Il festival dei figuranti

Accanto a quello di Sanremo, di festival ce n’è stato un altro in questi giorni, quello dei figuranti politici di maggioranza che hanno fatto a gara per conquistare la scena nazionale. Con la grande differenza però, che mentre Sanremo per chi lo guarda, visto che non siamo parte dei suoi frequentatori specialmente se c’è Roberto Benigni, rappresenta un po’ di svago, quello del governo e della maggioranza testimonia sconcerto e disappunto.

Qui non si tratta solo delle brutte figure sulle promesse e sui proponimenti fasulli, si tratta di un teatrino che incide sulla pelle della gente, del diritto e delle garanzie costituzionali, trattate come fossero figurine del calcio da scambiare per riempire l’album della Panini. Sulla prescrizione infatti a partire dall’obbrobrio giuridico della legge Bonafede, è andato in onda il peggio della volontà politica di farsi spazio per raccattare qualche consenso, piuttosto che riformare in meglio il capitolo giustizia a vantaggio dei cittadini e della certezza della colpa.

Tanto è vero che dalla promessa dei grillini di non modificare nulla, a quella di Renzi di votargli contro, a quella del Pd di affidare a Giuseppe Conte una mediazione, ci si avvia ad una soluzione tanto pasticciata quanto peggiore della norma originale. Del resto da un movimento forcaiolo e manettaro, da un ex premier che ha giurato e spergiurato tutto, da un presidente del Consiglio che si dichiara né giustizialistagarantista, non ci si può aspettare una sintesi a favore del diritto o di un precetto giuridico equilibrato e migliorativo.

Insomma come sempre succede sulle riforme, da noi si parte male e si finisce peggio, per via non della voglia di favorire i cittadini e migliorare l’impianto costituzionale, ma di soddisfare le singole esigenze elettorali e politiche dei leader e dei partiti di maggioranza. È successo con l’abolizione dell’autorizzazione a procedere, con la modifica del Titolo V, col pareggio di bilancio, col fisco e l’interpretazione di patrimoniale, con altre riforme che hanno finito col peggiorare lo stato dell’arte.

Ed è esattamente ciò che sta accadendo ora sulla prescrizione visto che nessuno ha il coraggio di andare fino in fondo, primo fra tutti Matteo Renzi che predica bene e razzola male pur di evitare la crisi di governo e le elezioni che ne conseguirebbero, verrebbe da dire, che ammuina signori. Uno spettacolo disarmante, al pensiero di un Paese in piena crisi economica, sociale, occupazionale e purtroppo sanitaria per via del coronavirus che oltre al timore ha portato un ulteriore scontro fra alleati di governo sulle misure cautelative.

Tanto è vero che sul temibile virus che preoccupa il mondo, nella maggioranza l’unica sintonia è di scaricargli sopra gli effetti negativi sul Pil che ci saranno, una sorta di excusatio non petita, per coprire anche gli errori di una finanziaria assistenziale e contro lo sviluppo e la crescita. Siamo alla solita ipocrisia della sinistra, dei cattocomunisti e postcomunisti, la stessa che per decenni ha insabbiato la vergogna immonda delle foibe sugli eccidi disumani compiuti dai titini e dai partigiani nell’Istria ai danni di migliaia di innocenti, come nel triangolo rosso della morte in Emilia.

Per riconoscere questi scempi del comunismo, che encomiabilmente Sergio Mattarella ha definito sciagura nazionale, c’è voluto tutto il coraggio dei parenti delle vittime e di pochi storici per raccontare una verità negata e trascurata dalla sinistra comunista e togliattiana che sosteneva i carnefici di Tito. Eppure per primi sono arrivati in America, Ronald Reagan allora e adesso Donald Trump a commemorare e istituire la giornata delle vittime innocenti delle stragi comuniste, così è se vi pare.

Aggiornato il 10 febbraio 2020 alle ore 11:29