta si tratta della nostra sorte.  

Aggiornato il 29 maggio 2020 alle ore 12:58