Tutti in piazza

Ridicola e anche ipocrita la levata di scudi della sinistra contro la richiesta di scendere in piazza da parte di Giorgia Meloni con Salvini, Toti e chiunque volesse protestare civilmente il disappunto e lo sdegno per un governo nato dall’imbroglio. Insomma, siamo alla solita appropriazione indebita, per la quale il voto è democrazia e la piazza pure, solo se serve a raggiungere e rappresentare gli obiettivi di sinistra, altrimenti è un rischio, una forzatura, per non dire un pericolo.

Anche in questo, sia i grillini che i cattocomunisti sono bugiardi e falsi, perché dimenticano le manifestazioni, i sit-in, i flash mob, per non parlare dei girotondi, che furono messi in piedi a tutto spiano contro i governi Berlusconi, quelli dello “psiconano”. Qui non si tratta solo di negare l’importanza politica della piazza, dell’agorà, dello spazio aperto che è pubblico e di tutti i cittadini, si tratta come al solito del tentativo di suggestionare la gente contro il pericolo che viene da destra.

Per farla breve, se i sondaggi sono a favore del centrodestra tira aria di fascismo, se la piazza è invocata dal centrodestra tira aria di marcia su Roma, se il richiamo alle elezioni anticipate è fatto dal centrodestra soffia vento di incostituzionalità. È la solita storia di una sinistra che per volontà divina si sente padrona unica della democrazia, delle garanzie costituzionali, della legittimità di ogni scelta, dell’interpretazione della Carta, un falso storico paradossale.

Eppure, guarda caso noi siamo convinti che se al Colle ci fosse stato Pertini, uomo di sinistra duro e puro, generale partigiano e della lotta di Liberazione, in questa situazione avrebbe sciolto il Parlamento e mandato il Paese al voto, articolo 70. Pertini, infatti, non avrebbe mai permesso alla sinistra di rinnegare i propri giuramenti, le promesse fatte agli elettori e ai cittadini, non avrebbe consentito alla sinistra di farsi beffa in modo ipocrita e vergognoso delle accuse, degli attacchi insolenti e ferocemente dissenzienti contro i grillini.

Il presidente Sandro non avrebbe mai creduto all’amore improvviso tra Renzi, Grillo e Zingaretti, né si sarebbe persuaso sulla bontà, di una alleanza ipocrita spacciata per salvezza nazionale solo perché giustificata dalla prassi costituzionale. Pertini amava la gente, sapeva l’importanza della volontà popolare, avrebbe considerato non certo i sondaggi, ma i risultati di tutte elezioni più recenti i numeri veri voluti dagli italiani piuttosto che dagli algoritmi un po’ marziani.

Ecco perché siamo convinti che il Sandro partigiano, dopo aver consultato tutti, ripassato a mente ogni dileggio fra il Pd e i M5s, ogni offesa reciproca, ogni giuramento pubblico di Zingaretti, il segretario, sull’impossibilità di condividere niente coi grillini, avrebbe dato la parola agli italiani. Avrebbe detto alla sinistra che amava, che l’onorabilità della parola conta, soprattutto per chi del popolo si è fatto bandiera e del voto dunque non deve aver paura, perché si chiama democrazia, dèmos e kràtos appunto, Sandro avrebbe aggiunto.

Per questo scendere civilmente in piazza contro una maggioranza nata dall’ipocrisia, nata a sinistra e dentro la sinistra solo per tessere una trama che impedisse la vittoria del centrodestra, nata dall’unione di chi si è sempre offeso e oltraggiato, non solo, è giusto ma non è mai un reato. Tutto arriva per chi sa aspettare, prima o poi torneremo a votare, un governo nato così non va lontano, nemmeno se a benedirlo per primo è stato guarda caso, proprio il Vaticano.

Aggiornato il 09 settembre 2019 alle ore 12:56