Si riparte? Ma il morto giace, il vivo non si dà pace

Allegria! Si riparte! Per divieto del Governo, il virus il 4 maggio avrà finito di tormentarci con questa epidemia. E arriveranno i soldi, perché il Governo ha detto che l’Europa ce li dovrà dare, anzi che ce li darà.

Certo si deve “ripartire” e non se ne deve dismettere l’impegno e la speranza. Ma si ha l’impressione che la ripresa sia soprattutto la ripresa delle preoccupazioni elettorali per il Governo e in ordine all’atteggiamento che dovrà pur assumere la pubblica opinione sul suo operato.

La ripresa così viene data per quasi automatica e le relative misure e di relativi finanziamenti sono dati per assicurati. C’è da dire che una volta tanto auguriamo al Governo il successo anche delle sue cavolate, ma è difficile mandar giù il boccone che ci vogliono propinare di questa ripresa anzitutto come un fatto di buona volontà italiana. Il virus si scatena in tempi diversi e ad esempio in America pare che sia ancora da venire il peggio. In un mondo in cui comunicazioni e commerci e, di conseguenza, legami e dipendenze reciproche, sono assai rilevanti non mi pare che si possano fare previsioni di ripresa sulla base dell’andamento dei contagi in Lombardia. C’è poi il problema della macchina politico-finanziaria ed economica della Repubblica che appare già sconquassata.

Sconquassato è il sistema delle Regioni. Pretese di parità cozzano contro realtà diverse e di molto da un punto all’altro della Repubblica. Il sistema regionale direi che abbia fallito la sua più grande prova dal momento in cui è stato messo in atto nella Repubblica Italiana. E, è inutile dirlo, c’è già invece una ripresa certa: quella delle risse tra le parti politiche dei componenti del Governo. Si litiga su chi e come dovrà darci i soldi, dimenticando, sembrerebbe, che a darceli sono altri che pensano giustamente ora e lo faranno domani, ai casi loro. Anche l’Europa non ha dato prova di saldezza della sua struttura e della adeguatezza di essa alle situazioni più gravi e critiche. Chi vivrà, vedrà. Non è, ve l’assicuro, un motivo per andarsene prima, semmai soprattutto quelli che sono sfuggiti come me e come altri alla gran moria di vecchi di questo periodo. Se sono sfuggiti (non vedranno certo come saranno andate le cose).

Ci giochiamo decenni della futura vita del Paese. Sperare nel meglio è quasi un dovere ma non è facile formulare questa speranza.

Aggiornato il 24 aprile 2020 alle ore 15:20