La mossa del cavallo

“Scaldare le poltrone non fa per me”. Perché se è vero che Matteo Salvini non vuole farsi irreggimentare dal Movimento 5 Stelle, d’altro canto il dover preventivamente concordare, a destra, ogni movimento strategico prima di compierlo gli provoca l’orticaria.

L’ardita “mossa del cavallo”, che il solitario leader ha in mente e che non vuole esplicitare neppure ai propri più stretti accoliti, ricomprende entrambi i fronti: da un lato quello di un popolo pentastellato del tutto basito dall’insolente ardire del piccolo alleato scomodo, un guascone imprevedibile; dall’altro di quella specie di Museo delle Cere che è ormai lo zoo di Silvio.

Dobbiamo scolpirci bene nella nostra mente questa frase, che verrà buona anche per i prossimi giorni, perché è assai probabile che una serie di accadimenti portino il cavallerizzo solitario ad azzardare proprio questa mossa imprevedibile nella sincopata linearità di una scacchiera ormai inclinata verso il vuoto. Dall’altra parte della tavoletta pencolante è ancora avvinghiato un Partito Democratico che si sta ancora leccando le ferite provocate da quell’altro “panzer” (Matteo Renzi) che sparava proiettili traccianti assolutamente prevedibili e lineari: è bastato un bel blocco di “tutti contro Matteo” – in quel referendum verso cui lo portava il suo delirio onnipotente – per insabbiare le sue sturmtruppen.

“Facciamo cose senza avere padroni”, ha incalzato da Sabaudia – che sia il suo vulnus quello di frequentare certi luoghi? – il ministro in un discorso che è apparso del tutto “moscio” ai più. Invece è molto probabile che il pezzo equino che il redivivo Raffaello Mascetti si accinge a muovere apra la strada a un Governo “Conte-bis” (ah, quanto ci mancano le vecchie etichette da Prima Repubblica!), che sarà quello – decapitati alcuni ministri francamente imbarazzanti – che approverà il taglio dei parlamentari e, di seguito, conseguentemente, rimodulerà la mappa dei collegi elettorali in vista dell’Armageddon finale. Già, ma quando l’insolente leader vorrà tenerle?

Non è poi così del tutto peregrina l’ipotesi che – dopo la regia di un “Napolitano bis” – vedremo all’opera un “Mattarella bis”, capace di girare la scena finale: quella della grande corsa e degli schiaffoni per tutti.

Aggiornato il 08 agosto 2019 alle ore 11:48